Juve Fiorentina: McKennie spicca in una squadra problematica - ANALISI
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Juve Fiorentina: bene De Ligt e McKennie, ma la squadra è piena di problemi – ANALISI

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Analisi tattica Juve Fiorentina Serie A: la partita dello Stadium analizzata nei dettagli. Le mosse di Allegri e Italiano

Impossibile dire se,  come quel famoso Juventus-Torino del 2015, il gol di Cuadrado sarà l’inizio della svolta. Quel che è certo è che per oltre 70′ abbiamo visto le solite enormi difficoltà tecnico-tattiche delle scorse settimane. Contro l’intenso pressing della Fiorentina, la Juventus faticava tantissimo a guadagnare metri e a risalire il campo. Fino all’espulsione di Milenkovic, sono stati i viola a dominare gioco e contesto, schiacciando spesso i bianconeri. Lo spartito del match era abbastanza chiaro: Fiorentina che palleggiava, Juve che aspettava dietro con un baricentro molto basso.

I padroni di casa soffrivano soprattutto sul proprio lato sinistro. Spesso, le squadre che crossano molto lo fanno perché non hanno molte idee in fase di possesso. Al contrario, la Fiorentina lavorava bene per mandare l’esterno al cross da situazioni pericolose. Abbiamo visto tanti cambi di gioco da sinistra verso destra, con Alex Sandro e Rabiot che hanno sofferto molto la spinta di Odriozola e Callejon. Da una grande azione individuale dello spagnolo è nata l’occasionissima di Saponara, la più netta del match per i viola.

Perlomeno, un De Ligt sublime è riuscito a limitare molto Vlahovic, con la Fiorentina che ha sfruttato poco o nulla le verticalizzazioni per il centravanti serbo. Per il resto, pur senza rischiare tantissimo, la Juventus manifestava la solita incapacità nel guadagnare metri. L’uscita dal basso era scolastica e prevedibile, si concludeva il più delle volte con lanci lunghi (soprattutto con Danilo) che non portavano assolutamente a nulla. La scelta di puntare su Rabiot non ha pagato, visto che il francese ha dato poco in entrambe le fasi.

E dire che la linea della Fiorentina era altissima, con una buona uscita c’erano gli spazi per aggredire la profondità: cosa che però non è mai riuscita alla Juve. Come spesso accade, i bianconeri hanno faticato ad innescare le proprie punte. Dybala e Morata non avranno fatto una grande partita, ma ricevevano in condizioni improbabili e circondati da maglie avversarie.

L’unica nota lieta consiste nella partita di un McKennie totalmente risorto nelle ultime settimane. Le uniche azioni in cui la Juventus dava l’idea di poter fare male provenivano dal texano, che occupava bene gli spazi. In una squadra spesso statica e prevedibile, i suoi smarcamenti davano più imprevedibilità. Lo abbiamo visto tante volte servito bene alle spalle di Biraghi, così come in altre circostanze ondeggiava molto bene tra le linee.  Che sia in fiducia lo si vede anche dal dato dei dribbling: 5 riusciti sugli 11 della Juve, record del match. Inoltre, in fase di non possesso ha dato tanta intensità.

Nonostante la vittoria determinante, la Juve dà la sensazione di essere indietro in ogni fase di gioco. Non sa pressare, si abbassa tantissimo e fatica a consolidare il possesso. E’ una squadra che specula e basta, nella speranza che alla fine la propria superiorità tecnica consente di sfangarla con l’episodio a favore (oggi è arrivato, nelle scorse partite no). Allegri deve lavorare per plasmare una Juve in grado di esaltare maggiormente i calciatori a disposizione. Le difficoltà delle punte nell’avere palloni giocabili sono indicative dei molti problemi della fase di possesso bianconera.

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