Maresca: «Quanti compagni forti ai miei tempi alla Juve»
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Maresca: «Quanti compagni forti ai miei tempi alla Juve»

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Maresca: «Quanti compagni forti ai miei tempi alla Juve». L’ex bianconero affronta varie tematiche riguardanti il mondo del calcio

Enzo Maresca, ex centrocampista della Juve, ha parlato a TMW Radio durante la trasmissione Stadio Aperto di alcuni argomenti legati all’emergenza Coronavirus e il mondo del calcio.

CORONAVIRUS – «Credo che ormai la situazione del virus sia simile un po’ ovunque, è stato qualcosa che ci ha colti di sorpresa e adesso ci troviamo in queste condizioni. Io sono in Spagna da un mese, fino a gennaio lavoravo in Inghilterra, e lì rimango fino a fine anno scolastico perché ho tre figli a Londra. Siamo venuti via un mese fa, ma è tutto simile ovunque. Noi italiani siamo un po’ più avanti perché è scoppiata prima, ma è un discorso a catena».

PREOCCUPAZIONE – «Quello più importante è la soluzione del virus, con il vaccino. Quando lo avremo, ci sarà la soluzione, ma fino a quando non lo avremo dobbiamo imparare a convivere con questo virus. Piano piano ripartirà tutto, anche se in modo lento, ma con la consapevolezza che dovremo farlo».

PROTOCOLLO FIGC – «Le soluzioni sono diverse, ma finché non risolveremo anche parzialmente questo virus, sarà difficile parlare un po’ di tutto. Quando si ricomincia, partiremo tutti dallo stesso punto. Non ci sono situazioni di vantaggio né di svantaggio. Se ci sarà da fare il sacrificio di giocare ogni tre giorni, credo non ci sia nessun problema».

PAURA ALLENAMENTO – «Sicuramente. Se calcoli, tra Spagna e Italia ci sono 40mila morti. Al giorno perdiamo 5-600 persone, e si continua a parlare di calcio… Si fa fatica, questo è il mio pensiero».

SOLUZIONI – «La situazione più facile sarebbe la prima, sospendere qua e riprendere a settembre. L’istinto direbbe questo, ma ci sono tante esigenze dietro: fin quando si può, bisogna provare a far ripartire i campionati. Altrimenti, si passerà alle decisioni drastiche».

TITOLI – «Mi reputo fortunato, ho avuto la possibilità di giocare in società importanti, con giocatori forti sia tecnicamente che umanamente. Quando vinci, devi avere un pizzico di fortuna e diciamo che ce l’ho avuta».

ESPERIENZA IN PANCHINA – «Come idea e concetto ho tutto chiaro, in questa seconda vita professionale. Ho smesso di giocare tre anni fa, e poi ho avuto già la possibilità di lavorare in tre paesi diversi, iniziando ad Ascoli prima di passare a Siviglia con Montella e poi al West Ham con Pellegrini. Dalla prossima, molto probabilmente, comincerò da solo».

SERIE A – «A mio avviso sta tornando competitivo, ci manca qualcosa a livello internazionale. Rimane il torneo più tattico, l’Italia è il paese con allenatori migliori. Ormai in Inghilterra, dove sono stato negli ultimi due campionati, si contavano un paio di allenatori inglesi. In Spagna simile… Qualsiasi paese ha tecnici internazionali. L’Inghilterra, calcisticamente, è più affascinante perché per indole e cultura sei spinto a non fermarti mai, sia che tu vinca che tu perda. La Spagna ha più tecnica».

RIMPIANTO WEST HAM – «Dispiace per come è finita, però è stata un’esperienza bellissima. Ho fatto un campionato e mezzo a fianco di un allenatore top, vivendo il quotidiano e sedendomi sempre in panchina accanto a lui. Mi sono formato al 100%, nel mio caso mi sono dovuto dimettere perché la società, quando ha deciso di esonerare Pellegrini, mi ha chiesto di rimanere. Ma ho ritenuto corretto, per rispetto verso Pellegrini, che mi dimettessi».

MIGLIOR COMPAGNO – «Per fortuna ho avuto tanti compagni forti, ai miei tempi alla Juve c’erano Zidane, Del Piero, Davids… Come difensori Montero, Ferrara. Poi anche in altre squadre: al Bologna ero con Beppe Signori, alla Fiorentina c’era il primo Chiellini, che poi è diventato quello che è diventato, a Siviglia con Dani Alves e Kanoute. Idem al Palermo, negli ultimi due anni in Italia ero con Dybala e Vazquez».

MANCINI – «Assolutamente sì, ha restituito entusiasmo, si vede un calcio propositivo e coraggioso: penso sia un gran merito».

COPPA UEFA – «Quello è stato un gran momento. Dopo 2-3 mesi che vincemmo la UEFA vincemmo anche la Supercoppa Europea col Barcellona ed ebbi la fortuna di segnare anche lì. Quello è stato il periodo più bello, ma reputo bellissimi anche i due anni e mezzo a Palermo, quando raggiungemmo una salvezza insperata, idem a Firenze all’ultima partita. A prescindere dai titoli, ritrovo tante emozioni».

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