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Conferenza stampa Spalletti Juve: «Spero di rientrare nella corsa Scudetto… Non siamo nelle condizioni di poter essere presuntuosi in niente! Se non avessi creduto che questa squadra ha delle potenzialità perché avrei dovuto accettare?»

Conferenza stampa Spalletti Juve: la presentazione del nuovo allenatore bianconero, subentrato in panchina al posto di Tudor. Le dichiarazioni
(inviato all’Allianz Stadium) – È iniziata l’era Luciano Spalletti alla Juve. Il tecnico toscano ha raccolto l’eredità di Igor Tudor – esonerato – sulla panchina bianconera, con l’obiettivo di risollevare una squadra reduce da un inizio di stagione deludente.
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Quest’oggi, venerdì 31 ottobre, Spalletti è stato presentato in conferenza stampa alle 12.00 davanti ai media. Juventusnews24 ha seguito LIVE le sue parole.
Prende la parola Comolli – «Buongiorno a tutti, il mio italiano non è migliorato molto. Siamo lieti di averlo con noi per diverse ragioni: è un grande esperto di calcio italiano, conoscete la sua carriera, la capacità di avere successo in diversi club. Tutto ciò definisce Luciano in quanto mister, può portare avanti il nostro brand. Abbiamo sottoscritto un contratto fino a fine stagione con opzione di prolungare il contratto: il motivo è che ci sono dei contratti che devono essere rispettati e c’è proprio un accordo. Vediamo in lui una potenziale collaborazione a lungo termine. Io e Luciano abbiamo capito che questo era l’approccio corretto, durante la stagione ci siederemo ad un tavolo per continuare la collaborazione. Siamo lieti di averlo con noi. In passato abbiamo visto come giocano le sue squadre, questo è il motivo per cui abbiamo preso questa decisione. Io, Modesto e Chiellini siamo in dialogo costante con la proprietà, sentivamo ciò che avesse bisogno la squadra e che ci fosse la necessità di un nuovo mister e Spalletti era il candidato perfetto. Noi e la proprietà allineati è stato di assoluta importanza. Non c’è neanche un centimetro di distanza tra le parti coinvolte».
PRIME SENSAZIONI – «Sono sensazioni bellissime, sappiamo tutti qual è la storia e l’organizzazione di questo club. C’è un’aspettativa alta, sappiamo di tante cose, poi entrarci dentro e avere contatto diretto è sempre una bellissima emozione».
IN COSA PREVALE IN LUI – «Prevale di più la voglia di riportare questo club ad alti livelli, ma ho assoluto rispetto di questa classifica e del lavoro di Tudor, che saluto caramente. Ho avuto il piacere di conoscerlo, è una persona splendida e un professionista di quelli veri. Trovo una squadra in buona condizione mentale e allenata bene, proprio per la professionalità di chi mi ha preceduto e dobbiamo lavorare in maniera forte per avere la possibilità di arrivare a quelle ambizioni. Sono contento di essere qui, ringrazio il direttore Comolli delle belle parole nei miei confronti. Mi impone di parlare in italiano con lui, so poco di inglese, ma mi ha facilitato la vita… Così riesco a capire ciò che dice».
VALORE DELLA SQUADRA – «L’idea sta racchiusa in quello che ho accettato di venire qua: se non avessi creduto che questa squadra ha delle potenzialità, nonostante abbia passato momenti difficili, perché avrei dovuto accettare un contratto di 8 mesi? Credo di poter fare un bel lavoro con loro, poi si passa da lì. Si passa dalla disponibilità, dalla volontà, dall’auto-disciplina di fare risultati importanti. Ci vedo possibilità di mettere a posto delle cose. Le intenzioni mie sono altre, per un club come la Juve bisogna rientrare in Champions. Dobbiamo fare un bel lavoro e rimettere le cose in pari perché le altre corrono forte».
