La Juve di Firenze: fare di tutto per vincere, meno che attaccare
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La Juve di Firenze: fare di tutto per vincere, meno che attaccare

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La Juve di Firenze: fare di tutto per vincere, meno che attaccare. L’editoriale dopo la vittoria contro la Fiorentina

La Juventus di Firenze non è certo una squadra che può piacere. Ma se fosse proprio questo il nucleo della sua forza odierna. Sicuramente da ieri il messaggio principale che esce dal Franchi e che sarà mediatizzato è che in virtù del -2, siamo noi l’anti-Inter. Ma quello più forte, quello che realmente conta, è che chi ci affronta non si diverte per niente. Ne esce frustrato terribilmente, mette in campo tutta la sua forza offensiva e neanche giocando 300 minuti riesce a segnare (adesso sono molto di più quelli nei quali non subiamo gol). Ma la partita è stata un blocco unico, una sola vicenda di attacco contro difesa con supremazia della seconda? Al di là delle apparenze, gli assedi hanno sfumature diverse. Provo ad elencarle.

All’inizio la Fiorentina è sembrata cercare immediatamente degli 1 vs 1, e noi abbiamo grande attenzione sui movimenti e i tentativi di Nico Gonzalez. Come ormai è abitudine consolidata, in area siamo imperforabili, la difesa respinge tutto. Il gol di Miretti è molto bello, quasi un manifesto dell’Allegrismo: se le azioni sono così inesorabili, allora sarebbe giusto stare sempre dietro Epperò bisognerebbe riprodurle. Cosa che invece non ci riesce praticamente mai e il senso della nostra partita, anche della nostra sofferenza, sta tutto qui: non è sbagliato stare bassi, ma è un deficit anche preoccupante – al di là del risultato favorevole – essere costretti a farlo perché non si riesce a ribaltare l’azione. C’è anche un problema di convinzione perché nella prima parte del primo tempo cerchiamo di uscire e in qualche caso è l’ultima o la penultima scelta a mancare, non il muoversi bene di diversi uomini. Tra questi manca Chiesa, che dovrebbe essere il nostro primo uomo di collegamento più che quello dell’ultimo strappo date le condizioni della serata. Invece non lo si vede praticamente mai, non tocca palla e neanche lo si vede nelle condizioni di riceverla. Tanto è vero che non si arrabbia, come invece succede di solito quando lui si sente più funzionante rispetto ai compagni. Nel finale di tempo concediamo punizioni e corner, nascono pericoli, buon per noi che Szczesny è ispirato come da diverse partite a questa parte ma c’è da chiedersi se la squadra rientrando negli spogliatoi stia pensando se siamo granitici (come siamo) o se a gioco lungo dai e dai un gol viola arriverà (stato di maturazione elevato, anche solo per un episodio storto, un rimpallo: è fisiologico se in 45 minuti hai subito 12 tiri e ne hai fatto solo 1, nonostante sia quello decisivo).

La valutazione della ripresa sta tutta in una simmetria quasi perfetta. Grande sforzo dei padroni di casa e attacchi continui, a eccezione dell’inizio dove sembra che la Juve sia rientrata con più capacità anche di alzare il livello del combattimento qualche metro in avanti. Niente di incredibile, ma giusto l’idea che i nostri centrocampisti sono intenzionati a far vedere, anche in certe situazioni nello stretto, che possono benissimo contrastare gli avversari, non sanno solo murare conclusioni da fuori e cross in copiosa quantità che arrivano da ogni dove. Impressione fugace, non dura tanto, dopo poco siamo di nuovo dentro il copione del finale del primo tempo con due significativi cambiamenti: stavolta il pallone entra maggiormente in area e i nostri difensori sono chiamati ancora più ad esaltarsi; però, la portata effettiva delle occasioni maturate è minore. A differenza della prima frazione di gioco, Szczesny non è chiamato a un solo intervento degno di nota, non deve fare nessuna parata che salvi il vantaggio, semmai è Rugani con una deviazione di testa a salire al rango di eroe. Mentre Bremer sembra come certi congegni dei flipper, ti rimanda indietro ogni palla che arriva con una puntualità metodica da farti sospettare che non sia umana. Infine, proprio in extremis, quasi ci riesce di fare il 2-0 con Cambiaso su cross di McKennie, una mezzala (per suo espresso desiderio) che fa l’esterno destro e un esterno sinistro entrato che fa la mezzala e soprattutto spazza, picchia, polemizza, si inserisce e se volete aggiungere verbi sono tutti adatti. Esattamente come gli altri: che hanno fatto di tutto per portare a casa la vittoria. Tutto, meno che attaccare. É questo il calcio? É questa la Juve? É la vittoria, bellezza. L’unica che possiamo o sappiamo concederci.

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