Garofani carica la Juve Primavera: «Lo Scudetto è il nostro obiettivo»
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Garofani carica la Juve Primavera: «Lo Scudetto è il nostro obiettivo» – ESCLUSIVA

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Giovanni Garofani, portiere della Juve Primavera, ha rilasciato un’intervista esclusiva a Juventusnews24. Le sue parole

Classe 2002 ma, a discapito della sua carta d’identità, ha già mostrato maturità e personalità da vendere in questa stagione con la Juve Primavera. Giovanni Garofani è un punto fermo della squadra di Andrea Bonatti, lanciata verso il primo turno delle Fasi Finali (contro l’Empoli) dopo il terzo posto nella regular season. La crescita nel settore giovanile, uno sguardo personale sulla propria annata, i consigli di Buffon e i colpi di Dybala: il portiere bianconero si è raccontato a 360° in esclusiva su Juventusnews24.

Giovanni, un girone di ritorno quasi perfetto per la Juve. 14 risultati positivi e una sola sconfitta vi han proiettato alle Fasi Finali: dove è stato fatto, secondo te, il vero salto di qualità da parte della squadra?
«Credo che la squadra abbia avuto un processo di crescita per tutta la stagione. Se devo pensare ad una partita in particolare in cui siamo stati maturi e abbiamo dimostrato compattezza mi viene in mente quella contro l’Inter. Dal punto di vista del risultato, il pareggio, non era proprio quello che volevamo, ma ci ha dato una certa sicurezza perché siamo riusciti a fermare una squadra forte, portando la gara per le lunghe. Per farlo ci deve essere una difesa solida, non solo il reparto arretrato ma gli stessi attaccanti hanno lavorato benissimo. Quello è stato il momento che ci ha dato forte consapevolezza in termini difensivi».

Il vostro primo avversario è l’Empoli, contro il quale avete vinto all’andata e pareggiato in casa al ritorno. Quali sono i pericoli e i giocatori, anche, da tenere maggiormente sotto osservazione?
«È una squadra molto forte, nel girone di ritorno ha avuto dei numeri simili ai nostri. Ci interfacciamo spesso con il mister, che ci dice che per vincere dobbiamo essere la miglior versione di noi stessi. Abbiamo tutte le carte in regola per portare a casa il risultato: siamo consapevoli delle nostre capacità tecniche, tattiche, quindi siamo sereni, ma allo stesso tempo vogliosi di giocare questa partita così importante».

C’è una squadra che ti ha stupito più delle altre nel corso della stagione, tra quelle qualificate e non?
«La Spal, tra tutte, è la squadra che mi è piaciuta di più per la sua compattezza, non solo difensiva. Avevano le idee chiare sugli obiettivi: i giocatori erano molto diligenti, eseguendo ciò che gli veniva detto dall’allenatore. Era una squadra molto ostica da affrontare».

Qual è stata la difficoltà più grande incontrata quest’anno? C’è stato un segreto per ripartire così bene dopo uno stop di tre mesi a causa della pandemia?
«Il periodo in cui siamo stati fermi è stato complesso. Era una sfida con le circostanze esterne, piuttosto che con quelle interne. Il mister ci ha aiutato molto in questo, a dare il massimo nelle difficoltà, perché è importante anche evolverci in questi momenti e così abbiamo fatto. Ci ha dato molta forza e grossa autostima».

Tu sei un classe 2002, ma mister Bonatti ha costruito lo scheletro della squadra attorno a tanti 2003 (14) e ha dato spazio a ben 7 2004 dall’Under 17. In cosa è stato fondamentale l’allenatore quest’anno per la vostra maturazione?
«La squadra è giovane, ma questo non ci dà alibi. Quello che conta è il risultato: se si raggiunge si parla dell’aspetto positivo della squadra, se non lo si fa si parla del perché non è stato raggiunto l’obiettivo. Non abbiamo l’alibi del fatto che la squadra sia giovane, e questo è un punto di partenza che ci ha insegnato l’allenatore fin dall’inizio. Anche lui è consapevole delle potenzialità di questo gruppo, e da un punto di vista relazionale tra noi compagni l’aspetto fondamentale è che nessuno vuole prevaricare sull’altro. Massimo rispetto reciproco e massima voglia da parte di ognuno di mettere ogni giorno un qualcosa in più».

Parlando della tua annata, hai trovato quella continuità che ti era mancata al primo anno in Primavera. Dove sei più maturato, e su cosa devi ancora lavorare?
«È una domanda importante per ognuno di noi questa, perché facciamo le nostre riflessioni individuali e l’autocritica è uno degli elementi fondamentali per andare avanti. Se devo pensare ai miei miglioramenti, non voglio farlo in base ai numeri ma solo sulle sensazioni. Il ruolo del portiere è basato sulle emozioni, su quanto trasmetti alla squadra, e ovviamente anche sugli interventi fatti. Al termine della partita mi piace pensare a quanto io posso aver influenzato la squadra, qual è stato il mio impatto e la mia presenza, e successivamente gli aspetti specifici della prestazione. Un particolare più tecnico che mi ha soddisfatto di più è la copertura degli spazi: mi piace molto lavorare sullo spazio, e per farlo ci vogliono letture di traiettoria di un certo tipo e su quello penso di essere cresciuto. Ma si può sempre migliorare…».

