Benatia: «Non ho rimpianti, ho lasciato la Juve al momento giusto»
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Benatia: «Non ho rimpianti, ho lasciato la Juve al momento giusto»

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Benatia: «Non ho rimpianti, ho lasciato la Juve al momento giusto». L’ex difensore bianconero sul suo addio a Torino

Medhi Benatia, ex difensore della Juve, ha parlato in diretta a TeleRadioStereo di vari argomenti relativi all’emergenza Coronavirus e al suo periodo bianconero.

SITUAZIONE IN QATAR – «Anche qui hanno fermato il campionato e possiamo uscire solo per le cose veramente urgenti. Possiamo allenarci un’ora al giorno però la situazione sembra meno grave rispetto all’Europa e all’Italia. Vedere come soffre il vostro Paese mi fa veramente male, seguo ogni giorno le notizie e mi dispiace tanto. Qui sembra abbiano gestito abbastanza bene anche perché hanno avuto il tempo di prepararsi, ci sono contagiati ma per fortuna molto poco per adesso».

CAMBIAMENTO«È tutto diverso, stiamo sempre a casa, per fortuna ci sono anche i bambini quindi non abbiamo tempo per annoiarci perché c’è sempre da fare. Adesso ti rendi conto di quanto fosse bella la vita di prima, gli amici, uscire, le cene fuori. Quello che ti sembrava banali capisci quanto è importante. Adesso è tutto diverso però in questo momento brutto dobbiamo essere uniti e spero possa passare in fretta».

RIPRESA – «Voi lo sapete meglio di me, in Italia si cerca sempre di fare polemiche spesso stupide. Per me quando ci sono questo tipo di problemi, con migliaia di persone che hanno perso la vita, non bisogna pensare al calcio. Lo so che soprattutto in Italia e a Roma è troppo importane, ed è una cosa bella del vostro Paese perché che una grande passione, però non bisogna scherzare. Abbiamo perso tante persone in questo periodo e non c’è tempo per pensare al pallone. Se dovessi decidere io direi di chiudere finché non abbiamo risolto con questo virus e dopo si riprende. Ho letto di dirigenti che volevano assegnare i trofei senza finire il campionato, credo sia sbagliato. Ora ci fermiamo e scaliamo tutto quanto quando sarà possibile concludere la stagione. Ci si prende due o tre mesi di ferie e poi si riprende il campionato. La soluzione si può trovare ma non esiste che si lasci una stagione così a metà o che si riprenda a giocare con il virus in giro».

COLLEGHI – «Magari hanno fiducia nei dirigenti delle proprie società. Nessuno vuole rischiare e credo che anche i dirigenti faranno di tutto per trovare le soluzioni giuste però credo che in questo momento non si possa continuare a rischiare. Bisogna prendersi il tempo di cui c’è bisogno e poi ripartire come è giusto che sia. Ora mi sembra ancora pericoloso».

RIMPIANTI IN CARRIERA – «Non ho mai avuto rimpianti, avrei potuto fare di più ma sicuramente molto meno. Sono contento di quello che fatto, della mia famiglia, di vivere in questo posto bellissimo. Sono contento di festeggiare 33 anni avendo fatto una carriera che per me è sicuramente positiva. Ci sono state decisioni difficili da prendere, come lasciare Roma o la Nazionale, ma alla fine se l’ho fatto è stato perché c’era una motivazione. Non sono il tipo che si sveglia la mattina e prende una decisione. Anche quando sono andato via da Roma, ci sono stati tre mesi di trattative e ho visto che per me era tutto chiuso. Hanno deciso di vendermi e sono andato. Comunque sono contento di quello che ho adesso, sto molto bene in Qatar e quando ho lasciato la Juventus ho pensato fosse il momento giusto per farlo. Non posso stare a pensare sempre al passato, penso alle cose positive che ho fatto come la mia stagione a Roma, i due titoli con la Juve, con il Bayern, le quattro coppe d’Africa».

ROMA – «Roma per me sarà sempre speciale, la mia famiglia lo sa. Quello che abbiamo vissuto in un anno a Roma non so se può vivere in una squadra normale. Ancora oggi mi scambio messaggi con tanti ex compagni. Oggi ho sentito Checco (Totti n.d.r.) che mi ha fatto gli auguri e mi ha fatto tantissimo piacere. Anche solo aver conosciuto persone così per me vuol dire tanto. Poi purtroppo le persone non hanno capito che sono sempre stato onesto. Oggi gioco qui in Qatar, mi diverto e sto bene, perché devo raccontare bugie? È vero che sono andato al Bayer Monaco a prendere più soldi e provare a vincere la Champions League, ma è stata una conseguenza. È una cazzata dire che me ne sono voluto andare via, ho iniziato a trattare con il Bayer quando la Roma ha deciso di vendermi. Mi avevano proposto un contratto improponibile, una perdita di tempo, e lì ho capito che dovevo andare via se no non me ne sarei mai andato perché dopo tre mesi che ero a Roma avevo deciso di comprare casa e dopo sei l’ho comprata. Ditemi voi un giocatore che dopo sei mesi si compra casa nella città in cui gioca. Se l’ho fatto era perché non avevo intenzione di andare via. Quando sono tornato con il Bayer e abbiamo vinto 7-1 mi è dispiaciuto per i tifosi e per i miei ex compagni che piangevano alla fine della partita e i fischi per tutti i 90 minuti significavano solo una cosa: a Roma avevo lasciato il segno e che avevo dimostrato di essere un giocatore forte. Per i romanisti non sono rimasto indifferente, hanno capito che ho sempre dato tutto soprattutto a Roma. Quando sono arrivato abbiamo fatto un grande campionato, la Roma veniva da quella cavolo di partita persa contro la Lazio in finale e c’era un clima incandescente. Mi guardavo con Pjanic e mi dicevo “dove cavolo sono arrivato, qua sono matti” e invece poi ho capito cosa significava Roma. Quell’anno fu pazzesco, sarebbe stato fantastico vincere qualcosa con quella tifoseria».

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