L'uscita del Napoli dall'Europa League è un imbarazzo per il calcio italiano
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L’uscita del Napoli dall’Europa League è un imbarazzo per il calcio italiano

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Il Napoli poteva vincerla l’Europa League: contro il Lipsia è stato rappresentato il calcio italiano nel peggiore dei modi.

«Ma mi faccia il piacere!» avrebbe detto Totò ieri sera di fronte ad alcune dichiarazioni. Giocare fuori dai confini nazionali vuol dire rappresentare tutto il calcio italiano: non solo la propria piazza, non solo i propri interessi. Ecco perché il silenzio che sta caratterizzando l’uscita del Napoli dall’Europa League appare piuttosto indegno.

La squadra di Sarri è forte, e la corsa da record in campionato è sotto gli occhi di tutti. Ed ecco perché sembra alquanto mortificante, dopo l’esclusione della Champions League, la quasi rinuncia ad andare avanti in Europa League, competizione che i partenopei avrebbero potuto tranquillamente giocarsi fino in fondo.

Razionalmente, senza necessità alcuna di muovere delle accuse contro questo o quello, e rimanendo semplicemente legati a quanto visto nell’ultima doppia sfida europea, il Lipsia non è lo squadrone che espugna per 3-1 il San Paolo se il Napoli gioca la partita con il suo potenziale, chiaramente dimostrato ieri nella gara di ritorno.

Questa scelta, però, è deleteria per tutto il calcio italiano. Perché, se di valori di sport parliamo, è come se in questi giorni uno dei nostri atleti azzurri decidesse di non dare il massimo alle Olimpiadi perché vuole concentrarsi meglio sul campionato italiano. E giacchè la libertà personale finisce quando comincia quella degli altri, qualcuno dovrebbe ricordare che se da quest’anno ci si può anche accontentare di nuovo del quarto posto in Serie A per partecipare alla prossima Champions League, lo si deve ai risultati della Juventus negli ultimi anni in Europa, che hanno creato un effetto positivo sul Ranking Uefa.

Se parliamo di sport, regola vuole che si giochi sempre al meglio del proprio potenziale e con l’obiettivo di ottenere il massimo risultato: una regola non scritta, ma sacra, che rappresenta l’unico compromesso affinchè questo mondo continui ad emozionare. Sennò facciamo altro, o restiamo a parlare per giorni di un non bene definito motivo che porti alla tanto richiesta prova tv su Chiellini-Belotti, su un settore ospiti che al girone di ritorno è giusto aprire anche se al girone d’andata faceva comodo tenere chiuso, o su una Nazionale il cui nuovo timoniere non può essere definito prima che venga rifondato tutto il resto, visto che abbiamo già toccato il fondo.

E mentre questo gelo in seno ai vertici del calcio italiano continua a tenere banco – verosimilmente fino alle prossime elezioni politiche italiane, perché nessuno dica mai che calcio e politica in Italia camminano a braccetto – il rischio vero è che, quando la neve si scioglierà, si dovrà tornare a risolvere questioni di principio primordiale nella mentalità di alcuni club.

Perché, il Napoli, squadra che esprime il miglior calcio europeo in Italia, non ha provato a vincere l’Europa League? La Lazio, in piena lotta per il quarto posto, non ha lesinato energie per onorare la coppa; il Milan, in piena bagarre per il settimo posto, ha dato il giusto valore alla competizione. E l’Atalanta, uscita sì a testa alta, è stata la vera favola il calcio italiano deve esaltare. Perché il club di Percassi, costretta ad andare a giocare lontano da casa, ha affascinato tutti coloro che in questo Paese si lasciano emozionare da un pallone che rotola dentro un rettangolo di gioco. E va evidenziata, osannata, la festa di sport che la Dea ha fatto vivere a tutti gli sportivi italiani, tifosi atalantini e non, rappresentando al meglio il calcio italiano in Europa.

Non tutti possono permettersi il lusso di avere quasi due squadre a disposizione nello stesso organico, è vero. Ma se la Juve oggi si pone in questa posizione privilegiata rispetto alle altre è solo perché, negli ultimi anni, si è costruita un percorso virtuoso che l’ha portata a questo punto. E la strada sulla scia dei top club europei, che va ancora percorsa con grande impegno, non ha certo messo nel conto rinunce pilotate o, ancora peggio, impegni europei presi sottogamba.

Poi, se il calcio italiano fa finta di non vedere queste cose, fanno bene altre culture a deriderci. E questa è l’ultima cosa che può emozionare, o rendere interessante il nostro campionato.

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