STAFF – «Ho portato con me 4 collaboratori, tre collaboratori tecnici e un preparatore atletico. Ci si conosce tutti nel mondo del calcio, c’è da prendere un po’ di confidenza. Sono Domenichini, Martusciello, Russo e Sinatti. Spendo due parole in favore di Baldini, che ha deciso di terminare questa storia di collaboratore e sono rimasto sorpreso: lo ringrazio per quello che mi ha messo a disposizione, è uno di quelli bravi a fare il suo lavoro. Con quella mole lì, quel fisico lì, se non fosse stato sveglio bisognava metterci altre qualità. Lui ha avuto tutte quelle qualità ma accetto la sua volontà».
Domanda a Comolli sul direttore sportivo – «Questa ricerca è ancora in corso, siamo in fase di short lista, stiamo raggiungendo il nostro obiettivo e quando avremo notizie ve lo diremo in maniera attiva».
RIPORTARE GLI ATTACCANTI A SEGNARE – «Fa parte del mio lavoro, è una cosa stimolante vedere i numeri di un giocatore in precedenza e cosa hai portato tu come possibilità di successo dal lavoro. I gol sono fondamentali, per vincere le partite bisogna fare gol. Calcio offensivo è un’altra qualità importante, l’essenza è essere squadra, essere un gruppo che capisce quanto fare in campo in varie situazioni. Quello ci porterà beneficio: se siamo lunghi, sfilacciati, se uno ragione in un modo o in un altro diventa difficile… È tutto stimolante aver accettato questo incarico».
VLAHOVIC DICE CHE E’ COLPA ANCHE LORO PER GLI ESONERI E LA BATTUTA A PERIN – «Mi sembra corretta l’analisi di Dusan, che i calciatori si rendono conto di ciò che stanno dando e restituendo. La passione che ricevono dalla società. La battuta a Perin? È soltanto una battuta… So bene che si dipende molto dai calciatori, uno può essere bravo quanto vuole ma poi è la qualità dei calciatori a fare la differenza. Dipenderà da voi era per coinvolgerli e metterli al corrente che nessuno ha la bacchetta, le cose fatte in campo dipenderanno il mio futuro. Fortunatamente per quello che è stata la mia carriera non ho bisogno di essere rassicurato per il mio futuro. Non devo starci per forza in una situazione o perché son legato da un contratto. Si fa questa esperienza insieme, la trovo una situazione semplice, onesta e molto chiara. Si lavora, cercando di collaborare tra gli staff del mondo Juventus, che sono persone di valore perché le conosco tutte. Poi si tirano le somme, ma nessuna difficoltà di accettare un contratto di questo genere».
JUVE IN CORSA SCUDETTO – «Sì, io spero di poter rientrare anche nel giro Scudetto, perché no? Lo si commentava anche con i giocatori nello spogliatoio, le intenzioni devono essere al massimo. Sono state giocate 9 partite, ne mancano 29 e sono tante. Ne ho viste di tutti i colori nei miei 30 anni e rotti di professione. Ho avuto la fortuna di fare questo percorso qui e non vedo perché, siccome sono quasi in fondo che sono anziano, mi debba accontentare di finire lasciando delle cose che vanno come devono andare. Poi si guarderà quello che si è riusciti a fare e siamo riusciti a fare. Assoluto rispetto per il valore di questi giocatori».
VLAHOVIC – «Ci si parla, io non ho ricevuto nessuna imposizione dalla società sul confronto di nessun giocatore della rosa. Vado lì, vedo quello che fa, la sua risposta, le sue intenzioni e a valutare dall’ultima partita con l’Udinese le sue intenzioni sono molto chiare. Quel comportamento lì è chiaro».
