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Riccio: «Giocare allo Stadium una spinta in più. Next Gen, Bonucci e la prima squadra…» – ESCLUSIVA

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Alessandro Pio Riccio, difensore della Juventus Next Gen, ha rilasciato un’intervista esclusiva a Juventusnews24. Le sue parole

Prima volta all’Allianz Stadium per la Juventus Next Gen. La cornice dell’impianto della prima squadra ospiterà i bianconeri di Massimo Brambilla domenica, nel match casalingo contro il Mantova. In esclusiva a Juventusnews24, il difensore Alessandro Pio Riccio ha tracciato l’avvicinamento all’atteso appuntamento. Uno sguardo, poi, all’attuale stagione della Next Gen così come al suo trascorso nel settore giovanile e agli obiettivi futuri (con un occhio alla prima squadra).

Emozione Allianz Stadium

Domenica è il giorno della prima storica volta della Juventus Next Gen all’Allianz Stadium. Qual è stato il tuo primo pensiero quando hai saputo la notizia?
«Eravamo tutti molto contenti per questa grande notizia e per la grande opportunità che ci dà la Juve di giocare davanti al nostro pubblico. Per noi deve essere solo una spinta in più per continuare la nostra striscia positiva».

Qual è il clima all’interno dello spogliatoio? C’è più adrenalina, un po’ di timore?
«Ognuno la vive come si sente. Per me è adrenalina, sarò emozionato sì ma non deve essere timore».

È atteso anche il pubblico delle grandi occasioni. Che partita stai immaginando nella tua mente, magari prima di andare a dormire ti metti giù e a cosa pensi…
«Ci sto pensando già da quando ce lo hanno detto… Magari un gol, chi lo sa. Ci sarà anche la mia famiglia, per me è un sogno giocare lì. Davanti a tutti quei tifosi non mi è mai successo, sarà una bella atmosfera».

Approfittando di questa occasione allo Stadium, avete dunque avuto la possibilità di invitare parenti, amici ad assistere alla partita?
«Sì, tutti i ragazzi hanno invitato la loro famiglia, parenti e amici. È una grande occasione, quindi c’è bisogno di tutti».

Che avversario sarà il Mantova?
«È una bella squadra, rognosa, hanno anche un grande pubblico. Sono una squadra ben attrezzata, fisica, esperta. Dobbiamo stare attenti».

Diciamo che per te non è la primissima volta all’Allianz Stadium. Il 28 ottobre 2020, quando eri in Primavera, Andrea Pirlo ti ha portato in panchina per Juve Barcellona di Champions League. Tra spogliatoio, campo, partita, quale momento o ricordo hai più impresso di quella notte?
«Gli aneddoti preferisco tenerli per me. Ma ricordo la grande emozione alla prima chiamata di Pirlo. Peccato che lo stadio era vuoto perché c’era l’emergenza Covid, ma comunque è stata una grande emozione e lo ricordo con piacere».

La stagione con la Juventus Next Gen

Inquadriamo il momento attuale della stagione. Arrivate da 5 vittorie consecutive tra campionato e Coppa Italia, 5 gol subiti nelle ultime 9 partite. Non parliamo di segreti, ma dove avete fatto secondo te lo scatto in avanti rispetto all’inizio di stagione?
«Anche con l’arrivo di nuovi ragazzi, di un nuovo mister, il nostro cammino è iniziato un po’ in salita. Poi mettiamoci dentro anche i tanti infortuni della squadra, le tante assenze, i ragazzi che salivano in prima squadra. Magari c’è stata qualche difficoltà all’inizio poi ne siamo usciti da squadra. Con tanti ragazzi ci conosciamo da anni poi, quindi piano piano abbiamo indirizzato anche i nuovi. Per cui andiamo avanti così».

Siete la quarta miglior difesa del Girone A in questo momento. Tu, Poli e Stramaccioni siete le costanti rispetto all’anno scorso, poi sono saliti Nzouango e Muharemovic: la forza difensiva è una delle chiavi di questa squadra?
«Dicono che i primi difensori siano gli attaccanti, quindi è una questione di squadra non solo di difensori. I nuovi si stanno adattando al campionato come abbiamo fatto noi gli anni scorsi. Si adatteranno e per loro sarà un nuovo inizio».

L’ossatura dello scorso anno è stata affiancata dal salto di diversi Primavera in rosa. Gruppo giovane, tu sei al secondo anno di Next Gen, è cambiato il tuo ruolo all’interno del gruppo?
«I giocatori di esperienza per me sono Simo (Iocolano ndr) e Fabri (Poli ndr), non io, però se posso dare qualcosa in più lo faccio anche io. Aiuto i ragazzi più giovani nelle comunicazioni soprattutto, basandosi su quello che è successo l’anno scorso e le esperienze che ho avuto».

Quarti di finale playoff e semifinale soltanto sfiorata. Questo il percorso dello scorso anno: l’asticella degli obiettivi l’avete alzata ulteriormente quest’anno?
«Noi puntiamo sempre ad arrivare ai playoff, poi se il campionato si mette bene perché non puntare più in alto?».

