Juventus Women, Hyyrynen: «Vi racconto la mia vita dopo il calcio»
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Juventus Women, Hyyrynen a cuore aperto: «Vi racconto la mia vita dopo l’addio al calcio»

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Tuija Hyyrynen, ex Juventus Women, si è raccontata in questa lettera a cuore aperto dopo l’addio al calcio

Dopo una carriera di 13 anni, di cui 5 alla Juventus Women, Tuija Hyyrynen ha intrapreso una nuova avventura dopo il calcio, quella di mamma lavoratrice, che vuole cambiare la vita dei giovani atleti e migliorare il futuro delle atlete. A Juventus.com, l’ex bianconera si è raccontata con questa emozionante lettera.

PAROLE – «Dopo una carriera di 13 anni, hai una sola identità: quella di calciatrice.

Tuttavia, quando ho smesso di giocare, ho avuto bisogno di scoprire chi altro fossi, cosa fosse importante per me, cosa volevo dalla vita e come volevo viverla. Mi sono detta: hai tutte le chiavi in ​​mano, puoi scegliere quello che vuoi perché puoi costruire la tua nuova vita da zero. È un’opportunità per crescere e svilupparti ancora di più come persona.

Non avevo preso alcuna decisione quando la stagione [2021/22] si è conclusa. Sapevo che non avrei continuato alla Juventus e ho spostato la mia attenzione alla Nazionale: mi stavo preparando mentalmente alla possibilità perché volevo giocare agli Europei e, in seguito, non avevo davvero ancora deciso cosa volessi fare. Quindi, l’opzione di ritirarsi era sempre lì. Volevo prendermi del tempo per assicurarmi che la mia decisione fosse corretta e che non avrei avuto dubbi.

E poi, abbiamo vinto tre trofei con la Juve e io ho giocato gli Europei: ho sentito di aver realizzato tutto. E poi ho semplicemente capito che la cosa migliore era fermarmi quando ero in vetta, con tutti i miei ricordi positivi e la sensazione di aver raggiunto tutto ciò che avrei mai potuto desiderare

Ho preso la decisione pochi mesi dopo gli Europei: mi sono presa il mio tempo e ho anche avuto un infortunio alla schiena che mi ha impedito di allenarmi. Ero abbastanza pronta per il ritiro, e per la mia vita successiva: avevo già completato i miei studi in Svezia e avevo iniziato ad accettare il fatto che non avrei potuto giocare per molti altri anni. Quindi, per me, non è stata una sorpresa o una decisione affrettata. È successo naturalmente.

PAURE ED EMOZIONI

Le mie emozioni erano un disastro.

Pensi a tante cose e provi tanti sentimenti; è stato un periodo mentalmente turbolento. Non temevo la decisione, ma quando ho parlato con i miei amici che ancora giocano, alcuni di loro sono genuinamente spaventati al pensiero di ritirarsi, ed è una cosa molto comune. Tuttavia, io non ero preoccupata, ma volevo solo essere sicura di non rimpiangere nulla. Perchè quando la tua vita cambia completamente, c’è molto da fare per adattarsi.

La tua routine scompare. Quando ti svegli la mattina, pensi: ‘Oh, in realtà non ho piani o motivi per svegliarmi’. Potrebbe sembrare duro, ma sei abituato a svegliarti ogni mattina sapendo esattamente cosa devi fare. Sai esattamente cosa vuoi ottenere in allenamento, e poi c’è la pianificazione per la prossima partita e la costante presenza della squadra intorno a te. È un grande cambiamento, quando tutto questo finisce.

Non mi manca giocare a calcio. Non ho nemmeno messo gli scarpini per un anno. È qualcosa che potrebbe succedere più tardi, ma in questo momento non mi manca affatto — parlo dell’aspetto competitivo. Mi mancano, invece, i miei amici, i miei compagni di squadra e la sensazione di far parte di qualcosa di più grande, l’avere piani e obiettivi condivisi… e quando li si raggiunge, tutti i sentimenti che si provano — gli alti e i bassi—sono speciali. Perché la vita adesso è bella, ma non porta le stesse grandi emozioni di quando giocavo.

REINVENTARSI

All’inizio, ho provato cose nuove perché non sapevo esattamente in cosa impegnarmi. Il mio piano era di fare un po’ di tutto e poi capire cosa volevo veramente: ho lavorato come allenatrice fisica in un’accademia sportiva, per ragazze delle scuole superiori. Sono con loro da marzo e questo è quello che faccio su base giornaliera. Poi sono stata anche negli studi televisivi a parlare della Coppa del Mondo.