Domanda a Comolli: preoccupato già a novembre di aver cambiato allenatore e preoccupato dai nuovi acquisti che non performano? – «Una delle cose di cui abbiamo parlato con Spalletti è che non c’è alcuna pianificazione particolare. Se ci saranno opportunità le coglieremo e se qualcuno lascerà vedremo. Questo è quello di cui abbiamo parlato. Sono rilassato sui giocatori, sono fiducioso di aver acquistato ottimi giocatori. Siamo lieti di come stanno performando. Abbiamo anche un’opzione per alcuni giocatori come Conceicao… Parliamone tra 12 mesi o 18 mesi, se hanno avuto successo o no. Quando abbiamo parlato lunedì con Luciano, ha ragione sul fatto che c’ bisogno di tempo ma sono fiducioso sulla qualità dei nostri giocatori. Non perdo notti insonni per acquisizioni nuove, perdevo sonno per le prestazioni della squadra…».
ABITO MIGLIORE DI QUESTA JUVE – «Per me oggi è il primo allenamento di vigilia di una partita. Siccome, oltre che per i calciatori ho rispetto del lavoro fatto precedentemente, possibile che si dia continuità di quanto fatto… Però dare troppe notizie agli avversari no. Però ci sono i presupposti per continuare quanto fatto, anche nell’ultima partita. Ci sono anche calciatori che preferirebbero giocare in posizioni diverse: in tutti e due i casi bisogna che qualcuno crei un po’ di disponibilità. Ma può voler dire fare qualcuno di diverso, anche con una difesa a 4 invece che a 3».
CREMONESE – «Ho visto molte partite quest’anno di questo campionato, poche le ho viste definite, di una squadra che avrebbe avuto supremazia, anche del Napoli, dell’Inter che sono le più attrezzate. Noi non siamo nelle condizioni di poter essere presuntuosi di niente, si deve avere rispetto di tutto e tutti e si va senza nessuno slogan che non mi piacciono. Gli slogan rischiano di sostituire i fatti, bisogna lasciare che sia il rumore del pallone che scorre sull’erba il messaggio che vogliamo mandare. Quello è il modo corretto per parlare, si lascia tutto lì al campo».
NON ESSERE ABITUATO – «L’autodisciplina fa sempre la differenza. Vero che non sono abituato, facevo l’autostop da bambino… Sono entrato negli spogliatoi di tutte le categorie del calcio e l’ho fatto con rispetto di tutte le persone che entravano in campo. Conoscevo anche se il magazziniere aveva un cane o un gatto in caso… Attenzione, lavoro, disponibilità a diventare amici nello spogliatoio. Quindi attenzione all’amicizia e all’affetto che si trasmette tra di noi. Poi un giorno ci si sveglia e ci si trova ad un livello superiore. Quel gol, il mio compagno l’ha preso però io potevo far meglio nell’azione prima…Un giorno ci si sveglia e si fa qualcosa di diverso. A questa cura ci si fa caso».
Domanda a Comolli: aveva già pensato a Spalletti dopo l’esonero in Nazionale? – «No. Quando ho iniziato a giugno era chiaro che Tudor sarebbe stato il mister, avevamo esteso il contratto con lui, questo è quello a cui abbiamo pensato a giugno. Quando noi 3 abbiamo deciso domenica notte di effettuare un cambiamento, era la prima volta che lo abbiamo contattato. Ne abbiamo parlato lunedì a pranzo, prima no. Poi c’è stata la discussione lunedì, martedì, abbiamo preparato il contratto e poi giovedì mattina è arrivato. Tutto è stato fatto in 3 giorni».
Domanda a Comolli: opzione di Spalletti nel contratto? – «Non lo abbiamo menzionato…È opzione per una stagione, e dopo la stagione 2025/26 abbiamo un’opzione per il 2026/27. Non è qualcosa sulla carta, è più lo spirito di collaborazione. Poi il resto è stato messo sulla carta».
