Caso Portanova, parla la vittima: «Mi vuole affossare, tribunale mediatico crudele»
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Caso Portanova, parla la vittima: «Mi vuole affossare, tribunale mediatico crudele»

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Caso Portanova, parla la vittima: «Mi vuole affossare, il tribunale mediatico è crudele». La risposta alla conferenza stampa del giocatore

La ragazza di 22 anni vittima del presunto stupro di gruppo in cui è accusato anche Portanova, giocatore del Genoa ed Juve, ha parlato di quanto successo a La Nazione.

PAROLE – «Negli ultimi anni ho scoperto di avere tanti nomignoli: Chiara, Sara, Claudia, Marta, ‘quella di Portanova’, ‘sicuramente una poco di buono’, ‘la stuprata’ e chi più ne ha più ne metta. Ho scelto di scrivere, sapete, non è mai facile esprimere se stessi e il proprio dolore quando si è in mezzo ad una burrasca giudiziaria. Tutto può essere preso di mira, tutto può essere visto da qualcuno come un piccolo enorme dettaglio per puntarmi il dito contro. Ma sono qua oggi, per rispondere ad una conferenza stampa da poco tenuta, per rispondere a chi potrebbe credere più alle parole di qualcuno rispetto all’esito di un primo grado di giudizio. Perché rispondere? Perché oltre a quello che ho dovuto subire nella notte tra il 30 e il 31 maggio 2021, mi ritrovo oggi di fronte a qualcuno che tenta di affossare la mia persona e di mettermi in cattiva luce. Purtroppo oltre al tribunale giudiziario ne esiste anche uno mediatico e sociale, molto crudele, del quale con sincerità posso affermare che siamo vittime tutti. Non sono stata io a voler dare clamore a questa orribile vicenda. “Ti sei scelta bene i cavalli da giocare”, dice qualcuno. Se solo sapeste quanto sia stato difficile per me riuscire anche solo a denunciare. Denunciare una violenza sessuale significava dover affrontare anni di svalutazioni, di insulti, anni in cui avreste provato a dire che era un gioco e che ero d’accordo. Denunciare significava affrontare processi, udienze, dover leggere articoli su articoli di giornale, dover affrontare le calunnie più malvagie. Ho desiderato spegnermi. Mi sono chiusa in un guscio di silenzio e freddezza, nessuno doveva chiedere, nessuno doveva sfiorarmi…Ricordo di aver abbracciato mio cugino per primo e di avergli detto: mi fa male tutto. Cerco di riprendere in mano la mia vita giorno per giorno e andare avanti».

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