Szczesny a DAZN: «Juve, ruolo del portiere, rigori, vi dico tutto»
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Szczesny a DAZN: «Juve, ruolo del portiere, rigori, vi dico tutto»

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Szczesny a DAZN: «Juve, ruolo del portiere, rigori, vi dico tutto». Lunga intervista al portiere polacco

Lunga intervista di Szczesny a DAZN. Ecco le dichiarazioni del portiere della Juve.

PORTIERE – «Era un ruolo che non volevo fare, volevo divertirmi giocando a calcio. La prima volta che ho indossato i guanti ero molto giovane, ero con mio papà, a 3-4 anni, ma non mi piaceva e non mi piace ancora. Giocavo con mio fratello, facevo l’attaccante ma ero scarso. Un attaccante alto che non controlla una palla. Dopo qualche mese l’allenatore è stato onesto con me: “Sei alto tuo padre è un ex portiere perché non provi”. Ho provato ed è andata bene».

RITUALI PRE PARTITA «Zero. Entro in porta e mi sento a casa mia».

COME DIVENTARE PORTIERE – «Non c’è un modo corretto, non ho mai guardato un altro per seguire i suoi movimenti e parate. Guardo i portieri avversari per dare consigli ai miei compagni, mai per seguire il lavoro che fanno».

JUVE – «Sono arrivato al momento giusto, avevo ancora tanto da imparare ma avevo già atto esperienza. Mi sentivo pronto a livello mentale per sostituire uno come Gigi. Sembrava una cosa facile ai tempi, ma per un altro magari sarebbe stato più diffiicile».

IL RUOLO DEL PORTIERE – «Non entro carico, se entro carico so che sto per combinare qualcosa, cerco sempre di rilassarmi il più possibile. L’aspetto mentale è difficile, bisogna parlare con i compagni che sono lontani da te, bisogna urlare».

RAPPORTO CON I DIFENSORI – «Il rapporto con i difensori è importante: devi fare un profilo psicologico di ogni giocatore. Ci sono quelli che hanno bisogno del coraggio e quelli che devi massacrare per 90 minuti. Tipo Joao Cancelo, è uno di questi. Lui lo massacravo e mi diceva: “Basta Tek, basta”. Lui ne aveva bisogno, ma magari mi sbaglio: infatti dopo un anno se n’è andato (ride, ndr). Secondo me, però, è molto importante sapere come reagisce ogni giocatore alle critiche o alle indicazioni in campo».

ERRORI – «Da giovane mi sembrava la fine del mondo, più ne fai e più ti abitui e li accetti. Fa parte del gioco. Nel bene e nel male, se fai bene o no, l’aspetto mentale non dovrebbe mai cambiare. Il giorno dopo li analizzo».

RIGORI – «Mi piace che l’avversario sia tranquillo. Al Mondiale è stato bello, a me piace quando il rigorista non é nervoso, così so che tira come ho analizzato. Però adesso lo sanno e non ne paro più! Dipende tanto da chi tira e come lo tira, negli ultimi anni tanti guardano il portiere e non il pallone, allora cerco di portarli da una parte».

QUELLO PARATO A MESSI – «Metterò la foto a casa del rigore parato. Lo considero il più forte di tutti i tempi, una bella soddisfazione».

OMOFOBIA «Siamo liberi di amare e di fare ciò che ci pare, sono sicuro che il mondo del calcio è pronto ad accettare tutti per quello che sono. Sicuramente è un tabù perché in tanti non lo hanno ammesso per anni. Come è naturale che sia, ci sono dei ragazzi gay nel calcio. Magari, oltre a chi non ha coraggio di fare coming out c’è anche chi decide di non dichiararsi per scelta. Se preferisce che nessuno lo sappia è giusto così. Ognuno deve sentirsi libero di fare quello che preferisce e di essere chi è».

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