Fiorentina Juve: un pareggio da media inglese
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Fiorentina Juve: un pareggio da media inglese

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Fiorentina Juve: un pareggio da media inglese. L’analisi del match dei bianconeri al Franchi

Fiorentina-Juventus 1-1: un primo tempo dove si è visto qualcosa da parte della squadra di Allegri; una ripresa di nulla, non solo senza neanche un tiro in porta, ma anche priva di veri e propri tentativi di alzare un po’ il baricentro. A chi ha una certa età (io ne denuncio 57), ha ricordato quelle partite dell’epoca dei 2 punti, quando andare in trasferta e avere una condotta iper-difensiva significava puntare a dividere la posta, era una mezza vittoria e faceva “media inglese”. Ovvero, vincendo in casa e pareggiando fuori si aveva quasi la garanzia assoluta di arrivare allo scudetto. Anzi, ci sono state edizioni che è bastato molto meno.

Il problema è che oggi questo non è più valido. E anche se lo fosse, la Juventus ha già perduto 2 punti in casa con la Roma. Che, evidentemente, sono stati accettati – al pari del pareggio a Genova – come normalità dall’allenatore e dal gruppo, forse confidando che la velocità di crociera delle concorrenti in campionato possa consentire una partenza non brillante. Altrimenti si sarebbe visto un altro spirito, una diversa determinazione. E anche una fiducia maggiore nelle proprie possibilità, quella ammirata nel gioco arioso del primo tempo in Juventus-Roma. Con un Paredes che la palla di prima ha dimostrato di saperla dare (nulla di eclatante, ma mancava da un bel po’ uno che si assumesse questo “rischio”) era più che lecito attendersi un’altra partita. Che consegna, prima dell’esordio in Champions League con il PSG, un’infinità di riflessioni possibili sullo stato dell’arte. Ne accenno 3, quelle che mi sembrano le più evidenti uscite dal pomeriggio del Franchi, dove è sceso considerevolmente l’umore del popolo bianconero, stavolta senza divisioni su Allegri: la gara è da bocciare, cercare alibi non serve a niente e a nessuno.

1) Un 1-1 è più colpevole di uno 0-0. «La Juventus non ha effettuato nemmeno un tiro nel secondo tempo: per i bianconeri è la quinta volta dal 2004/05 in Serie A, da quando è disponibile il dato – in tre occasioni è successo contro la Fiorentina». Il dato Opta ci rivela che in diverse circostanze abbiamo assistito a Fiorentina-Juventus totalmente vuoti. Con Conte, con Allegri e con Sarri si sono vissute gare senza acuti, tre 0-0 certamente non entusiasmanti. Ad aggravare il significato della partita di ieri c’è però l’essere passati in vantaggio. Tra l’altro con una manovra congegnata benissimo. Perché la Juve non ha proseguito credendo un minimo di più alle sue possibilità offensive? Non c’è bisogno di piantare le tende nella metà campo avversaria, essere aggressivi, intensi e tutte quelle cose che sappiamo non appartenere al gioco di Allegri. Pur stando nei suoi principi, una volta che si verifica il suo funzionamento, bisogna provare a insistere. Riesco ad assolvere il black-out di Genova, la non connessione: succede a tutti e in tutti gli anni. Più grave buttare via 4 punti tra Roma e Fiorentina dopo essere andati in vantaggio, andando a scoprire un punto debole degli avversari.

2) Il filo sottile. Ci sono squadre (il Milan su tutti) che forniscono prove molto convincenti e altre decisamente di meno. Il saldo però è ampiamente positivo perché l’entusiasmo delle prime è più alto dei dubbi generati dalle seconde. Nella Juve, invece, c’è una costante: la dipendenza dagli episodi. Che è un altro modo per dire che i risultati – e non le prestazioni – devono essere il metro di giudizio del lavoro di Allegri. Perciò, se Kostic avesse segnato a Genova, sarebbe stata promossa quella brutta gara, così come se Perin non avesse parato su Amrabat oggi saremmo qui a processare il mister. La domanda è: si può realisticamente crescere camminando a lungo su questo filo sottile senza precipitare?

3) Parigi val bene un Vlahovic? Allegri recita ogni volta che la partita importante è quella che si deve giocare. Se a Firenze Dusan non entra neanche per un minuto è legittimo, sta nella scelta di un allenatore proporre decisioni così forti. Se a Parigi vedremo il nostro centravanti spaccare il mondo, si giustificherà la rinuncia del campionato. Altrimenti, sarà molto semplice: non è vero che la partita importante è quella che si deve giocare. E siccome lo sentiremo anche prima di Juventus-Salernitana, rientrerà nel repertorio delle frasi fatte alle quali ci si affida spesso nel calcio, che oggi invece richiede sempre di più l’esatta corrispondenza tra ciò che si dice e quello che si farà.

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