La Juve di Porto è troppo fragile: i bianconeri soffrono in mezzo - ANALISI
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LAVAGNA TATTICA – La Juve di Porto è troppo fragile: i bianconeri soffrono in mezzo

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Oltre alla poca pericolosità, la Juve di Pirlo ha manifestato scarsa intensità difensiva. I bianconeri sono crollati nella ripresa

Buco nel gol

Ieri abbiamo scritto degli enormi problemi che la Juve ha mostrato nel palleggio: non è riuscita a muovere le linee, strette e compatto del Porto, con un prolungato possesso sterile che però non ha portato a nulla. Oltre a ciò, nella ripresa i bianconeri hanno dato prova di una inquietante fragilità difensiva: una formazione non certo tecnica come quella lusitana ha più volte messo in imbarazzo i rivali, creando diversi pericoli in ripartenza.

Basti d’altronde pensare a come è arrivato il secondo gol dei padroni di casa. Se il la prima rete è sostanzialmente un regalo di Bentancur, nel gol di Marega il Porto riesce ad entrare quasi in porta con il pallone contro una Juventus inerme. Dopo aver perso la seconda palla sul calcio d’avvio, i bianconeri si sono fatti perforare nonostante la netta superiorità numerica al centro della difesa. Troppa distanza tra Demiral e De Ligt, mentre Rabiot e Bentancur (i due mediani) non leggono in anticipo la zona in cui difendere.

Come si vede nella slide sopra, ci sono 3 giocatori sul portatore e nessuno che segue il movimento di Marega. L’attaccante del Porto è libero sia di ricevere che di calciare, con tutto lo specchio della porta davanti a sé.

Troppi spazi tra le linee

La Juve ha patito molto questo gol, visto che nel secondo tempo – oltre che sterili nel possesso – i bianconeri si sono allungati molto a palla persa. Il Porto ha incontrato parecchi spazi in transizione, dove i bianconeri concedevano molto tra le linee. I reparti erano lunghi e sfilacciati, con ampia distanza tra difesa e centrocampo: le transizioni difensive erano quindi un problema.

L’azione che sintetizza e racchiude tutte queste difficoltà è probabilmente il tiro di Oliveira al 52′, con cui i padroni di casa potevano forse chiudere la partita. Come si vede nella slide sopra, ci sono distanze elevate tra centrocampo e difesa: 3 giocatori bianconeri (i mediani più McKennie) sono andati a pressare – a vuoto – lo stesso giocatore, facendosi poi infilare alle spalle.

In campo aperto, con le punte del Porto che tengono impegnati De Ligt e Demiral, Oliveira ha tutto lo spazio per condurre e involarsi verso la porta di Szczesny. I bianconeri non riescono a fronteggiare la sua corsa, il centrocampista lusitano è indisturbato senza alcuna pressione addosso: al limite dell’area, supera Demiral con una finta su cui il turco cede facilmente, facendosi poi ribattere il tiro da Szczesny.

Troppa passività

Per tutto il secondo tempo, la Juve ha sofferto situazioni di questo tipo. Come spesso accade, una squadra che attacca male è poi schierata in modo deficitario quando gli avversari recuperano palla. Ciò si è visto chiaramente nel match di Oporto, con i bianconeri poco aggressivi e intensi nelle transizioni rivali.

Oltre alla poca aggressività del centrocampo, la difesa non è stata irreprensibile. Tendeva a scappare con troppa facilità, non è riuscita ad alzare la linea e ad accorciare la squadra. Di conseguenza, c’erano costantemente spazi tra le linee.

Uno dei molti esempi lo troviamo nella slide sopra, in cui la Juve si fa infilare in mezzo. Il pressing sul portatore, libero di servire il compagno, è fiacco. I bianconeri, ancora una volta, si fanno perforare per vie interne a causa dell’eccessiva distanza tra i reparti.

Insomma, una prestazione pessima sotto tutti i punti di vista. Non solo poche idee su come fare male agli avversari, ma anche poca attenzione ed intensità in fase di non possesso. Nel momento cruciale della stagione, la Juve di Pirlo regredisce.

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