Juve, che fine ha fatto il vero Chiesa? Nemmeno l'Italia lo rigenera: i punti interrogativi sono troppi
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Juve, che fine ha fatto il vero Chiesa? Nemmeno l’Italia lo rigenera: i punti interrogativi sono troppi

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Juve, che fine ha fatto il vero Chiesa? Nemmeno l’Italia lo rigenera: l’attaccante delude, i punti interrogativi sono troppi

Il momento “no” di Chiesa ha vissuto un nuovo capitolo nell’amichevole che l’Italia ha giocato ieri contro il Venezuela in Florida. Schierato da Spalletti in un inedito 3-4-2-1 dietro l’unica punta Retegui, l’attaccante della Juve ha deluso le aspettative. Del Ct, dei tifosi azzurri e anche di quelli bianconeri che si aspettavano un suo risveglio in maglia azzurra, come già accaduto in passato. In 65 minuti è andato al tiro solo una volta con pericolosità. Per il resto, tolta qualche incursione a tutta velocità delle sue, non ha offerto una prestazione sufficiente. Non a caso si è preso due 5.5 e un 5 in pagella da parte dei quotidiani sportivi.

La domanda, a questo punto, è lecita: che fine ha fatto il vero Chiesa? Il numero 7 della Juve non è più tornato lo stesso da quando il crociato del ginocchio ha fatto crack nel gennaio 2022. La speranza di tutti, dopo il lento e graduale recupero avvenuto dal novembre del 2022 in poi, è che questa annata sarebbe stata l’annata quella della svolta. I numeri dicono che Chiesa ha giocato 25 partite (24 in Serie A, 1 in Coppa Italia) con 7 gol, di cui 1 su rigore, in 1651 minuti. Troppo poco, per un giocatore come lui. Anche in questi mesi, infatti, dopo un buon inizio l’attaccante genovese ha dovuto far fronte con alcuni guai fisici che ne hanno condizionato la continuità di rendimento.

Non solo, perché da lui la Juve e si aspettava anche che potesse diventare un uomo simbolo e un leader della squadra. Da questo punto di vista, però, l’ex Fiorentina ha mostrato qualche lacuna, quasi come se sentisse troppo la pressione. Strano per un giocatore che appena 3 anni fa fece furore all’Europeo. A questo si aggiunge il timore continuo degli infortuni, ragion per cui appena sente un dolorino o un fastidio, tende a fermarsi subito.

Sullo sfondo (ma nemmeno tanto) resta sempre il nodo del rinnovo. Il contratto di Chiesa scadrà nel 2025 e, se non ci sarà l’accordo per un prolungamento, la Juve sarà “costretta” a cederlo nel calciomercato estivo. Le squadre interessate, d’altronde, non mancano, specialmente in Premier League. E non è da escludere che possa essere lui il grande sacrificato da Giuntoli e Manna. Il suo futuro, comunque, resta legato anche al futuro di Allegri. Tra i due sembra non essere mai scoccata la scintilla.

Gli equivoci tattici in campo ne sono stati una dimostrazione chiara. Da seconda punta, infatti, il rendimento di Chiesa non è mai stato continuo e ottimale, salvo rarissime eccezioni. Il suo ruolo ideale è quello di esterno in un tridente, posizione che ha ricoperto in pochissime occasioni, visto che Allegri ha sempre puntato sul 3-5-2. L’emblema di questa difficoltà è arrivato pochi giorni fa allo Stadium, quando col Genoa si è palesata la completa mancanza di sintonia con Vlahovic al momento di un passaggio che lo avrebbe potuto mandare in porta.

Domenica, nella seconda amichevole degli azzurri con l’Ecuador, per Chiesa sarà un altro test importante. Di sicuro la Juve e Allegri lo osserveranno con attenzione, visto che con la Lazio dovrà essere lui a guidare l’attacco privo di Vlahovic e Milik. Anche per lui, come per tanti bianconeri, i mesi di aprile, maggio e giugno (quando si giocherà Euro 2024) saranno determinanti. Perché i punti interrogativi su Chiesa sono ancora tanti. Forse troppi per un potenziale campione come lui.

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