Montezemolo: «Sbagliai ad andare alla Juve. Agnelli? Parlano i risultati»
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Montezemolo: «Sbagliai ad andare alla Juve. Agnelli? Parlano i risultati»

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Montezemolo: «Sbagliai ad andare alla Juve. Agnelli? Parlano i risultati». L’ex dirigente bianconero torna a parlare di Madama

Luca di Montezemolo ha parlato tanto di Juventus al Corriere dello Sport.

L’AVVOCATO – «Mi mancano le nostre chiacchierate su tutto. L’Avvocato era un italiano vero, a cominciare dalla passione per il calcio, i motori e le donne. Mi manca sempre di non avere più una persona che mi ascoltava anche quando gli parlavo di problemi personali. Gli ho voluto molto bene».

CHIAMATA DELLA JUVENTUS – «L’Avvocato voleva dare una svolta alla Juve. Pensò a me come dirigente. Era affascinato dal Milan di Sacchi. Aveva deciso di chiudere il ciclo di Zoff allenatore. Secondo lui, un portiere non poteva fare l’allenatore. Io in realtà ero stufo di calcio e delle polemiche su Italia ’90. Noi con gli stadi non c’entravamo nulla, era roba dei comuni. Nessuno di noi fu nemmeno sfiorato dalle inchieste giudiziarie. E poi, la mia squadra del cuore era il Bologna. Pentito di aver accettato? Super pentito, ma mi era difficile dire no all’Avvocato».

SACCHI ALLA JUVE – «Parlai con lui, ma l’Avvocato aveva già preso Maifredi, sa, il calcio champagne. Un tipo simpatico, alquanto pazzo, ricordo la sera che perdemmo 5 a 1 col Napoli in supercoppa. Il povero Tacconi era distrutto: “Mi ha fatto giocare da libero…”. Non poteva durare alla Juve».

CALCIOPOLI – «Ho sofferto più che altro per il mio amico Della Valle. Lui e il fratello, due persone perbene. La loro immagine macchiata moto più di quanto sarebbe stato giusto. La Juve? Non so cosa dire. Ero fuori da tutto, certo non simpatizzavo per quella gestione».

ANDREA AGNELLI – «Contano i risultati, c’è poco da dire o contestare. Nove scudetti parlano chiaro. La Superlega? Un tema che prima o poi dovrà essere affrontato nelle forme giuste. Il trend va in quella direzione. Allora, furono decisamente sbagliati i modi e il timing».

ANEDDOTO PLATINI – «I miei idoli? Maradona, da grande, e Sivori, quando ero più piccolo. Da tifoso del Bologna ammiravo Bulgarelli. Poi c’era l’ungherese Detari, un genio e sregolatezza alla Cassano, e Platini. Un giorno Agnelli lo beccò che fumava di nascosto nello spogliatoio, e lui disse ‘Avvocato, l’importante è che non fumi Furino’. Intelligentissimo».

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