Analisi tattica Napoli Juve la finale di Coppa Italia ai raggi X
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Analisi tattica Napoli Juve: Alex Sandro e la prevedibilità dei bianconeri

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Analisi tattica Napoli-Juve: la finale di Coppa Italia analizzata nei dettagli. Le mosse di Maurizio Sarri e Gennaro Gattuso

La Juve perde ai rigori dopo una finale giocata molto male. Oltre all’estrema prevedibilità offensiva, ci sono stati tanti problemi senza palla.

Difficoltà tra le linee

Al contrario del match di venerdì, nel 433 di questa sera Douglas Costa ha giocato largo a destra e non a sinistra. Senza palla, la Juve si è disegnata con un 442 in cui Matuidi ha fatto il quarto a sinistra. I bianconeri non hanno applicato un pressing offensivo come quello visto contro il Milan, che venerdì aveva stroncato la costruzione rossonera. La Juve è anzi stata più guardinga senza palla, tentando di indirizzare sugli esterni la costruzione avversaria.

Il problema è che il Napoli è spesso riuscito a uscire da dietro, con numerose ricezioni tra le linee bianconere. Un esempio nell’azione che ha portato alla punizione di Insigne: Matuidi si fa attirare da Demme in avanti, con Maksimovic che serve Fabian Ruiz alle spalle del francese. Situazioni di questo tipo si sono viste con frequenza, lo stesso Demme è stato imbeccato diverse volte. Nella ripresa, è poi sopraggiunta stanchezza, con il Napoli che ha alzato il baricentro, ma in generale il pressing della Juve ha avuto problemi nel corso di tutta la partita. Il 442 è stato piuttosto fiacco, con troppe situazioni di palla scoperta e una negativa copertura degli spazi.

Alex Sandro e la prevedibilità a sinistra

Il Napoli di Gattuso è una squadra estremamente accorta e rinunciataria senza palla, si difende con un baricentro molto basso che blocca il centro e blinda la zona di rifinitura. Gli esterni d’attacco, Insigne e Callejon, effettuano un lavoro di straordinaria generosità senza palla, in costante raddoppio dei terzini. La Juve non è mai riuscita a trovare alcun varco per vie centrali, visto che il Napoli era sempre compatto.

Si allargava in continuazione il gioco in fascia (solitamente per Alex Sandro), solo che i partenopei erano tempestivi e precisi nello scivolare orizzontalmente. Di conseguenza, senza soluzioni di gioco sul breve, spesso si tornava indietro con retropassaggi senza generare alcun vantaggio offensivo. Se contro il Milan i bianconeri hanno sfruttato bene l’ampiezza, andando diverse volte al cross da situazioni pericolose, oggi sulle corsie esterne la Juve è stata estremamente prevedibile. Pure quando l’area veniva riempita bene (Matuidi di solito accompagnava bene Ronaldo), la misura del passaggio era sbagliata o i movimenti poco precisi. Su 7 cross tentati, 0 riusciti per il brasiliano. Insomma, la Juve continua ad avere grossi problemi quando deve attaccare una difesa schierata: anche oggi, si è vista un’estrema sterilità, con grandi difficoltà nel creare occasioni da rete. Forse, per trovare meglio il fondo, sarebbe stato meglio allargare a sinistra Douglas Costa, per aprire meglio il campo. Invece, si è sbattuti contro l’imbuto avversario.

La solitudine di Douglas Costa

E’ un enorme problema se in partite di questo tipo la Juve non trova pericoli dalle corsie esterne. Perché i bianconeri continuano ad avere una circolazione della palla estremamente lenta quando devono attaccare sul breve, soprattutto se – come questa sera – Ronaldo è così impreciso. Mancano tanto la profondità quanto gli smarcamenti tra le linee.

La Juve non riesce a palleggiare bene tra le linee, con due attaccanti come Dybala e Ronaldo (che tendono ad allontanarsi dal centro) sono necessarie mezzali tecniche che però mancano, visto che Matuidi e Bentancur soffrono quando c’è da attaccare sul breve. La Juve non riesce a passare in mezzo, si spera che Douglas Costa inventi dal nulla la giocata, ma il brasiliano è quasi sempre isolato e circondato da maglie avversarie. Insomma, la Juve ha i soliti problemi irrisolti di marzo, non sembra semplice trovare una via d’uscita: la squadra è ancora una creatura molto lontana da ciò che vorrebbe il proprio allenatore.

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