Analisi tattica Juve Genoa: cosa Pirlo ha sofferto nel secondo tempo
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Analisi tattica Juve Genoa: cosa Pirlo ha sofferto nel secondo tempo

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Analisi tattica Juve Genoa: la partita dell’Allianz Stadium analizzata nei dettagli. Le mosse di Andrea Pirlo e Davide Ballardini

Primo tempo fluido

Juve-Genoa è stata una partita a due facce: nel primo tempo, i bianconeri hanno disputato una delle migliori prestazioni stagionali. Riccardo Trevisani, in telecronaca, ha detto “Juve dalle mille soluzioni in questo primo tempo”, una espressione che ben fotografa la varietà e la fluidità del modo di attaccare bianconero. Al contrario dei prevedibili e molteplici cross dalla trequarti delle settimane precedenti, la Juventus ha infatti palleggiato molto bene e in modo fluido, riuscendo costantemente a manipolare le linee rivali.

Sono stati tanto i giocatori bianconeri a brillare nella prima frazione: Danilo si è mosso benissimo da terzino bloccato a sinistro, Rabiot è stato molto preciso e De Ligt ha inciso in entrambe le fasi. La Juventus ha sfondato soprattutto a destra, con Zappacosta e Rovella che hanno faticato molto nel leggere i movimenti di Cuadrado e Kulusevski, che riuscivano costantemente a generare occasioni pericolose. Insomma, la Juve creava tanto e lo faceva bene: c’era un costante movimento senza palla che consentiva al portatore di verticalizzare. Giusto per fare qualche esempio, spesso Danilo si sganciava in avanti per supportare Ronaldo e Chiesa, con smarcamenti improvvisi che il Genoa faticava a leggere. C’era la sensazione che i bianconeri potessero segnare su ogni azione.

Pjaca semina il panico

Invece, l’inizio di secondo tempo è stato horror, con la Juve che ha confermato enormi problemi nel tenere l’intensità alta fino alla fine. Se il gol di Scamacca lo possiamo sintetizzare come uno svarione individuale di De Ligt, i minuti seguenti hanno avuto motivazioni più tattiche e globali. La Juve non è più riuscita a pressare in avanti il Grifone, che con l’inserimento di Pjaca per Behrami ha anzi iniziato a sfruttare molto meglio gli spazi centrali. Gli ospiti trovavano in continuazione l’uomo libero tra le linee, con i mediani bianconeri che si facevano infilare alle spalle. Il Genoa creava in continuazione i presupposti per fare male, anche grazie a ottimi cambi di campo sul lato di Ghiglione.

Inoltre, De Ligt e Chiellini hanno gestito malamente diverse situazioni contro le punte rivali, con Pjaca soprattutto che ha avuto l’occasione per pareggiare il match. Per fortuna di Pirlo, McKennie ha chiuso un match che si stava complicando molto. L’uscita di Cuadrado al 46′ ha tolto molta qualità alla squadra, che non è più riuscita a controllare il match con la palla.

L’imprecisione in contropiede

All’Allianz Stadium si è vista un’altra delle costanti della stagione bianconera: ossia, l’imprecisione nelle ripartenze. Con il Genoa riversato nella metà campo juventina, i padroni di casa hanno usufruito di tanti attacchi in campo aperto per chiudere il match. Situazioni potenzialmente letali per velocisti come Morata, Ronaldo, Kulusevski e Chiesa. Invece, ancora una volta la Juventus ha dilapidato transizioni vantaggiose, con anche Chiesa che per una volta è stato impreciso: l’ex Fiorentina ha vanificato un incredibile 3 vs 2, sbagliando le misure del passaggio.

Tant’è che Pirlo si è focalizzato su questo nel post match: “Abbiamo giocatori bravi a ripartire, di gamba. Quando abbiamo campo diventa più facile, ma dobbiamo migliorare quando ci troviamo in superiorità. Capita spesso di perdere occasioni che servirebbero a finalizzare meglio”

Insomma, il primo tempo ci aveva consegnato una Juve rinata, sembrava il preludio di una gara semplice da gestire. Invece, il resto del match ci ha mostrato come i bianconeri abbiano ancora tantissimi difetti da risolvere: sia tattici che mentali, visto che l’atteggiamento di inizio ripresa ha rischiato di compromettere tutto.

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