Rubinho: «Dedizione, carattere e follia: vi racconto Pogba» - ESCLUSIVA
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Rubinho: «Dedizione, personalità e sana follia: vi racconto Pogba» – ESCLUSIVA

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Rubinho, ex compagno di squadra di Pogba ai tempi della Juve, ha parlato in esclusiva a JuventusNews24. Di seguito le sue dichiarazioni

L’ex portiere della Juventus Rubinho è intervenuto in esclusiva ai microfoni di JuventusNews24 per parlare di Paul Pogba, uno dei principali obiettivi della dirigenza bianconera per il prossimo mercato estivo. Tra aneddoti e retroscena, Rubinho ha preso posizione circa un possibile ritorno a Torino della stella francese. Di seguito tutte le sue parole.

In questi giorni si parla molto di un possibile ritorno a Torino di Pogba. Domanda secca: lei lo vedrebbe bene in questa nuova Juventus?

«Secondo me bisogna capire come giocherà Allegri il prossimo anno. È chiaro che Paul, per qualità e presenza, in qualsiasi posizione a centrocampo lui cadrebbe a pennello. È un calciatore di grandissimo livello e può dare una mano importante in quella zona di campo».

Lei ha mosso i primi passi alla Juve proprio insieme a Paul, nell’estate del 2012. Aveva intuito subito che potesse avere la stoffa del campione?

«Quando io sono arrivato alla Juve Paul è stato il primo che mi è rimasto impresso. Era un giocatore alto, con capelli biondi, scarpe rosa… era difficile non notarlo. Era giovanissimo in tutto, ma si vedeva che era un giocatore diverso dagli altri proprio per la postura, per il modo di giocare e di stare nel campo. Anche se giovanissimo, giocava già alla pari con tutti gli altri, non aveva niente di meno dei più grandi. Pian piano ogni giorno si fermava sempre dopo gli allenamenti, per farne altri più specifici di lancio, passaggi, dribbling e tiri in porta. Credo che tutti questi allenamenti ogni giorno lo portavano a crescere sempre di più. Lui è esploso, ma nessuno poteva immaginare potesse migliorare così tanto in così poco tempo».

Che rapporto aveva con Paul?

«Paul l’ho accudito come un figlio. Lui si cambiava affianco a me, inoltre io ero uno di quelli che restava in campo quando lui voleva tirare in porta. Facevamo calci di rigore, ogni tanto qualche lancio lungo… ho passato tantissimo tempo con lui, e lui è sempre stato un ragazzino disponibile ad ascoltare, a stare vicino a quelli più grandi di lui per imparare sempre qualcosa di nuovo. Ogni giorno cercava di prendere qualcosa dagli altri per migliorarsi sempre di più».

C’è un ricordo che lo lega a Pogba? Magari un aneddoto dentro lo spogliatoio…

«Lui era molto bravo a calciare i rigori, e noi portieri facevamo fatica a capire dove tirava. Io ho iniziato a studiarlo e un giorno gliene ho parati tre di fila! Lui è entrato in crisi, perchè mai nessuno gli aveva parato tre rigori. Paul rosicava, ma era il nostro gioco: ci prendevamo in giro l’un l’altro, in una disputa sempre sana e divertente».

Caratterialmente che tipo è Pogba? A vederlo da fuori sembra un tipo deciso e molto determinato…

«Quando era con noi si vedeva che era un ragazzino. Quando si doveva lavorare seriamente lui il suo l’ha sempre fatto, non ha mai tralasciato nulla. Si è sempre allenato al massimo, cercando di fare sempre il meglio. Anche nei lavori più fisici era sempre uno dei migliori. Come è solito tra i ragazzini ogni tanto in spogliatoio faceva delle cose da ragazzino: delle volte faceva ridere, altre volte ballava, in alcune occasioni arrivava con delle tute non bellissime (ride ndr)… era un ragazzino! Si preparava alle sfide con una certa leggerezza, ma appena capiva che la partita era importante era pronto a cambiare atteggiamento e a fare quello che doveva fare».

Cosa non ha funzionato secondo lei nel Pogba bis a Manchester? Colpe da attribuire al club, all’ambiente… Lei che idea si è fatto?

«Solo lui lo saprà veramente. Io credo che dopo il bel percorso che ha fatto qui a Torino, così come in Nazionale dove è cresciuto molto, a Manchester si sono create aspettative troppo grandi nei confronti di Paul. Io penso che lì l’ambiente non lo abbia aiutato perchè lui non ha mai giocato da solo: qui alla Juve ha sempre giocato con grandissimi centrocampisti al suo fianco che lo aiutavano e lo supportavano, e lui faceva di conseguenza lo stesso per i suoi compagni. Lì a Manchester ha pagato le grosse aspettative di pubblico, dirigenza, ex giocatori… tutti si aspettavano quel super Paul di Torino che faceva di tutto in campo. Lui ha sempre cercato di fare il suo meglio, ma la gente lì forse si aspettava molto di più».

E un eventuale ritorno alla Juve di cui tanto si parla potrebbe davvero rilanciarlo ai massimi livelli?

«Secondo me dipende tutto dal modo in cui torna, dalle sue motivazioni e dai suoi obiettivi personali. Se ritorna con la voglia di vincere e di riprendere la bella storia con questo club da dove ha lasciato credo che possa fare molto bene. Ormai ha quasi trent’anni: ora sarà più saggio e maturo, e capirà che questa opportunità è importante e che dovrà dare il 1000%».

Lei è arrivato alla Juve con Conte e ha lasciato i bianconeri con Allegri in panchina. In cosa differiscono questi due tecnici?

«Conte e Allegri sono due grandissimi allenatori. In tutta la mia carriera ho trovato tre allenatori che sono dei fenomeni per me: Gasperini, Conte e Allegri. Come preparano loro le partite non ce ne sono, almeno che io conosca direttamente. Allegri dava più libertà ai calciatori nel fare giocate che magari non erano negli schemi, dava sicuramente una maggiore possibilità di improvvisare. Conte invece era un martello: con lui facevamo le cose al massimo, ma aveva i suoi schemi che i giocatori dovevano rigorosamente seguire con pochissime opportunità di uscire dalle righe. Con il tempo tutti sapevano le giocate della Juve, ma nessuno riusciva a impedirle perchè lui ogni volta modificava di poco le sue idee in base alle partite».

Dove pensa potrà arrivare la squadra di Allegri in questa stagione? I bianconeri possono puntare a qualcosa in più di un semplice quarto posto?

«La Juve sta facendo quasi un girone di partite con risultati utili. Credo che questo sia stato un periodo importante, dopo tanta sofferenza e difficoltà. Mancando però così poche partite dovrebbero esserci tantissime combinazioni dal punto di vista dei risultati delle altre per far sì che la Juventus possa vincere questo scudetto. È stato un campionato divertante: là davanti per un periodo c’è stata l’Inter, poi il Napoli, adesso il Milan… era da tanto che non si vedevano squadre nuove nei primi posti. Secondo me quest’anno il Milan ormai ha preso il largo e alla fine vincerà».

Si ringrazia Rubinho per la disponibilità e la cortesia dimostrata in occasione di questa intervista

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