NAPOLI – «Ho lasciato in tutte le città qualcosa. Mi ricordo bellissime cose. A Napoli è venuta fuori una cosa superiore per la bellezza del calcio e lo Scudetto bellissimo portato a casa. Ho instaurato un rapporto particolare con quella gente e quel campionato, rimarrà tutto intatto da parte mia. Stamattina dovevo tirarmi il sangue e l’ho fatto dall’altro braccio (non quello del tatuaggio ndr) perché voglio lasciare tutto intatto… Ho amici a Napoli, in tanti mi han scritto, avrò un bel rapporto. Il fatto di estrapolare quanto io ho detto sul Napoli e sulla fine del rapporto, che non mi sarei messo nessun’altra tuta: in quella stagione non mi sarei messo la tuta di un’altra squadra. Poi è chiaro che non è che debba smettere di fare l’allenatore. Ma dopo quella stagione dovrò fare altre esperienze, altre conoscenze, di chi va a prendere quello per attaccare e scrivere ciò che vuole… Si decontestualizza la cosa reale».
ALLENATORI RISULTATISTI – «Quando si è in campo, ciò che diventa fondamentale è vincere la partita. A volte si vince per la fortuna di un rimpallo, diventa fondamentale vincerla, poi si cerca di fare un buon prodotto. Siete sempre alla ricerca di parole nuove voi… Le parole nuove non affaticano la mente. Allo stadio ho sempre percepito questa atmosfera, questa innovazione, questa tecnologia. Anche voi nelle parole dovete impegnarvi per fare nuove scoperte. Poi si parla di altro».
KOOPMEINERS – «Lo conosco bene, lo abbiamo seguito anche nelle squadre precedenti. Poi costava tanto e non abbiamo potuto prenderlo. Mi piaceva, avevo tentato di convincerlo nonostante le possibilità economiche… Rimane quell’idea lì per me. Per me è un mediano/mezzala, lo dice anche la sua storia, spesso ha giocato anche centrale di difesa, qui si ritorna a fare i complimenti ad un allenatore che ha allenato bene che è Gasp e lo ha messo in una posizione diversa tirando fuori il massimo. Può essere anche messo lì per far iniziare bene l’azione, poi ha questo piede che quando tira in porta sa dove va a finire il pallone. Ingabbiato e con le spalle girate nei pressi di una linea difensiva avversaria non ha la qualità di Yildiz, di Openda o di calciatori che sono nati per quel ruolo lì o per quella posizione di campo dentro al traffico. Ha altre qualità ma Gasp gli ha tirato fuori il massimo da questa posizione. Mediano/centrocampista è la sua posizione».
Domanda a Comolli: decisione di separarsi da Tudor? – «Risultati, la mancanza di risultati, questo è stato il motivo. Abbiamo pensato di rimanere con Tudor perché pensavamo che questo ciclo di risultati negativi si sarebbe fermato. La squadra non aveva performato al massimo e gli ho detto chiaramente questo. Quando ci sono risultati negativi, se avessimo continuato così non avremmo ottenuto vittorie. Ho chiesto un nuovo allenatore lunedì, ho chiesto a Brambilla di contribuire e poi abbiamo scelto Spalletti».
QUANTO INCIDE L’ALLENATORE – «Non do nessuna percentuale, non so cosa riuscirò a incidere ma so il mio comportamento quando mi alzo e quando vado a letto. Attraverso questo comportamento i calciatori potranno entrare in una mentalità che può dar loro qualcosa. Sono più di 30 anni che faccio questo lavoro e sono stato non fortunato. Mi fido di quello che è stato il mio comportamento e la differenza la faranno sempre i calciatori, non c’è ombra di dubbio. Avere una complicità di fare le cose, un sistema, un metodo, fidarsi delle nostre capacità può essere qualcosa che ci porterà dei risultati. Non so se piccoli o grandi, è tutto un percorso che abbiamo davanti che può farci cambiare le cose. In campo vanno capite determinate situazioni, il calcio è un’evoluzione continua e se uno vuole leggerla la legge. Van capiti i momenti di gioco e le situazioni di gioco, bisogna che tutti siano in sintonia. Lì si fa la differenza, per una squadra che ha capacità superiori dalla somma di calciatori. Ho sentito dire in tv ‘Lui non è da Juve’, presi singolarmente: ma se questi riescono a dare il meglio di se stessi insieme può essere quella crescita che basta per essere da Juve. Si lavora su questo».