La Juve ha chiuso la regular season da seconda miglior difesa. Quanto c’è di tuo in questo traguardo così importante? E la tua miglior parata?
«Questa domanda mi mette un po’ in difficoltà (ride ndr), perché come ho detto prima mi piace più guardare cosa devo migliorare rispetto a ciò che ho fatto bene. Quella più recente che ho in mente per posizionamento, per postura e per tempismo è su Seck contro la Spal. Nel girone di ritorno credo di aver acquisito un equilibrio diverso che sicuramente si è riflettuto sui compagni. Loro avvertono qualsiasi tipo di aspetto, di crescita individuale: è così che funziona la squadra».

Aperta parentesi. Te la cavi molto bene anche con chitarra, voce e pianoforte. Solo un hobby o avresti puntato anche sulla carriera da cantante?
«Devo essere sincero, è sempre stata una passione e lo è tutt’ora. È un momento di liberazione quando sono stanco: mi rende felice quindi è bello che per me resti quello. La priorità va a ciò che mi piace di più, ossia giocare a calcio, ma quello è un qualcosa che mi trasmette un forte senso di felicità».

Parliamo del tuo arrivo alla Juventus, nell’estate del 2016 dal Tor Tre Teste. Ci racconti quella chiamata ricevuta dal club bianconero?
«È stata una bellissima notizia. Era il club in cui speravo di giocare fin da piccolo, quindi era qualcosa di insperato che poi si è avverato. È stato stupendo. La notizia me l’ha data mio padre, e quando me l’ha detto io ero sulle nuvole. Poi l’incoscienza dell’età, l’ingenuità… Me lo ricordo, ho ancora i brividi a pensarci».

Hai seguito tutta la trafila del settore giovanile, partendo dall’Under 15. Quali sono state le tappe più significative della tua crescita fino all’Under 19?
«Ogni anno ha avuto il suo processo formativo, poi dipende tanto da quali sono le intenzioni con le quali inizi la stagione calcistica. Ho sempre avuto obiettivi chiari, qual era l’aspetto che dovevo migliorare. Da ogni anno mi porto dietro qualcosa, persino da quello in Under 15 che non è stato ottimo per qualche infortunio di troppo. Dal punto di vista della conoscenza del gioco, questa è l’annata che mi ha dato più materiale dal quale trarre più situazioni».

Nel 2020 è arrivata anche la firma sul contratto da professionista…
«È stato un passaggio importante per la mia carriera. Non è scontato: io l’ho vissuta come un attestato di fiducia della società nei miei confronti. Metterlo su carta è l’aspetto formale, ma io ho sempre sentito la vicinanza del club e questo è l’aspetto più importante».

Primavera, ma anche Under 23. Sono state 16 le convocazioni stagionali in Seconda squadra: come lo immagini il salto in Serie C? Ti ha stupito vedere una crescita così rapida da parte di alcuni dei tuoi ex compagni come Israel, Leone, Ranocchia?
«Io non ho mai creduto in un percorso senza tappe. Mi piace l’idea della crescita costante: non c’è un tempo definito, potrebbe essere domani o tra mesi. L’importante è che sia sicuro delle mie potenzialità e poi spetterà alla società capire il momento opportuno, se ci sarà. Per quanto riguarda Israel, è un portiere eccezionale: quel gruppo dei 2001 era un qualcosa di splendido tecnicamente. Non mi hanno stupito da questo punto di vista perché sono davvero forti».

Le chiamate in prima squadra con la Juve invece? Che momento è stato per te sederti in panchina tre volte con tutti quei campioni?
«L’aspetto più bello è stato quello di poter assimilare qualsiasi cosa all’interno dello spogliatoio. Hai a che fare con dei campioni, che hanno la loro metodologia nella preparazione alla gara, la loro disciplina, i loro metodi stravaganti anche, ma sempre finalizzati al momento della partita. Per me è stato un onore, e lavoro affinché possano essere più costanti».

Szczesny, Buffon e Pinsoglio. Ti han dato qualche consiglio in particolare che conservi dentro di te? 
«All’inizio forse non avevo tanta consapevolezza, quindi sembrava tutto esaltante. Con il passare degli allenamenti, ho avuto anche la prontezza di ‘rubare’ ai più grandi. L’equilibrio che ho visto in Buffon, la sua capacità nel ricercare sempre nuovi obiettivi mi ha stravolto».

Il calciatore al quale è stato più difficile parare i tiri in porta?
«Hanno tutti un tasso tecnico elevatissimo. Il momento in cui il portiere avverte di più la possenza del giocatore è il tiro in porta. Ognuno ha suo modo ha un gran tiro: Dybala è impressionante per l’angolo che riesce a trovare al momento del calcio. Da qualsiasi posizione si trova riesce, con la sua sensibilità, a mettere la palla dove vuole, e i suoi tiri diventano angolati e bisogna essere impeccabili per riuscire a togliergliela».

Torniamo al finale di stagione. Questa Juve, dove può arrivare? Nello spogliatoio circola già la parola “Scudetto”?
«Io credo che sia un obiettivo implicito in ognuno di noi dall’inizio e questa è la nostra forza. Ci abbiamo creduto da sempre, ci crediamo tutt’ora, ma l’importante è ragionare uno scalino alla volta. Se cominciamo a vedere subito il guadagno, l’obiettivo a lungo termine, può danneggiare quello a breve termine, che in questo caso è la partita contro l’Empoli».

Hai un obiettivo personale per queste ultime partite?
«Sono sui miei punti di forza e ho intenzione di rimanere su questi. Mettermi in discussione, con umiltà, e porre la ciliegina sulla torta di questa annata fantastica che è stata di formazione a tutti i livelli».

Si ringraziano Giovanni Garofani e l’ufficio stampa di Juventus per la gentile concessione dell’intervista.

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