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Cordoba senza ritegno: «5 maggio? Ci fu qualcosa di strano»

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L’ex difensore dell’Inter, Ivan Ramiro Cordoba, torna sui temi di Calciopoli e sul 5 maggio. Ecco le parole dell’ex nerazzurro

Chiamatelo pure il j’accuse di Ivan Ramiro Cordoba. L’ex difensore dell’Inter è tornato a parlare del 5 maggio 2002. All’epoca l’Inter era prima in classifica e si presentò all’ultima giornata guardando tutti dall’alto in basso ma Juventus e Roma potevano ancora raggiungere e superare i nerazzurri di Ronaldo (Inter 69 punti, Juventus 68, Roma 67). L’Inter, all’ultima giornata, perse per 4-2 in casa della Lazio che non aveva più ambizioni, la Juve trionfò a Udine e alzò al cielo lo Scudetto, la Roma vinse a Torino contro il Toro e arrivò seconda. Un’incredibile beffa per la formazione nerazzurra!

Cordoba, evidentemente, non ha ancora digerito quel capitombolo e ha lanciato accuse pesanti ai microfoni di “Premium Sport“: «Ho un problema in testa, una parte mi dice parla e una parte no. Va rinfrescata un po’ la memoria. Non che noi non abbiamo vinto per questo, però ci sono episodi che sono successi con dei fatti… C’era nel frattempo Udinese-Juve, vabbè Udinese e… un’altra squadra. Quando senti un compagno che dopo quella partita viene da te, un mio compagno di Nazionale, che dice che senza nessun motivo quattro titolari sono stati mandati in tribuna…».

Prosegue il difensore: «Allora, noi non abbiamo vinto perché non abbiamo avuto tutta quella carica che dovevamo avere per vincere, perché era tutto nelle nostre mani. Però se non ci fossero stati tanti altri episodi, secondo me sarebbe stata un’altra storia. Non voglio dire il nome dell’allenatore, ma lo capite: c’è quell’episodio come tanti altri».

Il giocatore ha parlato anche di Calciopoli: «Sembra sia stata l’Inter che ha scatenato una cosa così clamorosa e che sia colpevole di una tragedia nel calcio italiano. Quello che è successo in quegli anni deve essere una vergogna del calcio italiano, punto. Fare quello che hanno fatto quelle persone, sapere che vai a vedere una partita e altri sanno già come va a finire, non esiste. Non bisogna dimenticarlo perché altrimenti si torna a fare le stesse cose».

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