Chiesa nel documentario Back on Track: le parole dell'attaccante
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Chiesa nel documentario Back on Track: «L’infortunio, il recupero, il rientro in campo»

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Federico Chiesa nel documentario Back on Track: le parole dell’attaccante della Juve, che ha raccontato il suo infortunio

È uscito oggi su Amazon Prime Video il documentario ‘Federico Chiesa: Back on Track’, che ripercorre il lungo infortunio patito dall’esterno della Juve nel gennaio 2022. Queste le sue dichiarazioni.

INFORTUNIO CON LA ROMA«Stavo per calciare, mi entra Smalling e sento una fitta pazzesca al ginocchio. In un primo momento pensavo mi fossi strappato, vado a terra e sento il ginocchio che mi si spegne. Entra in campo e il dottore e gli dico ‘Doc non mi sento più il ginocchio’. A bordocampo dico ‘Provo’, ma ad ogni passo sentivo ‘Stock, stock’. Alla prima azione ho sentito ‘Stock’ forte, come se il ginocchio uscisse dall’articolazione. Sono finito a terra, mani nei capelli. Si avvicina Lorenzo Pellegrini e gli dico ‘Mi son spaccato tutto’. Ho iniziato a piangere appena il dottore mi ha praticato una sorta di mossa per vedere se il crociato tenesse o meno. Si ghiaccia, e io ho iniziato a disperarmi e piangere. Non servono neanche le parole in quel momento».

OPERAZIONE A INNSBRUCK «Mia mamma è venuta con me perché il dolore era tanto e la paura era tanta. In quel momento ho pensato: ‘È iniziato il calvario’».

TORNARE A CAMMINARE«Riprendere a camminare è il giorno 1 della riabilitazione. Dopo l’intervento sono stato in stampelle 6 settimane ed è come se non avessi mai lasciato l’ospedale. Dovevo sempre avere l’aiuto di qualcuno. Mollare le stampelle è stata una liberazione, non ne potevo più. Poi io abituato a correre, andare ai 37 km/h, con le stampelle è stato uno strazio».

ARRENDERSI – «Tante volte durante l’allenamento mi è capitato che mi venisse proprio male. Pensavo ‘Chi me lo fa fare, basta, basta’. Invece riabilitarsi penso parta da lì: quando pensi basta e invece dici no, ne faccio un’altra».

FIDANZATA LUCIA – «La prima volta che sono andato allo stadio con Lucia è stato per il ritiro di Chiellini. Con Lucia c’è stata questa conoscenza, diversa dal solito. Ci siamo sentiti i primi giorni di gennaio, tranquillamente. Poi ho voluto vederla, ma i primi di gennaio mi sono rotto il ginocchio. Lei non ci credeva, pensava fingessi. Poi alla fine si è convinta e ci siamo incontrati a casa mia e ha potuto constatare che non potevo muovermi dal divano. Questo è stato il nostro primo incontro».

FUTURO CON LUCIA«Ho capito che ci sarebbe potuto essere futuro quando lei si è messa a disposizione per capire la mia situazione, mi ha aiutato. Ha visto le mie fragilità, ha visto uno dei momenti più bui della mia carriera, ha toccato con mano emozioni, fragilità, momenti difficili e questo ci ha unito tanto».

ADDIO ALLA JUVE DI CHIELLINI «Sono sceso in campo nell’addio di Giorgio, mi sono messo la divisa con le scarpe da ginnastica, ero emozionatissimo ma lei era più emozionata di me. Quando ci siamo conosciuti spiegarle la mia vita non era semplice ma credo di averle fatto capire l’emozione che provo quando scendo in campo e gioco a calcio».

REGALO DI LUCIA – «Lucia mi ha detto: ‘Anche quando vai in campo mi piacerebbe avessi qualcosa di mio addosso’. Mi diede questo fermacapelli nero, mi ricordo che lo aveva in testa e me lo diede. E’ stata semplicissima. Mi ha detto poi: ‘Perché non fai l’esultanza per me?’. Ho pensato al primo gol bacio il braccialetto. Non lo toglierò mai».

TORNARE A CORRERE «Prima di correre c’era la paura di non riuscire a farlo per via dei dolori. Appena ho finito ho pensato ‘Va bene, posso farlo anche domani’».

MAGLIA NUMERO 7 «Tanta roba. Questa maglia è un onore».

UMORE – «L’umore va di pari passo con il dolore. La mattina, avere un dolore veramente forte al ginocchio in cui devi prendere antiinfiammatori, non ti fa alzare tanto felice. Ma fa parte del gioco diciamo».

CAMBI DI DIREZIONE «Il cambio di direzione mi fa paura perché mi sono fatto male in quella maniera lì. I cambi di direzione nel mio ruolo sono fondamentali: io li faccio esplosivi, decisi, forti, con cattiveria. Fa parte del mio dribbling».

LUCIA E IL CAMBIO DI MAGLIA DI FEDERICO «Lucia ha capito subito che il cambio di maglia per me è stato importante. Ha capito che avevo bisogno di qualcosa di nuovo. Cioè ‘Torno, ma lo faccio in maniera diversa’. Spero più forte di prima».

FORTE DEI MARMI «È un posto speciale per me perché qui ho sempre fatto le vacanze estive. Ho fatto le mie prime vere amicizie, le prime uscite con gli amici, tante prime volte qui. Sono molto legato a quel campetto perché ci andavo a giocare con i miei amici dalla mattina alla sera. Il calcio per me era tutto: la mattina andavo in quel campetto e poi andavo ad allenarmi. Nel percorso riabilitativo è stato anche un ricordarsi quello che facevo quando non ero Federico Chiesa, quando ero solo un ragazzino che non aveva quello che ha adesso».

INFORTUNIO – «Ho iniziato a giocare a 18 anni in Serie A e a 6 anni ho iniziato a giocare a calcio. Non ho mai avuto un infortunio così lungo, ora è veramente ‘Datemi l’ok per tornare in campo’».

QUALE IMMAGINE RICORDA DELL’INFORTUNIO «Il fatto di rientrare in campo che volevo vedere se effettivamente il mio corpo non riuscisse a correre e accorgermi che effettivamente non riuscivo a farlo. Lì è stata una bella botta, provo un po’ rabbia. Rabbia verso me stesso, verso quello che è successo, non per chi mi ha fatto quell’intervento».

COSA PENSA AD OCCHI CHIUSI «La prima cosa che mi è venuta in mente è io in mezzo al campo da solo, di notte. La visione era di me e gli spalti vuoti. Ero a petto in fuori, quasi più sicuro. Avevo questa immagine, mi ha dato una bella sensazione».

PRIMO ALLENAMENTO IN GRUPPO «Sicuro ho più forza nei passaggi, anche nel tiro. È stato divertente il primo torello, c’era tutta la squadra. Mi sentivo parte del gioco e quindi in quel frangente non ho pensato al fatto che stavo tornando dall’infortunio. In questo mi hanno aiutato i miei compagni: ‘Guardate chi è tornato, il redivivo’. Grazie ragazzi, grazie come sempre».

RIENTRO IN CAMPO «I pensieri sono due: andrà tutto bene? E il secondo è: ho fatto tutto quello che potevo fare per tornare ai miei livelli?».

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