LAVAGNA TATTICA - Cosa Lazio-Juve ci ha detto su Bonucci
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LAVAGNA TATTICA – Cosa Lazio-Juve ci ha detto su Bonucci

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Lazio-Juve ha dimostrato come Bonucci sia più a proprio agio in una squadra che si difende bassa. Nelle gare precedenti aveva sofferto molto

L’importanza di Bonucci nel palleggio

Nonostante la mole di titoli vinti e partite giocate, Bonucci è sempre discusso da molti dei tifosi della Juve, che forse non gli hanno mai perdonato fino in fondo quel passaggio al Milan nell’estate del 2017. In questio avvio di stagione, il viterbese è tornato a quello che sembra il ruolo a lui più congeniale: centrale di una difesa a 3 in fase di impostazione (che poi diventa a 4 senza palla).

Considerando che nelle prime partite i bianconeri hanno avuto difficoltà a servire i mediani liberi, Bonucci si è rivelato una risorsa molto preziosa per il palleggio. E’ stato soprattutto lui che si è preso tante responsabilità in fase di impostazione: ha effettuato tanti lanci e verticalizzazioni che bucavano le linee di pressione avversarie. Nel 3-2-5 con cui la Juve scende in campo, c’è spesso tanta distanza tra i reparti, è quindi necessario che dietro ci siano giocatori in grado di fare passaggi di lunga gittata. Proprio per questo, finora Pirlo non è stato molto convinto da Arthur: come ha spiegato l’allenatore, il brasiliano ha un modo di giocare molto “spagnolo”, con tanti passaggi corti ma poche verticalizzazioni.

juve ramsey

Una delle molte verticalizzazioni di Bonucci che trovano l’uomo libero alle spalle della mediana avversaria.

Certo, a volte Bonucci è un po’ goffo e a poco agio nel gioco corto, ma la sua capacità di verticalizzare è determinante per la risalita bianconera.

Difficoltà in fase difensiva

Viceversa, il viterbese sta incontrando parecchie difficoltà difensive nel corso di quest’anno. Finora, per gli avversari è relativamente facile mettere in affanno lui e di conseguenza la Juve. L’ex Milan sta perdendo tutti i duelli fisici con i centravanti che si trova di fronte.  Quando il rivale lancia sulla prima punta, Bonucci non riesce quasi mai a prevalere: l’attaccante avversario controlla, pulisce il pallone e si gira. In tal modo, il pressing della Juve viene bucato e il rivale può così puntare in campo aperto la linea difensiva bianconera.

E’ successo moltissime volte in questo inizio di stagione, anche contro avversari non di alto livello. Dzeko, Simy, Kalinic e Nzola: Bonucci ha patito parecchio la fisicità di tutti questi attaccanti, dai lanci su di loro sono nate molte occasioni subite dalla Juve.

Due situazioni. Nella prima Dzeko anticipa nettamente Bonucci, si gira e apre per Spinazzola, che può puntare Danilo in campo aperto. Nella seconda, il viterbese è costretto al fallo su Kalinic, con Vieira alla sua sinistra che stava aggredendo la profondità.

Inoltre, il modo di difendere di Bonucci pare difficilmente compatibile con i principi di Pirlo. Fin dall’inizio, il tecnico bresciano ha detto (e scritto, nella sua tesi) che vuole applicare un calcio di dominio e di riaggressione, in cui si cerca di riconquistare palla subito dopo averla persa. Un calcio difficile e intenso, in cui è necessario che la linea giochi alta e che la distanza tra i reparti sia ridotta.

Fin qui, non c’è stato nulla di tutto questo. Sia nel pressing che nelle transizioni negative, la Juve soffre una distanza enorme tra i difensori e il resto della squadra. Non a caso, i bianconeri sono parsi particolarmente fragili a palla persa.

Un esempio qui, la linea difensiva è troppo lontana. Quando la Juve perde palla, i bianconeri sono esposti al contropiede avversario.

Difficilmente, con questi difensori la Juve sarà alta nel pressing come vuole Pirlo, anche se il rientro di De Ligt potrebbe cambiare le carte in tavola.

La sicurezza di Lazio-Juve

Non è un caso che Lazio-Juve sia invece stata una delle partite più convincenti di Bonucci. Come abbiamo scritto, si tratta di un match in cui i bianconeri si sono difesi in modo piuttosto differente rispetto ai proclami di Pirlo (e vedremo se nelle prossime gare si proseguirà su questa strada).

La Juve ha infatti pressato poco in avanti, ha preferito difendersi con un baricentro basso vicino alla propria area di rigore (41% di possesso palla nel secondo tempo), attaccando poi in ripartenza. I bianconeri hanno concesso molto meno rispetto alle gare precedenti, con un 4-4-2 (che a volte diventava 5-3-2) stretto e compatto contro cui la Lazio ha sbattuto spesso e volentieri. Soprattutto nella ripresa, non c’era la sensazione che il gol potesse arrivare.

Il 4-4-2 della Juve, corto e compatto. Marusic, raddoppiato, è in inferiorità numerica.

Bonucci, che dopo pochi minuti ha salvato un gol fatto su un cross di Fares, è parso molto preciso e sicuro nella protezione del centro dell’area: anche quando i break di Luis Alberto bucavano i mediani, Bonucci era bravo nel temporeggiare ed evitare che quelle situazioni si tramutassero in chances pericolose.

Insomma, vedremo se Lazio-Juve sarà stata una situazione ad hoc o se invece spronerà Pirlo a cambiare il proprio modo di interpretare il pressing. Di certo, abbiamo visto finalmente una squadra corta, con Bonucci che ne ha beneficiato. Il viterbese oggi è in grosss affanno quando deve difendere in avanti, non riesce ad alzare la linea a compattare i reparti, con il risultato che la squadra è troppo lunga nelle transizioni negative. Al contrario, è molto più a proprio agio con una difesa di posizione più attendista.

Vedremo se Pirlo sceglierà di cambiare approccio e di costruire una squadra più di transizione. Di certo, rispetto al passato, oggi la Juve ha tanti velocisti in grado di fare la differenza su distanze lunghe. Anche con un baricentro più basso, i bianconeri riescono comunque a rendersi pericolosi.

 

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