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Douglas Costa: «Venire alla Juve la scelta migliore della vita. Allegri mi ha migliorato»

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In esclusiva per La Gazzetta dello Sport ha parlato Douglas Costa, attaccante brasiliano della Juventus

Quest’oggi Douglas Costa, attaccante brasiliano della Juventus, ha parlato in esclusiva ai microfoni de La Gazzetta dello Sport. Queste le sue parole.

AMBIENTAMENTO – «Nei primi mesi non sono riuscito a esprimermi sui soliti livelli. Poi sono progredito anche se devo migliorare in zona-gol. La verità è che ho sempre preteso molto
da me stesso, e continuo a farlo. Il più bel complimento ricevuto? La cosa più bella è che mi reputino all’altezza della Juve».

THE FLASH – «Non ho mai trovato nessuno più veloce di me. Neanche da piccolino. Il soprannome The Flash mi venne dato in Germania:  un amico per scherzo mi chiamò così
una volta e da lì mi è rimasto».

LA SCELTA – «Dopo l’eliminazione dalla Champions ho detto che venire qui è stata la scelta migliore della mia carriera. Lo ribadisco».

CHAMPIONS – «Uscire dopo un doppio confronto così, dopo aver perso a Torino e rimontato al Bernabeu, non puoi che essere orgoglioso di far parte di un gruppo di campioni che ha dimostrato di poter raggiungere l’impossibile con l’orgoglio. La Var dovrebbe essere in tutti i
campionati e siccome la Champions è la competizione più importante del mondo a maggior
ragione dovrebbero curare di più questi dettagli, indipendentemente da chi ne beneficia o no».

POLEMICHE POST INTER-JUVE – «Più che sorpreso sono abituato, perché le stesse cose succedono anche in Brasile: anche lì si va avanti a discutere per giorni e giorni. E in altri paesi funziona così. Io preferisco star lontano dalle polemiche. Se sei un tifoso è un conto, ma un calciatore deve ragionare in altro modo: l’arbitro è un essere umano che può
commettere degli errori, se io protesto o mi lamento il risultato non cambia. L’unica cosa su cui devo concentrarmi è il campo».

LO SCUDETTO – «E’stato un anno particolare con molti alti e bassi,situazioni favorevoli in cui la Juve poteva prendere un buon margine di vantaggio sulla seconda e altri in cui la
Juve si è trovata a inseguire. Se la Juve diventerà campione sarà perché c’è un’unione straordinaria. E’ un gruppo molto compatto e impermeabile, che non fa uscire niente e non si lascia influenzare da ciò che succede all’esterno. Ecco, oltre alla forza della squadra, il nostro segreto».

IL FUTSAL – «Sono entrato nel Gremio molto presto, a 12 anni, la mattina mi allenavo e il
pomeriggio quando potevo andavo a giocare a Futsal con una squadretta vicino casa. Devo
tanto a questo sport, mi piace molto come tipologia: è rapido e con passaggi corti, dove il gioco non si ferma mai. Oggi in campo c’è molto di quello che ho imparato lì».

LE TENSIONI IN UCRAINA – «Ci tengo a chiarire questa cosa: io non ho mai detto che abbiamo perso apposta. Nel primo tempo stavamo vincendo pur avendo schierato tante riserve, alla fine abbiamo perso ma semplicemente perché l’altra squadra era più forte e aveva più motivazioni. Paura? Non è una parola che si può abbinare a me. Giocavo in
Ucraina quando scoppiò la guerra ma non mi toccò particolarmente: ero in vacanza e dopo poco andai al Bayern Monaco».

UNA VITA SENZA CALCIO – «Assolutamente mai. E’ una passione che mi hanno trasmesso
mio padre e mio nonno, ex calciatori amatoriali: il primo faceva la punta esterna a destra e mi ha inculcato l’idea di vita sana, quindi non bevo e non fumo; il secondo era un attaccante. Non ho mai pensato a un’altra opzione perché sono sempre stato convinto che sarei arrivato dove volevo».

ALLENATORI – «Lucescu mi prese a 19 anni e mi ha insegnato a comportarmi da uomo anche in campo, il rispetto verso i compagni e a essere più determinante in attacco. Guardiola ha scommesso su di me, mi ha comprato dallo Shakhtar quando in tanti mi volevano ma il mio cartellino costava troppo. È il tecnico che più di tutti ha cambiato il mio stile, mi ha convinto che potevo diventare tra i giocatori più importanti del mondo. Con Ancelotti ho lavorato pochi mesi, perché l’anno del suo arrivo ho avuto molti infortuni
e quando sono tornato a disposizione lui aveva già la sua squadra, però mi è bastato poco
per capire che è un allenatore di carattere, apprezzo molto che ti dica le cose in faccia. Grazie ad Allegri ho capito l’importanza degli esterni nella fase difensiva. Mi sta trasformando in un giocatore migliore, perché solo unendo tecnica e tattica posso diventare
un giocatore ancora più importante».

BRASILE – «La mia evoluzione dal punto di vista difensivo è stata fondamentale perché io possa avere un ruolo chiave nella nuova Seleçao: abbiamo tanti giocatori che attaccano e il mio nuovo modo di giocare è molto utile all’equilibrio della squadra. Il Mondiale? Dobbiamo lavorare ma abbiamo gli ingredienti per arrivare fino in fondo».

I SUDAMERICANI DELLA JUVENTUS – «Dopo il gol all’Intersono andato ad abbracciare Dybala perché mi ha accolto alla Juve come se mi conoscesse da sempre, assieme
ad Alex Sandro mi ha aiutato nell’inserimento e soprattutto mi ha convinto che avevo
le qualità per poterstare in questo gruppo e far la differenza nel vostro campionato. E sì, anche con Higuain ho un ottimo rapporto».

ASSIST-MAN – «In questo girone di ritorno ho cominciato a fare più assist ma non sono
ancora soddisfatto di me stesso perché per me è una stagione di apprendimento».

IL MILAN IN FINALE DI COPPA – «Chi temo di più? Bonucci e Donnarumma, che è un ottimo portiere, ma il mio preferito è Suso: ho una predilezione per i giocatori offensivi. E’ una squadra di qualità, quindi sarà una grande finale. Che vogliamo vincere».

GOL PIU’ BELLI – «Con lo Shakhtar in Champions e contro la Real Sociedad: botta di prima da fuori area nell’angolino. Finora ho fatto 5 gol, il mio record è 7: posso batterlo…».

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