Marchisio: «Manca la normalità, ma tornerà tutto come prima»
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Marchisio: «Manca la normalità, ma tornerà tutto come prima»

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Marchisio in diretta: «Manca la normalità, ma tornerà tutto come prima». Il Principino risponde alle domande di Oldani e dei tifosi

Claudio Marchisio ha condiviso una diretta su Instagram, sponsorizzata da Lavazza, insieme al cuoco Davide Oldani. Queste le sue dichiarazioni.

JUVE O TORINO – «Come!? Che domande sono!»

SALUTO A LICHTSTEINER – «Ciao svizzero. Si è appena collegato Lichtsteiner. Un abbraccio a te alla tua famiglia».

CORONAVIRUS – «Manca il calcio? Diciamo che manca la normalità, eravamo nel clou della stagione, stavamo guardando la Champions League, la fase finale del campionato… Però tornerà tutto alla normalità, ringraziamo i medici, gli infermieri e la Protezione Civile che da un mese stanno lavorando incessantemente».

RINNOVO CR7 – «E che domande sono, mica sono Di Marzio»

ATALANTA – «Una grandissima realtà, peccato che ora proprio lì ci sia uno dei focolai più importanti. Ma Bergamo è forte, come tutto il nostro Paese e si rialzerà, così potremo vedere anche l’Atalanta in campo».

LIONE – «Se si passa? Vediamo se si riuscirà a riprendere, come anche il campionato ed il lavoro di tutti i giorni. Siamo fermi, mi sembra assurdo parlare di una partita che non si sa nemmeno se si giocherà».

TORNARE A GIOCARE CON LA JUVE –  «Sì, con la maglia che ho della Juve, in giardino però, perché mi sono ritirato»

DOMANDA LICHTSTEINER – «”Conte o Allegri?” Mi fa le domande come un giornalista, facciamo così, io te la rigiro e vediamo cosa risponderai».

RITIRO MARCHISIO – «Il cambiamento non è stato violento, ho avuto tutta l’estate per pensarci e vedere come il mio corpo rispondeva dopo l’ultimo infortunio. Ho avuto il tempo per rifletterci bene, ero abbastanza preparato. E’ stato più forte l’impatto con il lavoro fuori dal calcio, un’altra realtà che mi permette di realizzare altri sogni».

DOPO IL CALCIO – «Sono un po’ di anni che sto portando il progetto “Legami”, a Vinovo, a Roma e in Sardegna, ma parlare di ristorazione in questo momento che è tutto fermo è difficile».

ANZIANI – «In questo periodo, le persone più colpite sono gli anziani. E’ un peccato che figli e nipoti non possono passare più tempo con i nonni, che hanno vissuto dei periodi più lenti rispetto ai nostri che sono velocissimi anche per la tecnologia. I nonni hanno vissuto le crisi e potrebbero aiutare a capire questi periodi, ma purtroppo ora non è possibile. In questo momento è fondamentale il concetto di tavola, come aggregazione e riscoperta, perchè prima si parlava solo di come fosse andata la giornata, invece ora si ragiona diversamente».

COMUNICAZIONE POST CORONAVIRUS – «Bisognerà costruirla in modo diversa dal mordi e fuggi, perché le persone cambieranno il modo di essere e il modo di agire. Siamo passati da un momento in cui si giudicava tutto, puntando il dito contro qualcuno, un momento molto fragile. Spero che questa crisi possa almeno aiutare le persone a rivedersi, a cambiare».

RICETTA DEL CUORE – «Io cucino, ma poca roba, riesco a far le uova in tutti i modi. Io sono un amante della carne e del pesce, non tanto dei primi piatti anche se mia moglie è bravissima a prepararli. A me piace molta sostanza, o una cacio e pepe o una carbonara. Io amo tantissimo i formaggi, gli gnocchi al Castelmagno o ai quattro formaggi».

PASSAGGIO IN PRIMA SQUADRA – «Te lo danno i tifosi e le luci di uno stadio. Prima giochi nei campi di periferia, con poco pubblico e magari senza luci, poi passi in prima squadra e tutto il contesto ti fa capire dove stai entrando. Nello sport però i primi attori sono i tifosi, perchè senza di loro non sarebbe così luminosa la figura del calciatore. Come gli chef: senza il cliente che non apprezza il piatto, non è la stessa cosa. Avendo fatto il settore giovanile della Juve, i dirigenti e gli allenatori ci dicevano di raccogliere tutti i palloni e mettere tutto in ordine. Poi pulivo le scarpe per due motivi: primo perchè lo diceva l’allenatore, e poi perché se fossi tornato a casa con le scarpe sporche, mia madre mi avrebbe dato le mazzate».

BANDIERE NEL CALCIO – «Per un grande professionista avere interesse da altri grandi club ti porta ad essere lusingato, anche per avere la possibilità di entrare nella storia di altri club. Diciamo che adesso ci si muove di più rispetto ad una volta. Il senso di bandiera ora si può cambiare, il tifoso si lega tanto ad un calciatore se in quegli anni con la nuova casacca ha dato tutto. Io mi ricordo di diversi calciatori che pur rimanendo pochi anni sono stati accolti benissimo da avversari. Un esempio: Tevez è stato pochi anni per noi, ma in quei due anni ha dato tanto a livello di leadership e di gol che è rimasto nel cuore di tutti. Il concetto di bandiera, secondo me, è cambiato: non conta quanti anni resti, ma quanto dai in quegli anni che vesti la maglia della tua squadra».

GIOCATORI STRANIERI – «Abbiamo sempre avuto molti giocatori in Italia che arrivavano da Francia e Germania, inglesi ce n’erano pochi. C’erano tanti olandesi, e anche noi andavamo poco all’estero. La globalizzazione ha allargato tutto, basta vedere De Rossi che è andato al Boca Juniors. Ci sono tante belle storie di sportivi che ce l’hanno fatta ma hanno vissuto un passato difficile, come Lukaku. Un grande esempio per tutti, perchè tutti possono farcela».

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