La Juve torna a far paura: Inter e Sporting avvisate. Così Allegri ha ribaltato la squadra
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La Juve torna a far paura: Inter e Sporting avvisate. Così Allegri ha ribaltato la squadra

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La Juve torna a far paura: l’editoriale dopo la vittoria dei bianconeri contro il Verona all’Allianz Stadium

Trema l’Inter, prossimo avversario della Juve in Coppa Italia. Si guarda le spalle il Milan, a 4 punti dalla rimonta bianconera. Amorim studia l’avversaria in vista dei quarti di Europa League. È il segnale che la Juve è tornata a fare paura, e ora ha tutte le possibilità di rilanciare una stagione nata storta: due trofei, Europa League e Coppa Italia, e pure il quarto posto in campionato, che partendo da un -15 vale come 3 scudetti (Allegri dixit). Il tecnico livornese ha ribaltato la Juve, cambiando la squadra e il suo modo di allenare, rivedendo gerarchie e puntando sulla nuova generazione bianconera che ha aperto un varco nel futuro. Intanto la Juve infila la quinta vittoria consecutiva, la settima nelle ultima 8 gare, non molla un colpo e vede la Champions sempre più vicina, con il gran merito di aver quasi disinnescato la penalizzazione in classifica e tutte le vicende extra campo. La vittoria contro il Verona, travestita da corto muso, è stata invece una prova di forza decisiva, perché disegnata a tavolino da Max. Senza Chiesa, Rabiot, Bonucci e Pogba Allegri si è concesso il lusso di distillare Vlahovic, Kostic e Di Maria, dalla panchina, nella ripresa, una “gran riserva” preservata per la semifinale di andata di Coppa Italia. A differenza dell’Inter in affanno e in caduta libera, alla terza sconfitta consecutiva in campionato con Lukaku irriconoscibile. Campioni sull’orlo di una crisi di nervi e Inzaghi sempre più in discussione, con l’ombra lunga di Conte che si staglia sulle guglie del Duomo, ma questa è un’altra storia. Quella che interessa al popolo juventino parla di una rimonta feroce, quasi imprevedibile, innescata dalla scintilla della rabbia per il -15 in classifica: non è un caso che nel calcio le grandi imprese arrivino spesso dopo cocenti delusioni (vedi la sconfitta contro il Sassuolo dell’ottobre 2015 prima della rimonta scudetto targata Allegri).

La Juve è diventata un Frecciarossa, capace di correre veloce, ottenendo il massimo e sprecando poco. Contro il Verona porta quasi agli sbadigli Del Piero e gli altri 40 mila in tribuna dopo un primo tempo al limite dell’indolenza, poi decide di vincerla sull’asse Miretti – Locatelli (ancora migliore in campo) – Kean. Difetti ce ne sono ancora, ma perfezionabili: le partite intanto è meglio chiuderle, per evitare sorprese di Terracciano nel finale o fughe anticipate di Max Allegri (ormai quasi una costante scaramantica) che abbandona il campo prima del fischio finale, in polemica con la gestione del pallone nei minuti finali. C’è ancora da limare Barrenechea – qualche passaggio a vuoto di troppo – e capire cosa fare a sinistra perché senza Kostic la Juve ha faticato parecchio su quella fascia. Ma i segnali sono confortanti, a partire da una difesa sempre più protagonista e blindata, con la crescita esponenziale di Gatti accanto a due colonne come Bremer e Danilo. Allegri ha avuto risposte nette da un gruppo capace di far dimenticare le assenze pesanti. E dopo l’1-0 del Meazza, il secondo round contro l’Inter in Coppa Italia arriva nel miglior momento possibile per la Juve, e il peggiore della stagione per Inzaghi. La Coppa Italia può salvare una stagione? Da sola probabilmente no, ma accompagnata dalla rimonta in campionato e un’Europa League da protagonista può diventare il trampolino per la prossima stagione, con Allegri al momento sempre più vicino alla conferma in panchina. Dopo un girone di andata deludente la Juve ha ritrovato stimoli, ha capito come e per cosa doveva giocare e ha iniziato a ottenere risultati e prestazioni. Ha aperto il suo aprile di fuoco nel migliore dei modi, le prossime 8 gare del mese condizioneranno la stagione, così come la decisione del Collegio di garanzia del 19 aprile. Con la certezza di una Juve più forte di sentenze e penalizzazioni fuori dal campo.

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