Bremer: «Concentrato sulla Juve, un giorno vorrei la Premier»
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Bremer: «Concentrato sulla Juve, ma un giorno mi piacerebbe giocare in Premier»

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Bremer: «Concentrato sulla Juve, ma un giorno mi piacerebbe giocare in Premier». Intervista al difensore brasiliano

Bremer si racconta al The Telegraph. Le dichiarazioni del difensore della Juve.

DALLA JUVE ALLA PREMIER – «Mi piacciono la Liga e la Premier League, ma la Premier League è un campionato molto eccitante, guardo molte partite e sono molto divertenti. Un giorno mi piacerebbe giocare in Premier League ma in questo momento sono concentrato sulla Juventus e vincere trofei in bianconero. Siamo una delle migliori squadre del mondo».

L’ORIGINE DEL NOME «Andreas Brehme era un giocatore che piaceva molto a mio padre,
lo ha visto giocare Brehme ai Mondiali in Italia e così mi ha chiamato come lui: ho ancora
questo pensiero di lui che guardava sempre Brehme giocare con la Germania. In famiglia
siamo tre fratelli, tutti con il nome di qualcuno di importante, venerato o ammirato».

IL SUO PERCORSO «Il mio percorso è molto singolare. A Bahia c’erano solo due grandi
club, ma io non vivevo vicino alla città, dovevo fare molti chilometri e non me lo potevo
permettere, così non riuscii mai ad allenarmi con nessuna squadra. A 14 anni mi sono
trasferito a San Paolo e a 16 anni ho iniziato a giocare per il Desportivo Brasil. Prima di
allora giocavo quando e dove potevo. Per strada ho imparato a non perdere, ad essere
aggressivo e anche un po’ furbo, eludendo gli avversari e a volte anche l’arbitro».

MAZZARRI E I SUOI PRIMI ANNI IN ITALIA «Mazzarri è stato come una figura paterna
per me. Il primo anno in Italia è stato davvero difficile. Non ho avuto molte opportunità per
giocare e sono arrivato al punto di voler andare via, ma Mazzarri mi ha fatto un discorso: mi
ha fatto capire che contava su di me, di avere pazienza e di concentrarmi sugli aspetti tattici
del calcio italiano. Venivo da un calcio in cui la fase difensiva era affrontata in maniera
diversa rispetto all’Italia, quindi mi disse di imparare lo stile di gioco e che quando sarebbe
arrivato il momento, mi avrebbe dato la mia opportunità. È andata esattamente così. Dopo
un anno ho avuto la mia opportunità e non ho mai smesso di giocare».

GIOCARE PER IL BRASILE E LA SFIDA CONTRO L’ARGENTINA «Giocare per il Brasile
è come due facce della stessa medaglia. Da una parte è un grande piacere ed il sogno di
ogni bambino indossare la maglia della propria Nazionale, me compreso. Ma d’altra parte c’è
anche una grande responsabilità e una grande pressione. Le cinque stelle comportano
molta pressione, il Brasile deve vincere ogni partita. La gente vuole vedere il Brasile del
2002, quando abbiamo vinto l’ultima Coppa del Mondo. Sono passati cinque Mondiali
dall’ultima vittoria e sappiamo che è un periodo troppo lungo. Quando si gioca la Coppa del
Mondo la guardiamo sempre come se fosse destinata a noi. Se non lo facciamo, è come se
abbiamo già perso. Il fatto che sia stata l’Argentina a vincere l’ultima edizione non fa che
aumentare questa pressione e l’importanza di questa partita. Vogliamo chiudere l’anno in
bellezza e vogliamo vincere la prossima Coppa del Mondo. Questa è una buona partita per confrontare le due squadre, la nostra contro l’attuale detentrice del titolo. Brasile – Argentina
è sempre importante, ma ora lo è ancora di più».

DAVID LUIZ, KOMPANY E LA PREMIER – «In Inghilterra ho un paio di difensori
centrali a cui faccio riferimento. Ho guardato con attenzione David Luiz al Chelsea, vincitore
della Premier League e della Champions League. Ma anche Vincent Kompany in tutti gli
anni in cui ha giocato al Manchester City».

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