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Juve-Inter, rivalità e scintille allo Stadium

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A qualcuno piace ancora chiamarlo “derby” d’Italia, a tanti altri no. Juve-Inter resta comunque la partita con la più accesa rivalità tra tifoserie. Le inspiegabili (e diverse) sentenze del 2006 le cause principali del contendersi

Vogliamo raccontarvi questo “mezzo” derby d’Italia in un modo inusuale. Raccogliendo tutte le sfumature che né il risultato finale né tantomeno i peggiori moviolisti partigiani riuscirebbero mai a svelarvi. Partiamo coi cori udibili al momento dell’annuncio delle formazioni: fischi roboanti per entrare, da copione, nel clima partita.

Juve-Inter comincia poi con un insolito minuto di silenzio che solo l’imbecillità di un tifoso interista, dal settore ospiti, riesce a rovinare nel momento in cui si è voluto ricordare la scomparsa di Gigi Radice, allenatore anche nerazzurro, capace di scolpire però il suo nome nei cuori dei tifosi granata per quell’impresa “storica” culminata con l’ultimo tricolore datato 1976.

Cominciamo bbbene“… avrebbe chiosato Sora Lella. Sessanta secondi spaccati di quasi assoluto rispetto – non uno di più – ed ecco immediata la replica bianconera. E vai con “interista pezzo di…”. Replica nerazzurra soffocata numericamente dalle ugole dei padroni di casa.

Fortunatamente ci pensa il campo, nelle prime battute, a far brillare gli entusiasmi figli delle giocate, anche quelle presunte. E l’oscar finisce subito tra i piedi dell’ex Cancelo, ubriacante e sbeffeggiante nei confronti dell’incolpevole (e scaricato) Asamoah.

Poi un cartellino giallo che l’arbitro Irrati non poteva non sollevare sul volto di Pjanic tanto per mettersi a posto con la coscienza dopo i fatti di un girone fa a San Siro. E la gamba tesa di Icardi sanzionata solo col fallo? Una mano lava l’altra e tutto scivola via fino al palo di Gagliardini, tremolante al momento del tiro come la girata di Perisic svirgolata sul fondo, qualche istante dopo.

Poi repliche e contro-repliche, ululati e sorrisi, respinte e giocate. Come quella da “urlo” di CR7 col solito vizio della rovesciata marziana. Minuto trentasei, come gli scudetti vinti e non imballati tra il cartone, e il rumore è assordante. La Juve vuole il gol. E noi tutti lo aspettiamo. Ci prova Chiellini. E non solo lui. Finisce il primo tempo, ma le emozioni non finiscono. Siamo a metà dell’opera…

Passiamo alla ripresa. Brividi per un retropassaggio killer di Matuidi in area bianconera. Poi è Mandzukic a sprecare un inserimento sempre di Matuidi dal fondo. E un “nooooooo”, lungo, per una palla calciata al cielo da Dybala dalla zona del dischetto del rigore. A seguire una carambola di cartellini gialli. Meno che per Icardi che saltando tocca il pallone con la mano a centrocampo e per l’entrataccia di Borja Valero prima del gol del vantaggio di Mandzukic su cross perfetto di Cancelo.

Goduria totale per il popolo bianconero. Pari agli applausi, anche di Allegri, all’uscita di Dybala. Al suo posto la freccia Douglas. Prima del ritorno anche di Emre. Un rientro accolto come un gol. Anche se quello vero, per la classifica, lancia la Juve sempre più lontana.

E il freddo gelido (-14) cala sulla Milano nerazzurra. E a cantar vittoria, alla fine, sono anche le casse della società bianconera con il record d’incasso e di presenze in campionato. E qui applausi a scena aperta per i 41.495 paganti capaci di rimpolpare il botteghino con circa 3 milioni di euro.

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