Insomma, sto per diventare una mamma che lavora: la mia passione ora è aiutare i giovani giocatori a svilupparsi e trovare le proprie strade per il successo. Sto cercando di condividere le mie conoscenze con le nuove generazioni e lavorare con loro affinché possano avere una vita più facile e migliore della mia alla loro età. Questa è la nuova passione che ho scoperto ed è stata incredibilmente gratificante.

In autunno, ho fatto domanda per un dottorato di ricerca qui in Finlandia e sono stata accettata: se otterrò i finanziamenti per la mia ricerca, inizierò i miei studi a gennaio. Sono una persona che è sempre alla ricerca di auto-miglioramento e nuove sfide, ho intenzione di studiare l’impatto dei colpi alla testa nel calcio femminile/sport. Tutti i dettagli dello studio sono stati concordati: esaminerò i fattori di rischio prevalenti e le conseguenze per la salute del cervello, incluso il colpo di testa nel calcio, ecc. Questo perchè ho subito un colpo alla testa durante la mia carriera e avevo molte domande senza risposta, del tipo: Questo mi influenzerà quando invecchierò? Potrebbe esserci un legame con l’Alzheimer? Nessuno lo sa ancora, quindi sento che c’è bisogno di più ricerche.

MATERNITA’ E CALCIO

Ho sempre pensato che avrei avuto una famiglia dopo il mio ritiro, ma era solo un’idea, perché non avevo davvero molte informazioni e le squadre in cui ho giocato non avevano molte mamme, quindi non sapevo come sarebbe andata a finire. A dire il vero, era anche preoccupante pensare di avere una famiglia mentre si giocava ancora e inoltre il mio partner viveva ancora in Finlandia, quindi eravamo in due paesi diversi.

C’erano dunque molti punti interrogativi a cui non ero pronta a rispondere: dentro di me ho sempre saputo che dopo il ritiro avrei avuto una famiglia, ma spero che in futuro più giocatrici potranno metter su famiglia mentre ancora giocano.

Il mio sogno per il futuro e per le future giocatrici è che ci sia un cambiamento, con molte meno domande, perché questo influenzerà anche la posibilità di vivere carriere più lunghe.

Le calciatrici si dovranno sentire più sicurie di avere figli e di sapere che la gravidanza è una cosa bella, ma può essere vissuto bene anche tutto ciò che segue e che le squadre si prenderanno cura di loro. Ci sono ancora così tante squadre che non sanno come gestire il fatto di avere mamme e bambini: è difficile essere il primo della squadra a combattere tutte le battaglie per i diritti…

Proprio per questo, rimanere incinta durante la carriera era qualcosa che per me era sempre stato fuori discussione:  è vero che non mi sono sentita pressata e che nessuno mi ha mai detto nulla di negativo al riguardo, ma è anche vero che,  d’altra parte, nessuno mi ha mai incoraggiata o detto che era ok. Io sapevo che sarebbe stato difficile e che forse quando fossi stata pronta ad avere una famiglia avrei voluto concentrarmi solo su questo.

Ora ci sono grandi esempi, come quello di Sara Björk Gunnarsdóttir, che ha combattuto con il Lione. FIFPro ha ora introdotto regole di base sulla gravidanza che tutte le squadre devono seguire, e penso che sia un buon inizio; lo step successivo è una maggiore sicurezza per le giocatrici, perché, se posso immaginare che le migliori squadre professionistiche seguiranno le regole, cosa succederà in tutte le squadre più piccole e senza risorse?

L’immagine della superdonna che ha dei bambini mentre gioca ancora e torna ancora più forte sta dimostrando che la gravidanza non è qualcosa che ti ostacola, ma forse al contrario di dà di più: torni come una persona nuova e sei anche potenziato dall’avere una famiglia.

E’ qualcosa di profondamente ispirazionale, e spero che in futuro sarà così normale che non parleremo nemmeno dell’argomento: è importante che organizzazioni come FIFA e FIFPro spingano molto su questo tema, e che poi i club si assumano la responsabilità di rispettare davvero le regole e incoraggiare le giocatrici. Penso che sia importante anche avere contratti più lunghi, perché quando invecchi, di solito ottieni solo un contratto di un anno e poi se rimani incinta, ritorni di fatto senza contratto e con la preoccupazione di un reddito da trovare.

SOGNI E SPERANZE

Quello che voglio è che la nostra bambina trovi una casa sicura e piena d’amore e che possa crescere per diventare tutto ciò che vuole. Spero di essere sempre presente per sostenerla e fornirle tutto ciò di cui ha bisogno. Sono così entusiasta di vedere arrivare la piccola e di avere un po’ di tempo da trascorrere con lei. Ora siamo in una bolla d’amore, cercando di essere i migliori genitori che possiamo».

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