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ESCLUSIVA Primavera: Simone Muratore, il ragazzo del vivaio dalla Champions al… derby

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Alla vigilia del derby Primavera contro il Torino, Juventusnews24.com si è fatta raccontare Simone Muratore… dal suo scopritore ai tempi del Villafalletto

Dalla panchina di Champions League contro il Tottenham al derby Primavera, la settimana di Simone Muratore è un turbinio di emozioni. Perché dal grande palcoscenico internazionale alla stracittadina “baby” il passo è breve e l’emozione tanta, se con la maglia della Juventus come seconda pelle hai vissuto l’intera trafila del settore giovanile. Come un decennio fa era accaduto a Marchisio, con cui Simone condivide non a caso il ruolo in mezzo al campo. Piemontese di Villafalletto, 3000 anime sulle sponde del Maira nel cuneese, il centrocampista della Primavera di Alessandro Dal Canto è di casa a Vinovo dalla prima stagione nei Giovanissimi.

Molto sovente in campo sotto età, a dire il vero, per alzare il più possibile l’asticella in un ragazzo sempre un passo avanti rispetto ai coetanei tanto nella maturità sul rettangolo di gioco quanto nella predisposizione fisica. Nella stagione in corso ricopre a tutti gli effetti il ruolo di faro nella mediana bianconera, di cui è valoroso condottiero per la quarta stagione addirittura in attesa di lasciarsi definitivamente alle spalle i postumi della seconda lesione in carriera ad un legamento crociato. Racconti ed aneddoti su di lui nelle parole di Mario Campanella, suo scopritore nonché allenatore per quattro stagioni prima del grande salto in bianconero…

https://www.instagram.com/p/BfOaatyg1o2/?taken-by=simonemuratore

La storia di Simone Muratore, tra una partita sul campo sbagliato e quel pianto a dirotto dopo un calcio di rigore fallito…

Quando ha visto in campo Simone Muratore per la prima volta?
«Correva l’anno 2007, ero l’allenatore dei Pulcini del Saluzzo e già da qualche tempo sentivo parlare molto bene di un classe 1998 che giocava a Villafalletto nella squadra del suo paese. Un pomeriggio decido di andare ad osservarlo, ma subito penso di essere finito sul campo sbagliato: sul terreno di gioco si stavano affrontando due formazioni di ’95. E invece no: Simone era in campo con loro, da capitano, nonostante l’incredibile divario d’età…».

L’anno dopo se lo porta a Saluzzo: ha intuito subito il ruolo ideale per lui?
«In quelle stagioni l’ho fatto letteralmente giocare in tutti i ruoli, portiere compreso. Nel corso della sua carriera l’ho visto giocare in tante posizioni, sovente da terzino destro per esempio, ma è evidente che il vestito a calzargli meglio addosso sia quello di centrocampista davanti alla difesa».

La sua qualità migliore in assoluto in mezzo al campo?
«Ce ne sono ovviamente tante, ma una su tutte: ha la straordinaria dote di far giocare sempre bene i compagni di squadra intorno a lui. Lui invece è tremendamente efficace ma al contempo poco appariscente, per quanto dotato di grande tecnica ed educato con entrambi i piedi. Spicca per continuità nell’arco dell’intera partita, oltre che per visione di gioco ed innato altruismo».

Anche le doti umane hanno contribuito alla sua scalata verso il professionismo?
«Sicuramente, perché è sempre stato un ragazzo innanzitutto umile. Ed estremamente appassionato nei confronti del calcio, fino da piccolo. Ricordo ancora il suo pianto a dirotto in occasione dell’unico rigore sbagliato nei quattro anni a Saluzzo con me. La sera gli ho telefonato e gli ho detto di ascoltare “La leva calcistica del ’68” di Francesco De Gregori…».

Un aneddoto che lascia intuire anche l’intensità dei rapporti che, strada facendo, si è costruito nel corso della sua ancor giovane carriera…
«Un anno, a Natale, gli regalai una fascia nuova visto che a Saluzzo era il capitano della squadra. Ma chiedendogli di indossarla soltanto il giorno in cui sarebbe diventato capitano alla Juventus. Desiderio esaudito, soltanto qualche anno più tardi…»

La Juve, insomma, era nei suoi pensieri fin da piccolo?
«A Saluzzo ha trascorso quattro stagioni e per quattro estati ha rifiutato il trasferimento nelle giovanili nazionali del Cuneo, perché già allora sognava una chiamata da parte della Juve. Poi puntualmente arrivata, dopo un provino anche con il Milan…».

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