Dybala come Baggio: similitudini e differenze
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Dybala come Baggio: similitudini e differenze

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Dybala come Baggio: le similitudini e le differenze tra i due grandi ex numeri 10 della Juventus nella storia bianconera

Dybala e Baggio: in questi giorni si parla molto delle similitudini tra l’estate del 1995 e quella che stiamo vivendo a proposito dei due numeri 10 della Juventus. Al di là delle suggestioni, è un paragone che ha senso? E, soprattutto, serve per capire il presente e il futuro che sta per definirsi – salvo ulteriori colpi di scena – per la Joya, il disoccupato più di lusso di questo periodo? Proviamo a oscillare tra l’oggi e lo ieri, in un viaggio tra le cifre e i sentimenti, come merita quando si parla di giocatori che hanno regalato emozioni e creato partiti (si è stati pro-Baggio e pro-Dybala, ma anche molto critici nei loro confronti come probabilmente è successo a pochi altri). 

  1. 28 anni e 115 gol. La coincidenza dell’uscita di scena di Baggio e Dybala è troppo precisa per non indurre pensieri sul calcio che cambia, sulla velocità di certe trasformazioni e sulla Juventus come motore attivo o no di queste. Il Divin Codino in quel preciso momento ha un curriculum di tutto rispetto: quei 115 gol li ha fatti in “sole” 200 partite, il che fa di lui il bomber che non è mai stato raccontato: in ben 4 stagioni su 5, va oltre la media di una rete ogni 2 gare, più da Trezeguet che da Del Piero, più da prima punta che da seconda. Eppure, basta la flessione dell’ultima stagione, il proposito annunciato già in ritiro da Lippi sulla necessità di uscire dalla “Baggio-dipendenza” (che era un dato di fatto) e il sospetto che abbia intrapreso una discesa di condizione fisica dato qualche stop di troppo e Roby diventa improvvisamente più vecchio di quel che era. Dybala quei 115 gol li segna in 293 partite, non tocca mai quota 30 in stagione come il suo predecessore e da 4 anni neanche quota 20 e i suoi problemi di continuità sono evidenti da tempo. E se Baggio paga – ma solo in parte infinitesimale alla Juve, è dopo che esploderà “il” problema – il rifiuto dei numeri 10 nel calcio in voga negli anni ’90 con il 4-4-2 imperante, Dybala si è visto addirittura diminuire progressivamente il dibattito tattico attorno a lui. Sembra questa la sua condanna maggiore degli ultimi anni: non lo si è ritenuto più degno di troppi ragionamenti (ricordate: gioca troppo lontano dalla porta; è un tuttocampista; deve fare più gol; no, deve fare soprattutto più assist). Lentamente e inesorabilmente, Paulo non è semplicemente apparso il protagonista della scena. Che con Cristiano Ronaldo accanto, era più che normale. Ma senza CR7, e con la discussione aperta sul contratto che sembrava in via di rinnovo, avrebbe dovuto diventare automatico. E invece no.
  2. Il colpo di tacco. Ad un certo punto, Dybala si è messo a giocare con la Storia. Gli ultimi suoi giorni in bianconero faranno la fortuna di narrazioni future, non sono state afferrate oggi perché la cronaca di un finale “vuoto” della Juve – senza motivazioni di classifica  – le ha occultate. Incapace di trascinare la squadra ad obiettivi più ambiziosi, addirittura fermo ai box con il Villarreal o non decisivo nella finale di Coppa Italia con l’Inter, si è messo a giocare col tempo. Quasi a dire (anzi, togliamo il quasi): io sono della pasta di Platini (e qui l’omaggio dell’esultanza di Tokyo), di Baggio (e qui il suo omaggio social quando ha segnato il gol numero 115). Nell’oggi, sembrava più cesellare giocate per far capire che lui e Vlahovic avrebbero potuto essere una gran bella coppia. Ricordate il finale di Baggio? Gol su gol, alcuni bellissimi come il tiro al volo a Reggio Emilia, una serenità da buddista che non ha nulla del vittimismo dell’incompreso. Certo, è ben diverso salutare con uno stadio che festeggia uno scudetto dopo 9 anni rispetto a uno stadio che dopo 9 anni di scudetti si commuove per le tue lacrime che sgorgano irrefrenabili, quasi Paulo non avesse maturato alcuna condizione emotiva per reggere il peso dell’addio. Resta una differenza in un’immagine unica, passata sotto silenzio perché poi la cronaca si mangia tutto: Baggio lascia con un colpo di tacco che mette Deschamps in condizione di segnare, sembra la firma di un artista che non ha mai finito d’incantare (e infatti, lo farà ancora per molto tempo). Dybala regala un tacco più difficile, più sublime, più improvviso nell’azione del 2-0 della sua ultima partita allo Stadium: ma c’è troppo dopo per renderlo protagonista, Cuadrado che porta su la palla, Morata che la tiene, perde il tempo, poi si prende lo spazio, poi finalmente tira e segna. Nell’epoca di Tik-Tok, Dybala te lo sei già dimenticato. Sul tacco di Baggio, sulla sua calcolata lentezza, ci si scrivono i libri.
  3. La differenza. Lasciamo perdere i valori, le epoche, il Pallone d’Oro di Baggio e quella candidatura troppo prematura fatta per lanciare Dybala in un olimpo che non ha sfiorato, se non per un brevissimo periodo. A rendere Baggio e Dybala totalmente diversi, è la questione dell’eredità. La Juve puntò su Del Piero, un altro numero 10: più giovane, più combattivo e cresciuto pure con Roberto dal quale qualcosa ha imparato, più produttivo e prosaico, più juventino e meno patrimonio di tutti (almeno inizialmente). Dybala non ha trovato più spazio senza che ci fosse un altro come lui (tanto che il 10 lo prenderà Pogba). Una differenza che si sposa a quella ancora più netta, avvertita a prescindere dai sentimenti (io personalmente mi sono “innamorato” più di Paulo che di Roberto): Baggio è stato molte volte più grande della Juve ed è stata bocciata l’idea che lo potessero essere insieme, finalmente combacianti. Dybala non è mai stato più grande della Juve ed è stato bocciato quando entrambi – lui e la squadra – non si sono trovati nel miglior periodo di forma, pensando – i posteri diranno – che non è attraverso di lui che si tornerà a essere dominanti. 
  4. La poesia. Infine, caso mai contasse ancora qualcosa del perché un giocatore sì e un altro no; del perché un giocatore sta dentro un’epoca, la rappresenta e poi la porta altrove e tutte quelle cose che ci fanno fare ragionamenti perché intanto veniamo incantati da un dribbling originale, da uno stop perfetto, da un tiro celestiale e chissenefrega dei bilanci, dei contratti e queste cose qui. Infine, ho fatto la prova. Ho digitato Baggio e Dybala e gli ho messo accanto poesia. Magari loro non avrebbero scelto questo termine per spiegarsi, ma un’utilità per capire (sia loro che noi tifosi) ce l’ha. Per Baggio ci sono 801.000 risultati. Per Dybala 533.000. Ci sono ancora margini per scrivere calcio, Joya nostra, lui che ha dechiarato di esercitarsi a tenere la penna tra le dita del piede destro per migliorare la sua sensibilità…

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