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De Ceglie, addio amaro: «Juve, che incubo l’ultimo anno!»

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Il terzino sta per lasciare la Juventus. De Ceglie ha vissuto l’ultimo anno da separato in casa. Ora l’addio. Ecco le sue parole

La Juventus sta per aggiungere un piccolo tesoretto al suo budget. Paolo De Ceglie, terzino di proprietà della Juve, lascerà i bianconeri dopo ben 23 anni di militanza! Il laterale guadagna 1,7 milioni l’anno, 3,4 lordi, e con il suo addio permetterà alla Juve di liberarsi di uno stipendio pesante. De Ceglie ha vissuto l’ultimo anno da separato in casa. Il giocatore si è allenato con la Primavera e non è mai sceso in campo con la prima squadra. Ora il divorzio. Il contratto scadrà il 30 giugno e dopo ben 23 anni, PDC è pronto a cambiare vita.

L’ULTIMO ANNO – Queste le parole del terzino a “La Gazzetta dello Sport”: «L’ultima annata? Una cosa che nel calcio può ca­pitare: non trovi l’accordo con la società, il tempo passa e la si­tuazione non si risolve. Alla fi­ne, rimani senza una soluzione, fuori da un progetto, spalle al muro. A quel punto, ho fatto una scelta, ho pensato a quello che potesse essere meglio per me in quel momento. Potevo allenarmi da solo, ma sarebbe stato ancora meno bel­lo, ho preferito aggregarmi ogni giorno alla Primavera, rin­grazio Fabio Grosso e il suo staff per avermelo concesso. Ho giocato qualche amichevole con loro, ma stare a Vinovo mi ha permesso di faticare e di adat­tarmi allo storico dei miei test fisici. Non avrebbe avuto senso allenarsi con la prima squadra perché non ero ben accetto».

I TROPPI NO – De Ceglie ha poi precisato: «Non ero voluto per i troppi no? È passato questo messaggio, che fossi quasi viziato e abbia detto semplicemente no ai club che mi venivano proposti. Non è così, c’è una spiegazione a monte: la rottura è arrivata perché non è stato trovato un buon accordo, non si sono te­nute in considerazione tutte le parti in causa. È mancata una intesa generale sul mio futuro. Ora è il tempo di tornare a gio­care, non di fare polemica“.

SENZA RANCORE – «Non mi aspettavo di fi­nire in una situazione simile e non giudico i modi usati dal club. Vorrei dire una cosa sem­plice: non ho rancore. Anzi, lasciando il club dopo una vita, mi si stacca un pezzo di cuore. E per me la Juve non è questa co­sa conosciuta nell’ultimo anno, ma quella dei 21 precedenti. La Juve è un riferimento per sempre. Da quando sono arrivato a 8 anni e ho messo una maglia vista prima solo in tv a quando sono di­ventato uomo. Fotografo due momenti: l’anno della B, quello dell’appartenenza e dell’orgo­glio, e il primo di Conte, con la rinascita. Inutile dire che farò sempre il tifo per i bianconeri».

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