Beltrame: «Dispiace non aver lasciato l'impronta in U23» - ESCLUSIVA
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Beltrame: «Dispiace non aver lasciato un’impronta decisiva nella Juventus U23» – ESCLUSIVA

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Stefano Beltrame, ex attaccante della Juventus U23, ha rilasciato un’intervista in esclusiva a Juventus News 24. Le sue dichiarazioni

Il DNA Juve, Stefano Beltrame, lo conosce bene, avendo vissuto da vicino, in prima persona, l’ambiente bianconero fin da giovanissimo. Cresciuto nelle giovanili del Novara, l’attaccante nativo di Biella sceglie Torino come prosieguo della sua carriera, arricchendo la sua bacheca con il Torneo di Viareggio del 2012 e la Coppa Italia 2012/2013 nella Primavera bianconera. Quella stagione, la sua ultima nel settore giovanile, coincide anche l’esordio in Serie A nella Juve di Antonio Conte, in quella sfida con il Genoa del 26 gennaio 2013 difficile da dimenticare. Poi l’errare in giro per l’Italia (Bari, Modena, Pro Vercelli, Pordenone), le parentesi all’estero (Go Ahead Eagles, Den Bosch), prima del ritorno all’ombra della Mole. Nei primi sei mesi di questa stagione, Beltrame ha indossato la casacca della Juventus Under 23 di Fabio Pecchia, salutata a gennaio con 14 presenze e una rete direzione Bulgaria, con il presente chiamato Cska Sofia. Beltrame ha parlato – in esclusiva a Juventus News 24 – della sua esperienza in bianconero.

Stefano, prima di lasciare l’Italia per volare in Bulgaria al Cska Sofia hai trascorso sei mesi nella Juvents U23. Che gruppo hai lasciato in bianconero?

«Ho lasciato un grande gruppo, forte e molto giovane. La Juventus U23 ha questo tipo di progetto improntato sui giovani, arricchito da uomini di esperienza come ad esempio Alcibiade e Marchi. Il gruppo è molto forte, allenato da un signor allenatore come Pecchia di cui parlerò sempre bene. A livello tecnico parliamo di una squadra importante: chiaramente può peccare un po’ di termini di esperienza, ma è normale a 20 anni perché neanche io ce l’avevo alla loro età. Quindi va considerato nella giusta misura perché è un ottimo progetto».

Come stai vivendo questo delicato momento là in Bulgaria? Come osservi, invece, da un altro Paese la situazione che sta attraversando l’Italia?

«La situazione non è facile, perché tutta la mia famiglia e tutti i miei cari sono in Italia quindi un po’ d’ansia c’è sempre. Non posso farci niente però, perché anche volendo non potrei tornare visto che è tutto bloccato… Bisogna portare pazienza e pregare che non succeda nulla di grave. Qui in Bulgaria la situazione sta peggiorando, con l’aumento di numerosi casi. La società mi ha vietato di tornare in Italia, poi volendo non c’erano neanche i voli».

Prima della sospensione del campionato, ti sei presentato ai nuovi tifosi del Cska Sofia con un 2 gol e 1 assist in 4 partite. Che impatto hai avuto con la realtà bulgara?

«Mi son trovato benissimo fin da subito. Il gruppo mi ha integrato alla grande, così come lo staff: ho trovato continuità, giocando tutte le partite. Diciamo che da una parte non ci voleva questo stop forzato, però sarò pronto per ricominciare più avanti da dove avevo lasciato».

Una stagione che per te era cominciata in maniera atipica, con l’aritmia cardiaca che ha un po’ condizionato il tuo avvio. Che periodo hai vissuto in quei mesi e chi ti ha supportato?

«In quelle settimane non è stato facile, perché l’operazione al cuore mi ha tenuto fuori quasi tre mesi. Dopo l’anno in Olanda mi sentivo bene, volevo ripartire alla grande, quindi c’è stato tanto dispiacere. Devo ringraziare la mia famiglia che mi è stata sempre accanto in quei momenti, venendo anche a Torino quando ero in ospedale dopo l’intervento e poi quando sono tornato a casa visto che per due settimane dovevo rimanere completamente fermo per non aumentare i battiti cardiaci. È stato un periodo difficile e ringrazio loro per essermi stati accanto».

Rientrato in campo, ti sei rivelato subito decisivo nell’1-0 esterno della Juventus U23 contro la Pro Vercelli. Pecchia ti aspettava a braccia aperte considerandoti un punto fermo della squadra. Da lì in poi la squadra ha trovato il ritmo giusto fino a raggiungere la zona playoff e la finale di Coppa Italia…

«Pecchia aveva grandissima fiducia in me. Me l’ha sempre detto che il suo dispiacere più grande è stato allenarmi ma non allenarmi, visto che non ha mai avuto il vero me a disposizione. In estate un risentimento muscolare mi ha tenuto fermo, al rientro ho avuto quel problema al cuore che mi ha costretto a stare fuori tre mesi, per cui effettivamente Pecchia non mi ha avuto a disposizione al 100%. La mia forma fisica al rientro non era ottimale, quindi il mio dispiacere è stato quello di non aver lasciato la mia impronta decisiva come tutti si aspettavano e come mi aspettavo io. In questi mesi, però, la squadra è cresciuta molto a livello mentale: prima le cose venivano prese con più superficialità, ma io a 26 anni posso darti una mano visto il mio maggiore bagaglio di esperienza però mi devi ascoltare. Avevamo parlato con la Juve, e l’idea era quella di mettere a disposizione dell’Under 23 un giocatore di esperienza, non vecchio, come potevo essere io perché i tre anni in Olanda mi hanno fatto crescere tantissimo. Posso aver aiutato la squadra a livello di mentalità, nella cura del dettaglio e dei particolari».

Sei cresciuto calcisticamente nella Juve, dall’esordio in Serie A nel 2013 fino all’Under 23. Consideri definitivamente finita la tua esperienza a Torino o speri di tornare un giorno? Cosa significa per te la maglia bianconera? 

«Ha un significato incredibile, perché io sono juventino da quando capisco di calcio. Ho avuto la fortuna di giocare nella squadra per cui faccio il tifo, quindi sono stati 9 anni intensi. Devo ringraziare la Juventus per il giocatore che sono oggi. Il mio sogno è sempre quello di tornare a vestire la maglia bianconera. Vedremo, ora sono qui, finalmente è arrivata la Serie A in un club molto importante e prestigioso come il Cska Sofia e adesso lavorerò sodo per poi vedere in futuro».

Si ringrazia Stefano Beltrame e l’ufficio stampa del Cska Sofia per la gentile concessione dell’intervista

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