Boloca: «Son cresciuto alla Juve, ho preso tante porte in faccia»
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Boloca: «Son cresciuto alla Juve, ho preso tante porte in faccia. Morata rimase impressionato, una volta Giovinco…»

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Daniel Boloca, centrocampista del Sassuolo e cresciuto nella Juve, si è raccontato in questa intervista. Le sue parole

A Cronache di Spogliatoio si è raccontato Daniel Boloca, rivelazione del Sassuolo e cresciuto nel settore giovanile Juve.

JUVE «Sono cresciuto nella Juventus. Ho preso tante porte in faccia, ma non le definirei troppe. Mi sono curato i lividi senza lamentarmi. Ero consapevole che in quel momento, quelle porte non potevano aprirsi. Tutti i rifiuti mi hanno sbattuto davanti la realtà dei fatti. Non ero pronto per fare il calciatore. Nelle giovanili della Juventus, quelli della Primavera scherzavano: «Tu non sei del 1998, sei del 2006!». Effettivamente, ero davvero esile. Ero un passo indietro a tutti. Fisicamente, tecnicamente. Oltre alla statura. Si notava eccome. Uno deve saper reggere e credere sempre nei propri sogni, ma anche essere realista. Il giorno in cui, dopo 6 anni, mi hanno comunicato che non mi avrebbero confermato, non l’ho presa male. Me l’aspettavo, ne ero consapevole. Già nell’ultima stagione mi avevano spedito in prestito al Chieri, nella squadra della mia città».

ANEDDOTO SU MORATA – «Un giorno c’erano diversi infortunati in Prima Squadra e chiamarono alcuni ragazzi degli Allievi per fare delle partitine 3 vs 3. Ero contro Morata e Barzagli. A un certo punto mi inventai un gol nella porticina con un colpo suola-tacco clamoroso. Álvaro rimase impressionato, mi prese da parte e iniziò a riempirmi di domande, mi chiese quanti anni avessi perché neanche lui credeva che fossi così grande! Mentre tornavo a casa, mi accorsi che aveva iniziato a seguirmi su Instagram. I miei compagni mi scrivevano: «Hai visto? Pazzesco! Morata ha iniziato a seguirti! Ma cosa è successo?!».

JUVE «Ho dei ricordi bellissimi. In un’altra partitella mi beccai un tunnel devastante da Giovinco. Lui si girò e scherzando mi disse: «Oh, chiudile le gambe». Quando sono tornato allo Stadium, è stato speciale. Un po’ perché mi hanno selezionato tantissime volte per fare il raccattapalle, ma anche perché io ero presente il giorno dell’inaugurazione. Non sugli spalti, in campo! La società mi aveva scelto come uno dei 39 bambini che sarebbero entrati con altrettanti palloncini per ricordare le vittime dell’Heysel. Facemmo giorni di prove, furono meticolosi nel preparare tutta la cerimonia. Me la porto ancora dentro e mi sembra incredibile adesso di averci giocato in Serie A».

GATTI «Da piccolo sono cresciuto con Federico Gatti. La madre che ci preparava la merenda e noi che giocavamo dopo l’allenamento con i Pulcini del Torino. A fine settembre ci siamo ritrovati in Serie A, e ho vinto io. Sembra incredibile, ma la nostra è una storia che parte da lontano. Poi io sono andato alla Juventus e lui ha iniziato il suo percorso. Ci siamo persino affrontati in Serie D, in un Verbania-Fossano. E poi ci siamo ritrovati a Frosinone».

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