Milik: «Cristiano Ronaldo un'ispirazione: facevo gli addominali di notte per diventare come lui. Henry uno dei miei idoli»
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Milik: «Cristiano Ronaldo un’ispirazione: facevo gli addominali di notte per diventare come lui. Henry uno dei miei idoli»

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Arek Milik, attaccante della Juventus, ha rilasciato una lunga intervista alla Gazzetta dello Sport. Ecco le sue dichiarazioni

L’attaccante della Juventus Arek Milik ha rilasciato una lunga intervista alla Gazzetta dello Sport. Ecco le parole del calciatore bianconero:

CHI L”HA ISPIRATA IN QUESTI ANNI –«Nel calcio, Thierry Henry e Cristiano Ronaldo. A inizio carriera mi capitava di giocare esterno e così guardavo gli skill di Cr7 su Youtube. Mi ispiravano veramente. Infatti poi andavo al campo e cercavo di imitarlo. E guardavo i suoi addominali, li avrei voluti anch’io, per riuscirci mi mettevo a farli anche alle 11 e mezza di sera… Un altro sportivo che mi ho ammirato è Kobe Bryant, per la sua mentalità».

UN GOL INDIMENTICABILE SEGNATO DA RAGAZZINO«Da centrocampo, appena iniziata la partita mi passano la palla, tiro, gol. C’era il vento, ma avrei segnato comunque. Avevo 14 anni».

DA ANNI LAVORA CON UN MENTAL COACH: HA UN CONSIGLIO DA DARE A TUTTI? «Non credo di scoprire niente di nuovo se dico che nella vita ognuno di noi deve avere un obiettivo. Grazie a questo, la motivazione viene da sola. Così si tolgono tutte le distrazioni e si punta su quello. Non vale soltanto per lo sport, vale in qualsiasi ambito»

IL CALCIO LO VIVE COSI INTENSAMENTE DA SOGNARLO? «Adesso un po’ meno, anche se è sempre nei miei pensieri. Col tempo, grazie all’esperienza, vedo le cose in modo diverso, prima provavo delle emozioni che poi mi portavano a ripensare per esempio agli errori commessi. Adesso succede meno, grazie all’età e al lavoro mentale che sto facendo»

TENTAZIONI IN CUCINA A NAPOLI – «Facevo fatica a non cadere in tentazione, mozzarelle, fritti, pizze. Per farcela mi ripetevo: se vuoi raggiungere i tuoi obiettivi, quello che non ti aiuta evitalo»

MILIK BAMBINO – «Non ero timido, ma sapevo stare al mio posto. La cultura familiare era parecchio diversa, sapevo che se non fossi stato al mio posto qualcosa avrei rischiato, adesso tra genitori e figli c’è tutt’altro dialogo»

UNA MAGLIA DA PICCOLO CALCIATORE CHE NON DIMENTICA «Era verde. Ma anche arancione. Sai perché non era una sola? Perché le maglie da gara dovevamo comprarcele da soli. Il nostro club, l’accademia di Katowice, per i più piccoli non le aveva. Una volta, a 6 o 7 anni, convinsi gli altri a comprarne simili a quelle dell’Arsenal, rosse con le maniche bianche e le scritte in oro: perché nei Gunners c’era il mio idolo, Thierry Henry»

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