Pogba torna, Fagioli va in panchina: in Italia poco spazio ai giovani
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Pogba torna, Fagioli va in panchina: in Italia poco spazio ai giovani. E il Real lancia i 2004…

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Pogba torna, Fagioli va in panchina: in Italia poco spazio ai giovani. E il Real lancia i 2004… L’analisi in casa Juventus

Vedere Paul Pogba in fondo alla rosa della Juventus, con zero minuti e appena una panchina a fine febbraio (come Riccio e Da Graca…) fa un certo effetto, ma a differenza dei baby le sue statistiche sono destinate ad impennarsi a breve. Il francese ha messo il Toro nel mirino e dovrebbe rientrare nella lista dei convocati (l’ultima volta contro il Monza), per tornare in campo a distanza di 10 mesi dall’ultima volta, con la maglia dello United. La stagione personale e atipica di Paul inizio oggi, la Juve lo ha aspettato ben oltre i tempi tecnici per una lesione al menisco esterno, ora tocca a lui ripagare la fiducia sul campo, trascinando i compagni verso un trofeo. E’ questo l’obiettivo dichiarato di Max Allegri, e Pogba sa come si fa. Anzi, insieme a Di Maria è uno dei campioni più esperti al servizio della Vecchia Signora, e si spera anche più determinante, proprio come lo è stato il Fideo a Nantes. Personalità e gol che sono mancati in campionato, ma anche in Europa: dagli ottavi contro il Friburgo il Polpo sarà un elemento essenziale della rosa di Allegri con un punto di forza in più: è uno dei pochi giocatori in rosa ad aver già vinto l’Europa League (stagione ’16/’17 allo United), oltre a quattro scudetto in maglia bianconera. Il ritorno in pianta stabile di Pogba, però spalanca nuovi scenari – anche tattici – per la Juventus, a partire da un sistema di gioco che dovrà valorizzare al massimo il numero 10, ma senza intaccare i nuovi automatismi in attacco. Pogba è compatibile con il tridente? Si scoprirà strada facendo, nel frattempo Allegri non vede l’ora di sperimentare. Cambieranno inevitabilmente le gerarchie a centrocampo, e questo sul lungo periodo rischia di diventare un problema per i due giovani talenti bianconeri Miretti e Fagioli. Il primo è ancora infortunato mentre il secondo si sta ritagliando sempre più minuti e fiducia, a Nantes oltre all’assist per il primo gol di Di Maria ha giocato una partita matura e di sostanza, ma se Rabiot in questo momento è imprescindibile e Locatelli (squalificato nel derby) in crescita, lo spazio per Fagioli è destinato a ridursi.

E qui forse bisognerebbe dare un’occhiata a quello che succede all’estero, non solo in Premier ma anche in Liga. Nel big match dell’ultima giornata, in una sfida delicatissima come il derby di Madrid, Carlo Ancelotti al minuto 77 ha gettato nella mischia il classe 2004 Alvaro Rodriguez, capace di trovare il gol decisivo dell’1-1 all’esordio assoluto in maglia Real Madrid, in appena 8 minuti. Si può discutere se parlare di intuizione o colpo di fortuna, ma c’è una differenza sostanziale rispetto all’Italia. In A – a meno di una situazione di emergenza – difficilmente un classe 2004 troverebbe spazio in una gara di alto livello, lo dicono i numeri. I migliori di quell’annata in casa Juve sono Turco, Hasa e Mancini e al momento tutti e tre hanno zero minuti e zero convocazioni con Allegri, situazione destinata a rimanere tale da qui a fine stagione. Non è un caso ma una questione di mentalità, che distingue da sempre l’Italia dall’estero. In Inghilterra, Francia, Spagna e Olanda i ragazzi più promettenti delle giovanili vengono aggregati in prima squadra – proprio come accade alla Continassa -, ma a differenza del campionato italiano se offrono garanzie giocano. Probabilmente con meno pressioni della serie A, ma sicuramente meno prudenza che in Italia. Una politica che alla lunga paga, lo dimostra un Real Madrid capace di sfornare o lanciare giovanissimi talenti ogni anno, costruendosi il ricambio generazionale in casa: niente paura se Benzema, Kroos e Modric sono decisamente in là con gli anni, ci sono Camavinga (20 anni), Vinicius Junior (22 anni), Rodrygo (22 anni) e Alvaro Rodriguez (18) a garantire la continuità. In Italia quando?

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