LAVAGNA TATTICA - Perché De Ligt può essere la chiave di Juve-Cagliari
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LAVAGNA TATTICA – De Ligt può essere la chiave di Juve-Cagliari

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In Juve-Cagliari, rivedremo De Ligt in campo. Il difensore olandese può alzare la linea del pressing e rendere più corta la squadra

Come gioca il Cagliari

Dopo i molti pareggi, la Juve di Pirlo ha assolutamente bisogno di vittorie, magari inaugurando un filotto per avere finalmente continuità. I bianconeri affrontano un Cagliari che, nonostante le pesanti assenze di Nandez, Godin e Lykogiannis, viene a Torino rinfrancato dopo gli ultimi successi.

Contrariamente al proprio storico 4-3-3, Di Francesco sta schierando i sardi con il 4-2-3-1. Nel sistema di gioco cagliaritano, è importante il contributo dei terzini, Zappa e Lykogiannis (anche se contro la Juve giocherà Tripaldelli). I laterali toccano moltissimi palloni, sono una risorsa importante tanto nella risalita quanto nella rifinitura. Molte delle occasioni dei sardi arrivano proprio da combinazioni sulle corsie esterne: i trequartisti (che contro la Juve dovrebbero essere Joao Pedro, Sottil e Ounas) sono molto bravi ad aprirsi per dialogare con loro.

D’altronde, uno dei meriti di questo Cagliari è di riempire molto bene la zona di rifinitura. Quando non si defilano per associarsi con i terzini, i trequartisti del Cagliari (Joao Pedro soprattutto) ondeggiano molto bene tra le linee, dando soluzioni di passaggio ai difensori. In queste situazioni, i sardi si rendono molto pericolosi – perché le corse in verticale di Simeone – che allungano le difese avversarie – consentono di aprire spazi per le corse dei trequartisti.

Le difficoltà nelle transizioni difensive

Senza Bonucci, la gara della Juve sarà molto interessante perché potremo vedere come cambia la fase di non possesso con De Ligt al suo posto. Nei giorni scorsi, abbiamo scritto dei pregi e dei difetti di Bonucci in questo sistema di gioco: il viterbese preferisce una difesa di posizione più bassa e prudente, mentre soffre quando c’è da accorciare in avanti. Anche per questo, Pirlo non riesce ad applicare il calcio di riaggressione e riconquista che ha in mente. Quando la Juve perde palla, c’è troppa distanza tra i reparti, con la difesa che spesso è troppo bassa.

Se si gioca con un baricentro alto e tanti uomini sopra la linea della palla, è necessario che i reparti si muovano all’unisono e che ci sia l’automatismo di accorciare con tempestività. Ciò però non sta succedendo a una Juve che è spesso troppo lunga, di conseguenza l’avversario crea tanto nelle fasi di transizione.

Uno dei molti esempi nella slide sopra, la Juve perde palla a centrocampo ma la difesa è troppo bassa. Mkhitaryan si invola verso la porta di Szczesny.

Non a caso, in molte partite la Juve ha approcciato la gara con l’intenzione di pressare in avanti, ma dopo qualche difficoltà di troppo ha finito con il difendersi sottopalla. Si è visto con chiarezza nel match contro la Lazio, dove i bianconeri hanno atteso i biancocelesti con un baricentro molto basso.

Come de Ligt cambia la Juve

Sulla carta, De Ligt possiede le caratteristiche di cui oggi la Juve ha un disperato bisogno. Fin dai tempi dell’Ajax, l’olandese ha incarnato lo stereotipo del classico difensore olandese che ama giocare con tanto campo alle spalle. Al contrario di un Bonucci più “timoroso”, De Ligt non mette mai indietro la gamba ed è molto aggressivo nell’accorciare in avanti.

 

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Pirlo spera che la presenza dell’ex Ajax possa rendere la Juve più corta e aggressiva, dando quella compattezza in fase di non possesso (sia in transizione che nel pressing) di cui i bianconeri hanno un disperato bisogno. Finora, per gli avversari è stato tropo facile arrivare dalle parti di Szczesny.

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