Allegri a GQ: «Smetto tra 5 anni. Vincere la Champions? Non è come 30 anni fa» - Juventus News 24
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Allegri a GQ: «Smetto tra 5 anni. Vincere la Champions? Non è come 30 anni fa»

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Allegri si racconta a GQ: «Smetto tra 5 anni». Ma la Nazionale potrebbe fargli cambiare idea. Vincere la Champions? «Più facile 30 anni fa»

Massimiliano Allegri si racconta nell’intervista concessa al mensile GQ diretto da Giuseppe De Bellis. Il tecnico livornese della Juventus ha parlato di diversi temi legati al mondo del calcio in un’intervista lunga e profonda nel numero di GQ di ottobre. A partire da una rivelazione shock inerente al suo futuro: «Tra cinque o sei anni smetto. Perché finché mi diverto ad andare in campo e insegnare io continuo, ma nel momento in cui non mi divertirò più smetterò, e avrò risolto il problema. A me piace vedere i giocatori crescere, mi piace far debuttare i ragazzini e vederli diventare grandi. A me piace insegnare. Alla fine dell’anno mi piace vedere dei giocatori che sono migliorati, per me è una soddisfazione enorme. Nel momento in cui smetto di sentire questa magia, non ha più senso che alleni. Tra 5-6 anni smetto, ma la Nazionale mi interessa. La Nazionale è un’altra cosa. È un motivo d’orgoglio. E ti dico anche che la Nazionale italiana dei nati tra il 1992 e il 2000 ha due generazioni di giocatori molto bravi. Sarà una Nazionale forte, nei prossimi anni».

Allegri: «Cardiff e Genova? Ci hanno gonfiato come zampogne»

L’ex Milan e Cagliari ha dato una sua visione circa il ruolo dell’allenatore nel mondo del calcio odierno. Non troppi dati, non troppa analisi, non troppi video: «Il lunedì mattina mi arrivano dei pacchi di roba così, tutti i numeri possibili e immaginabili estratti dalla partita della domenica. Io non li leggo nemmeno, guardo soltanto il numero dei falli fatti e subiti e i duelli aerei vinti e persi. Fine. Non guardo altro. Perché se fai fallo, vuol dire che sei vicino alla palla, e dov’è che si difende, nel calcio? Vicino alla palla. Se metti undici giocatori attaccati l’uno all’altro sulla linea di porta, non la coprono tutta. Se fai fallo, vuol dire che sei vicino alla palla, e se sei vicino alla palla vuol dire che stai difendendo. A Genova ci hanno gonfiato come zampogne, così come a Cardiff nel secondo tempo, perché nel primo eravamo molto più aggressivi. Appena è finita l’aggressività, è finita la partita. Io non sono uno che sta ventisei ore a pensare a una partita. Dico sempre che ci sono gli allenatori costruiti e gli allenatori naturali, io sono di quelli naturali. Non devo star lì a vedere video per ore e ore. Guardo quello che devo guardare e in un quarto d’ora capisco quello che posso capire. Se sto tutto il giorno a vedere video alla fine non capisco nulla…».

Allegri ha la ricetta: «Ecco cosa serve per vincere la Champions»

Applausi alla società per la squadra costruita in vista della stagione 2017/2018: «Io sono contentissimo della rosa che ho alla Juventus. È migliorata, e non era facile. Siamo fortissimi. Ai tifosi dico di liberarsi della negatività, di non arrovellarsi sulle sconfitte passate. Le finali si perdono e si vincono, è sempre stato così, e così sarà anche per la Juventus. Lo dico anche ai giocatori, perché per fare grandi cose, col talento che hanno, gli ci vuole solo l’incoscienza. Un po’ di sana follia, mettere da parte i ragionamenti e pensarsi invincibili. Di fenomeni nel mondo del calcio continua a essercene solo uno, o due, com’era prima, per ogni generazione… La differenza è che ora ci sono tanti più soldi e tante più squadre con diversi giocatori forti. Vincere la Champions ora non è come vincerla trent’anni fa».

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