Ziliani non si arrende: «Scassate le leggi solo per salvare la Juve»
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Ziliani non si arrende: «Scassate le leggi solo per salvare la Juve»

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Paolo Ziliani non riesce proprio a farsene una ragione e va all’attacco: polemiche all’indirizzo della Juve e della Giustizia Sportiva

Paolo Ziliani non riesce ancora a farsene una ragione e, su Twitter, torna ad attaccare per l’ennesima volta la Juve e la Giustizia Sportiva.

IL COMMENTO – «Secondo voi, in un Paese che si dice civile, possono un Procuratore e un collegio giudicante fare carta straccia delle sentenze della Cassazione, che da che mondo è mondo fanno giurisprudenza, e scardinare leggi e regolamenti per adottare provvedimenti “in proprio” totalmente illegali, che per la loro evidente illiceità precipitano la giustizia e il consesso civile nella barbarie? Possono un Procuratore e un collegio giudicante creare un buco spazio-temporale in cui le leggi e i regolamenti spariscono a comando per consentire a un imputato eccellente di sfuggire alle sanzioni che i suoi comportamenti illeciti dovrebbero determinare, salvo tornare allo status quo una volta compiuto impunemente e alla luce del sole lo sgarro delle leggi? Pongo queste domande perchè l’accordo di patteggiamento raggiunto con la Juventus dal Procuratore federale Chinè, portato al vaglio del Tribunale federale e ratificato dal presidente Carlo Sica martedì 30 maggio, è esattamente ciò che ho descritto: un Procuratore e un collegio giudicante che a distanza di tre settimane dalle motivazioni rese note dal Collegio di Garanzia presso il CONI, che è la Cassazione dello sport, sulla condanna inflitta alla Juventus e ai suoi ex dirigenti per la violazione dell’articolo 4 nel processo plusvalenze, pronunciamento che avrebbe dovuto fare giurisprudenza e fungere da bussola nel processo “manovre stipendi” atteso per il 15 giugno, un processo in cui la Juventus era chiamata a rispondere di ben quattro illeciti per la stessa infrazione, la violazione dell’articolo 4, quello della lealtà sportiva, altro non hanno fatto che prendere le 75 pagine delle motivazioni della Cassazione, strapparle, appallottolarle, buttarle nel cesso e farle sparire con un colpo di sciacquone. Siccome la Juventus, che per il solo illecito delle plusvalenze era stata sanzionata con 15 punti di penalizzazione (poi ridotti a 10) e con 8 anni di squalifica inflitti ai suoi quattro dirigenti apicali, Agnelli, Arrivabene, Paratici e Cherubini, correva il rischio, andando a processo, di essere travolta da uno tsunami di sanzioni che l’avrebbero spazzata via, il Procuratore Chinè e il presidente del Tribunale federale Sica hanno deciso che c’era un solo modo per evitare ciò: sbattersene della Cassazione, cioè della legge, aprire uno squarcio di illegalità conclamata e manifesta nel tempo e nello spazio all’interno del quale fare carne di porco del dettato del Collegio di Garanzia e rivoltarlo come un guanto per mandare assolta la Juventus e fare felici tutti, la politica, il Palazzo del calcio e i media scodinzolanti. Come ho detto, la lettura delle motivazioni con cui il Collegio di Garanzia, l’8 maggio, aveva reso definitiva e non più appellabile la colpevolezza e la condanna dei dirigenti della Juventus per la violazione dell’articolo 4 è e rimane impietosa. Per prima cosa i giudici dicono (pagina 36) che la sanzione scelta, “la penalizzazione di punti in classifica e non la semplice ammenda per la violazione dell’art. 31”, è corretta “tenuto conto che è nelle prerogative dell’organo giudicante non solo dare l’esatta qualificazione giuridica dei fatti contestati, ma anche (in concreto) irrogare una sanzione adeguata, fra quelle previste, per l’illecito accertato”. “In conseguenza – continua il Collegio – non ha rilievo la circostanza che alla Juventus era stata contestata, in sede di deferimento, solo la violazione dell’art. 31, comma 1, con la conseguente possibile applicazione di una semplice ammenda, avendo poi la Corte chiaramente indicato le ragioni per le quali, sulla base dei nuovi fatti, doveva essere applicata la sanzione prevista per la violazione dei principi di lealtà e correttezza di cui all’art. 4, comma 1”. Ebbene: la Cassazione dice che è giusto punire la Juventus con sanzioni sportive (penalizzazioni) e non pecuniarie (ammende) e Chinè e Sica predispongono e ratificano invece un patteggiamento in cui è del tutto assente la sanzione sportiva (penalizzazione) e viene adottata, in modo oltretutto ridicolo per la risibile entità della cifra convenuta, la sanzione pecuniaria (ammenda di 718 mila euro). La verità è che le motivazioni del Collegio di Garanzia avevano scavato la fossa sotto i piedi della Juventus, e la FIGC ne era perfettamente consapevole. La revoca del processo dopo le assoluzioni giunte ad aprile e maggio 2022 era stata, secondo il Collegio, inevitabile e doverosa perchè (pagina 27) “sono sopravvenuti, dopo che la decisione è divenuta inappellabile, fatti nuovi la cui conoscenza avrebbe comportato una diversa pronuncia”. Ancora (pagina 30): “L’acquisizione dei nuovi documenti ha consentito alla Corte d’Appello Federale di effettuare una nuova valutazione e una nuova qualificazione dei fatti e, comunque, di avere una nuova chiave di lettura complessiva”. “Dalla nuova documentazione acquisita è peraltro emerso con chiarezza che tali alterazioni non erano frutto di operazioni isolate, ma vi era una preordinata sistematicità delle condotte” (pagina 34). “Il quadro probatorio si è rafforzato in modo decisivo” (pagina 35). Fatti nuovi emersi. Nuova chiave di lettura dei comportamenti sleali. Illeciti sportivi non isolati, ma sistematici. Un quadro probatorio imponente. Se tutto ciò valeva per le plusvalenze, a maggior ragione sarebbe valso per gli altri quattro gravi illeciti di cui la Juventus avrebbe dovuto rendere conto, le due manovre-stipendi, i rapporti con gli agenti collusi, i rapporti con i club amici. Non c’era possibilità di salvezza. Se non dire: non è successo niente, e comunque per la Juventus non esistono le regole. Abbiamo scherzato. Ma non è finita. “Non c’è stata alcuna violazione del diritto di difesa, di contraddittorio, di giusto processo” (pagina 42). E ancora: le intercettazioni acquisite sono utilizzabili e “esula dai poteri del giudice sportivo ogni valutazione sulla legittimità dell’operato dell’autorità giudiziaria in ordine all’acquisizione delle intercettazioni” (pagina 46); gli atti di indagine acquisiti dopo la scadenza del termine possono sempre essere utilizzati; e sempre, anche davanti al Collegio di Garanzia, la Juventus ha avuto modo e tempo per far valere le sue ragioni. Ripeto la domanda: può un Paese civile come l’Italia evidentemente non è più tollerare che uno scandalo di queste proporzioni avvenga, com’è avvenuto, impunemente, sfacciatamente e sotto gli occhi di tutti senza che nessuno intervenga e dica nulla, non un uomo di legge, non un uomo di sport, non un uomo d’informazione, tre professioni che dovrebbero essere prima di tutto missioni? P.S. Oggi rendo leggibile questo articolo a tutti».

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