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Cobolli Gigli: «Allegri, serve una soluzione forte. Ronaldo ha snaturato la Juve» – ESCLUSIVA

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Momento negativo e crisi di risultati in casa Juve: Giovanni Cobolli Gigli, ex presidente del club bianconero, è intervenuto in esclusiva ai microfoni di Juventusnews24.com

La Juventus in crisi di risultati e di gioco. Dopo il ko interno col Sassuolo, la formazione allenata da Massimiliano Allegri ha ceduto le armi anche nella trasferta di Verona, sprofondando addirittura al nono posto in classifica e a -16 dalla coppia di testa formata da Milan e Napoli. Squadra in ritiro in attesa delle sfide con Zenit in Champions League e Fiorentina, fondamentali per dare una svolta ad una stagione fin qui da cancellare. Per analizzare il momento negativo di Chiellini e compagni, la redazione di Juventusnews24.com ha intervistato in esclusiva Giovanni Cobolli Gigli, ex presidente del club bianconero dal 2006 al 2009.

Cosa non funziona nella squadra di Allegri?

«E’ una squadra ancora in fase di revisione critica e di sofferenza: l’allenatore sta facendo del suo meglio per creare un coagulo e mettere i giocatori al posto giusto in campo. Ha avuto poco tempo a disposizione e fra tutti i problemi quello più grosso a mio parere è il centrocampo».

La Juventus è definitivamente fuori dalla corsa scudetto?

«Penso che 16 punti di distacco siano molti e difficilmente recuperabili, soprattutto perché davanti ci sono due squadre agguerrite come Napoli e Milan. Credo che le ambizioni scudetto si siano notevolmente ridimensionate dopo le ultime sconfitte in campionato. La responsabilità di questa crisi è di tutti: società, allenatore e calciatori. Questo non toglie che la Juventus debba fare molto di più e mi auguro che i bianconeri facciano un lungo cammino in Champions League. Non dimentichiamoci che in Europa la Juve ha fatto meglio finora di tutte le altre squadre italiane».

I tifosi adesso si chiedono: è stato giusto richiamare Allegri in panchina?

«Io non avrei richiamato Allegri: ho sempre detto, invece, che non lo avrei mandato via due anni fa. Non avrei affidato la panchina a Sarri e Pirlo, quest’ultimo tra l’altro all’inizio e un ragazzo che stimo molto. Oltre agli scudetti in serie, Allegri nel primo ciclo ha disputato due finali di Champions e aveva dimostrato di avere in pugno la squadra e lo spogliatoio. E’ chiaro che dopo due anni ha trovato dei giocatori con un’altra mentalità e abituati ad allenatori diversi. Per questo motivo il suo lavoro, soprattutto all’inizio, sarà più faticoso. Il problema sostanziale per Allegri è che deve trovare una soluzione forte a centrocampo: non basta l’acquisto di Locatelli, ci vuole altro in quel settore del campo. E la situazione, a meno di miracoli, non migliorerà. Affidarsi al rientrante Arthur, ad esempio, mi sembra abbastanza complicato».

A gennaio, vista la situazione, si aspetta qualche intervento per rinforzare la squadra?

«Per essere molto franco, credo che i soldi non ci siano. La società ha fatto ricorso a 700 milioni di aumento di capitale negli ultimi cinque anni, con i prossimi 400 che serviranno tutti per gli impegni che il club ha già preso per il futuro. Penso che ci siano al momento poche risorse a livello economico e l’abilità della dirigenza deve essere quella di scovare dei profili idonei a costo relativamente basso e con ingaggi accettabili. Così come fanno le altre squadre: l’Atalanta ha sempre ottimi calciatori e non li ha strapagati, anche lo stesso Napoli di De Laurentiis si è mosso molto bene acquistando un grande attaccante come Osimhen alla cifra giusta tra cartellino e stipendio».

Cosa servirebbe a questa Juventus?

«Alla Juve serve una pedina che si aggiunga alla classe di Dybala e Chiesa, che sono i due migliori giocatori della rosa attualmente a disposizione di Allegri. Io farei, lo ripeto, qualcosa a centrocampo nonostante le difficoltà per il momento riscontrate da Morata in attacco».

Come giudica le mosse sul mercato delle ultime stagioni? 

«Non ho apprezzato il mercato di Paratici. Ha preso diversi elementi a valori particolarmente elevati e adesso c’è in corso anche un chiarimento della Consob sul tema plusvalenze. Francamente sono stati acquistati dei calciatori non funzionali alla squadra e ha lasciato per troppo tempo in sospeso il rinnovo di Dybala, cercando di venderlo a tutti i costi. E’ chiaro che questo atteggiamento ha un po’ demotivato l’argentino, che a mio modesto parare è il campione di maggior classe e caratura della Juventus. Anche con Sassuolo e Verona ha dimostrato qualcosa in più degli altri, cercando di trascinare i compagni da vero capitano».

Manca una figura come Marotta in società?

«Marotta è il top player dei dirigenti, abbiamo visto come ha gestito una situazione difficilissima all’Inter. Ha accettato disciplinatamente la decisione dei suoi azionisti di cedere due big come Lukaku e Hakimi, ricucendo con delle piccole opere di cesello per mantenere competitiva la squadra e migliorare i conti dell’Inter che restano comunque sempre complicati perché l’indebitamento è ancora elevatissimo. La sua autorevolezza, intelligenza e maturità mancano e tanto all’interno della dirigenza della Juventus».

Lei avrebbe preso Donnarumma al momento del divorzio col Milan?

«Considerando la situazione economica e mettendomi nei panni di Agnelli, che deve fare attenzione ai costi, avrei avuto purtroppo molti dubbi sull’operazione Donnarumma. Szczesny, a parte qualche errore che ci può stare per un portiere, ha dimostrato di essere un elemento affidabile: è giusto che la società vada avanti con lui».

Alla Juve servono i gol degli attaccanti dopo l’addio di Ronaldo: Morata la sta deludendo?

«Oggi come oggi non sta dando quello che potrebbe dare, è reduce da un infortunio e fatica a carburare. All’inizio era partito meglio e anche l’anno scorso aveva dimostrato di essere un giocatore significativo per le sorti della Juve. Sul campo sono decisioni che deve prendere l’allenatore che lo vede ogni giorno in allenamento, mentre sul riscatto o meno deve decidere la società se vale l’investimento da 35 milioni».

A proposito di Ronaldo: come giudica la sua partenza e l’avventura del portoghese in maglia bianconera?

«Ho sempre detto che non avrei preso Ronaldo alla Juventus, sono forse uno dei pochi ad avere questa opinione. L’arrivo del portoghese è costato alla Juventus l’addio di Marotta che Agnelli ha liquidato perché non era d’accordo con il suo acquisto. Non direi che sia stato un fallimento, mio sembra un po’ offensivo. Lo definisco però una scelta sbagliata: è un grandissimo fuoriclasse in grado di determinare diverse partite, ma un unico calciatore non può decidere le sorti di una squadra. Per me ha snaturato tutto l’ambiente della Juventus tra campo, spogliatoio e bilancio».

Si ringrazia Giovanni Cobolli Gigli per la gentile disponibilità dimostrata nel corso di questa intervista.

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