Ad eliminarvi ai playoff fu proprio il Padova, ora avversaria nei quarti di Coppa Italia. Quanto tenete a questa competizione e sentite un valore aggiunto a questa partita dopo l’eliminazione dello scorso anno?
«Ci teniamo assolutamente, anche perché è una competizione importantissima che ci permette di saltare turni playoff. Il Padova è una grandissima squadra, da non sottovalutare. Giocare lì sarà difficile, speriamo di fare meglio dell’anno scorso».

Ci racconti che allenatore è Massimo Brambilla? In cosa ti sta aiutando di più, il suo rapporto con la squadra, cos’è cambiato anche rispetto a Zauli…
«Rispetto a mister Zauli è più pacato, silenzioso, ma allo stesso tempo ci fa capire sempre l’importanza dei dettagli, l’importanza di vincere, la cattiveria che dobbiamo mettere in tutte le cose che facciamo. Poi è una bravissima persona».

Il percorso tra Juventus e Nazionale

Ti metto davanti alcune tappe della tua carriera del settore giovanile. Raccontaci quali ricordi ti vengono in mente.

Il passaggio dallo Sport Village alla Juventus
«C’erano tante squadre interessate a me, ma ho scelto subito la Juventus perché mi sono innamorato di questo ambiente, di questi colori. È stato 7 anni fa, all’inizio non è stato facile trasferirmi, lasciare tutto, poi piano piano mi sono abituato e sono contentissimo di aver fatto questa scelta».

Lo Scudetto in Under 15
«Un momento bellissimo, che conservo sempre dentro di me. Con i ragazzi con i quali ho vinto ci sentiamo ancora, è sempre un gran ricordo».

La finale persa con l’Inter in Under 16
«Fa parte del calcio. A volte si vince, a volte si perde. È un ricordo brutto, ma ti fa maturare anche quello. Ti fa accettare la sconfitta per migliorarsi sempre di più».

La Primavera
«Il primo anno in Primavera è stato più importante del secondo. Non per motivi calcistici ma umani. Mi ha fatto migliorare tanto il fatto di non giocare. Il secondo anno, invece, sono diventato anche capitano e per me è stato un orgoglio indossare la fascia di una squadra come la Juventus. Emozione bellissima, peccato essere usciti poi con l’Empoli però quell’anno me lo porto nel cuore».

Zauli e Bonatti
«Zauli mi ha aiutato molto sotto il profilo umano, caratteriale. Bonatti invece mi ha aiutato sotto il profilo calcistico, essendo un allenatore molto maniacale su tutti i dettagli».

L’esordio in Serie C
«L’esordio tra i professionisti non si scorda mai, è stato bellissimo. Ho portato le paste nello spogliatoio come stanno facendo i ragazzi che stanno esordendo quest’anno».

La finale dell’Europeo Under 17 persa contro l’Olanda
«È stata brutta anche quella, ma anche lì bisogna ricordarsi di un momento che ti ha fatto maturare, che ti ha permesso di vivere quelle emozioni. È stato un bel percorso: abbiamo battuto la Francia, abbiamo giocato delle bellissime partite. L’Olanda era una squadra forte, è andata così, magari ci rifaremo quando andrò in Nazionale maggiore…».

La prima squadra

Hai la possibilità di vedere da vicino il tuo modello di ispirazione: Leonardo Bonucci. Gli hai chiesto dei consigli, cosa cerchi di rubargli principalmente?
«Non sono il tipo che va lì a chiedere consigli, ma cerco di guardare e rubare tutto quello che fa lui, così come da Chiellini quando era qui, ora da Bremer che è fortissimo. Cerco sempre di rubare ogni piccolo dettaglio».

Parentesi: hai anche scattato una foto insieme a lui…
«Sì era dopo Juve Ferencvaros. Un bel momento, emozionante…».

Qual è stato il giocatore della prima squadra più difficile da marcare in allenamento?
«Chiesa è molto forte, anche Vlahovic. Degli anni scorsi ricordo Douglas Costa, era imprendibile. Anche Cristiano Ronaldo».

Se dovessi rubare una qualità agli altri due centrali, Danilo e Bremer, quale sarebbe?
«Danilo ha un grande carisma, gli vorrei rubare quello magari. A Bremer la forza fisica».

In questa stagione tuoi ex compagni come Miretti, Fagioli, Soulé e Iling (tuo attuale compagno), hanno trovato continuità in prima squadra. Chi hai visto più cresciuto?
«Innanzitutto sono contentissimo per loro, per il percorso che stanno facendo. Li ho visti crescere tutti, soprattutto Fagioli e Miretti da quando sono qui alla Juve. Iling lo conosco da due anni, anche lui è maturato tanto. Se dovessi dirti un nome, sarebbe quello di Miretti».

Come lo immagini, nei tuoi sogni, l’eventuale esordio in prima squadra?
«Lo sogno ogni notte, sarebbe un grande orgoglio per me».

Chiudiamo con un gioco: costruiamo il tuo difensore ideale. Deve avere…

Le abilità in marcatura di
«Van Dijk».

La forza fisica di
«Bremer».

Le qualità nei duelli aerei di
«Chiellini».

L’impostazione di
«Bonucci».

E di Riccio?
«Non dico nulla, preferisco tenermi per me tutto».

Si ringraziano Alessandro Pio Riccio e l’ufficio stampa di Juventus per la gentile concessione dell’intervista.

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