Mancini vuole gli italiani nelle big ma poi fa scelte grottesche: Nazionale senza juventini dopo 30 anni
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Mancini vuole gli italiani nelle big ma poi fa scelte grottesche: Nazionale senza juventini dopo 30 anni

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Mancini vuole gli italiani nelle big ma poi fa scelte grottesche: Nazionale senza juventini dopo 30 anni. Il ct ha rinunciato tra gli altri a Locatelli e Fagioli

La Nazionale italiana per la prima volta dopo quasi 30 anni non potrà fare affidamento su calciatori della Juventus, storicamente principale bacino di attingimento per i ct transitati da Coverciano. Non succede in una partita ufficiale dal 1994 quanto in panchina c’era Arrigo Sacchi: nessun bianconero in campo e nessuno seduto alle spalle del tecnico. Sarà esattamente questo lo scenario che si verificherà in serata a Napoli contro l’Inghilterra: Leonardo Bonucci, l’unico juventino a seguito dagli azzurri, resta fuori per infortunio. Verrebbe chiedersi che fine hanno fatto tutti gli altri visto che Massimiliano Allegri nella stagione in corso ha utilizzato 11 potenziali azzurri, di cui ben 7 con un impiego che va oltre i mille minuti. Ma nelle convocazioni del ct nessuno di questi trova spazio: o meglio ne aveva trovato soltanto Federico Chiesa, alla fine rimasto a Torino per l’ennesimo problema fisico della sua sin qui tormentata stagione.

Mancini si è guardato bene dal convocare i vari Moise Kean, Mattia De Sciglio, Fabio Miretti, Mattia Perin, Federico Gatti e persino Nicolò Fagioli (ancora nel limbo dell’Under 21) e Manuel Locatelli, senza timore di smentita due dei centrocampisti più in forma dell’intera Serie A. «Il Loca? Lo abbiamo fatto debuttare noi, è sempre stato con noi. Può capitare di saltare una convocazione. Lui deve pensare a continuare come sta facendo perché contro l’Inter è stato bravissimo: ha giocato una delle migliori partite degli ultimi mesi. Deve continuare a lavorare così e tornerà con noi», ha spiegato il ct che si rifiuta di farne un caso. L’ex Sassuolo ha detto però senza troppi giri di parole di esserci rimasto molto male per una mancata convocazione che ha del grottesco. Se è vero che il centrocampo è il reparto in cui l’Italia tutto sommato si difende meglio, lo è pure il fatto che nessuno dei mediani convocati dal ct può vantare l’attuale stato di forma del neo papà.

Anche Perin si sarebbe meritato una lettera d’invito, considerando le straordinarie prestazione che ha offerto con la Juventus. Da secondo, certamente, ma con una sicurezza che per esempio Falcone nel Lecce non sempre ha dimostrato. In questo caso potrebbe aver avuto il suo peso la carta d’identità che però è parecchio leggera nel caso di Fagioli: il coraggio che sempre ha contraddistinto Mancini nel lancio dei giovani talenti questa volta non ha avuto sfogo. Discorso simile per Gatti e Kean, che non hanno vissuto una stagione all’insegna della continuità, ma sembravano entrambi giocatori presi ampiamente in considerazione dal ct. Per loro ci sarà spazio nelle prossime chiamate? Chissà.

Più in generale la lista di Mancini fa a pugni con quello che continua ad essere il principale leitmotiv delle sue uscite pubbliche: l’assenza di giocatori italiani nelle big del nostro campionato. Sono passate poche settimane da queste dichiarazioni in riferimento al successo delle squadre nostrane in Europa: «Le squadre sono italiane è vero, ma di italiani ce ne sono pochi. E’ quello il problema. La mia speranza è che giochino sempre più italiani, nel frattempo dobbiamo trovare delle soluzioni». Il Mancio ha finito per trovarle in Argentina sfruttando il doppio passaporto di Mateo Retegui. Giusto esplorare tutte le strade in un percorso di avvicinamento a una grande competizione internazionale come sarà Euro 2024, ma alcune rinunce in questa tornata appaiono perlomeno strambe. Ma a questo giro non ci venga a raccontare che manca fiducia da parte dei club nei confronti dei giovani italiani.

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