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Giannichedda: «Juve Lazio senza favorite, hanno lo stesso punto di forza» – ESCLUSIVA

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Giannichedda: «Juve Lazio senza favorite, hanno lo stesso punto di forza». Le parole del doppio ex sul big match e non solo – ESCLUSIVA

Il big match Juve Lazio, la rimonta dei bianconeri in campionato, il flop in Champions League, l’esplosione dei giovani e molto altro ancora.

Giuliano Giannichedda, doppio ex di giornata, parla in esclusiva ai microfoni di Juventusnews24 della sfida dello Stadium che chiuderà il 2022 della Serie A e non solo..

Che Juve Lazio si aspetta?

«Sicuramente equilibrata. Sono le due squadre che hanno la miglior difesa e hanno fatto della difesa il loro punto di forza. Eravamo abituati a vedere i loro attacchi con più gol segnati, invece finora non sono stati tantissimi. La Juve ha trovato questo equilibrio cambiando modulo. La Lazio con Sarri ha lavorato molto sulla difesa perché era un difetto dell’anno scorso e una cosa su cui doveva migliorare per quello che è lo stile dell’allenatore. Sarà una partita bella e difficile perché entrambe le squadre sono in salute, hanno entusiasmo e stanno lottando per il secondo posto».

C’è una favorita?

«Quando si incontrano due squadre che stanno facendo bene, sono in forma e vengono da un mini filotto la partita è da tripla».

E’ più sorprendente vedere la Lazio terza in classifica o la Juve tornata a ridosso delle grandi dopo una partenza molto complicata?

«Sono sorpreso da entrambe. La Lazio è costruita per lottare per i primi posti ma non per essere l’antagonista del Napoli in questo momento del campionato. La Juve è costruita per altri obiettivi, ma dopo tutte le vicissitudini, tra cui i due punti acquisiti e poi tolti per un errore clamoroso del Var con la Salernitana, nessuno si aspettava che dopo il suo inizio di stagione e il gioco che latitava potesse trovarsi lì. Con la continuità e la voglia di far parte dello stile Juve si è ripresa alla grande».

Dopo queste cinque vittorie di fila la Juve può dirsi guarita?

«Secondo me no perché c’è ancora da migliorare e non deve nemmeno sentirsi guarita, altrimenti rischia di fare l’errore dell’inizio. La guarigione arriva quando si fa un filotto di risultati giocando anche un po’ meglio e quando c’è uno spirito di squadra che la fa da padrone, come si vede un po’ adesso. Però per la Juve non basta solo qualche partita per dire che è guarita».

Quali sono state le maggiori difficoltà trovate da Allegri?

«Quando succede quello che è successo alla Juve c’è qualcosa che non va un po’ in tutte le situazioni. All’inizio c’è stata la sfortuna degli infortunati. Sono mancati grandi giocatori come Di Maria e Pogba sui cui aveva puntato, così come Chiesa per cui pensava che sarebbe rientrato prima. Poi secondo me gli altri giocatori non hanno dato quello che stanno dando adesso. Di solito quando mancano i campioni gli altri devono dare quel qualcosa in più, ma all’inizio questo non si vedeva. Forse pensavano che con la routine ordinaria potessero far punti, ma il campionato italiano ha dimostrato che non ci sono partite facili e c’era bisogno che facessero qualcosa in più senza quei campioni capaci di risolvere la partita. Ora con l’entusiasmo dei giovani e la voglia degli altri di sentirsi da Juve hanno ritirato su la classifica e stanno facendo bene».

Come si spiega il flop in Champions League?

«Il flop è stato perdere fuori casa col Maccabi Haifa perché la Juve è costruita per superare il girone, anche se questo non era semplice. Il Benfica di adesso per me vale sicuramente una delle top europee perché è una squadra che fa 3-4 gol a tutti. E’ stata “sottovalutata”, ma in questi primi mesi di stagione è stata tra le migliori squadre viste in Europa per gioco e risultati. Se vinci una partita su sei, comunque, è giusto che non si passi il girone».

Che ruolo può recitare la Juve in Europa League?

«Deve essere un obiettivo andare avanti e cercare di vincerla. E’ chiaro che le terze scese dalla Champions sono tutte molto forti, per cui dovrà lottare molto. In Europa non ci sono partite facili o abbordabili».

Da ex centrocampista, come analizza questa crescita così notevole di Rabiot?

«Io gli anni scorsi ho sempre detto che Rabiot è un ottimo giocatore. Forse tante volte non si mette in mostra perché fa un gioco di quantità, ma è un centrocampista fisico capace anche di inserirsi con qualità. Probabilmente negli anni precedenti faceva un gioco diverso, mentre ora che ha dovuto sentirsi importante perché era uno dei “senatori” e dei più forti come qualità e personalità, ha dovuto mettere tutto quello che aveva. E sta mostrando tutto il suo valore».

Fagioli e Miretti stanno diventando sempre più importanti: se lo aspettava?

«Questa è una sorpresa per chi non conosce i giovani. In Italia i giovani ci sono e sono anche bravi. E’ chiaro che da loro puoi aspettarti due partite fatte bene e forse una non fatta benissimo, ma fa parte della loro crescita. Purtroppo in Italia si pensa che i giovani, quando fanno bene una partita, devono farne 30 dello stesso livello, ma non è così. Altrimenti non era giovane».

Il ruolo giusto di Locatelli è quello di uomo davanti alla difesa?

«Dipende da chi ha vicino. Locatelli è un giocatore molto bravo che può giocare davanti alla difesa perché ha qualità e personalità per farlo oppure da mezzala perché ha ottimo tiro e buonissimo inserimento. Con Paredes fa più la mezzala, senza di lui può giocare lì davanti. E’ un giocatore duttile. Un centrocampista di alto livello deve avere tutte queste caratteristiche».

Giusto relegare Bonucci ad un ruolo di comprimario di lusso?

«Bonucci era abituato a giocare in un calcio in cui la Juve era prima e la faceva da padrone. E’ chiaro che per un giocatore con le sue caratteristiche era più facile. Quando invece si trova a correre dietro agli avversari e a gestire sempre il fatto di non avere sempre il pallone diventa più difficile per lui perché se deve difendere a campo aperto fa più fatica degli altri. Quando imposta, invece, resta un maestro. In questo momento la Juve gira e le cose funzionano, quindi si trova a proprio agio. Quando non c’è abbastanza filtro, Bonucci fatica di più. Il suo utilizzo, quindi, dipende dal momento e dalle caratteristiche della squadra. Gli altri come Bremer e Danilo a livello fisico e intensità in questo momento danno più garanzie».

Top e flop del mercato?

«E’ difficile rispondere. Non possiamo dire che Di Maria è un flop perché è un grandissimo giocatore. Purtroppo per la Juve ha giocato troppo poco per gli infortuni. Era stato preso per risolvere i problemi, ma per motivi fisici non li ha risolti. Flop sul mercato non ci sono stati perché a livello di infortuni c’è stata troppa discontinuità da parte di questi giocatori. Top? Dico Bremer perché adesso è tornato ad essere il Bremer che l’anno scorso ha vinto il premio di miglior difensore della Serie A».

La Juve potrà ancora dire la sua per lo scudetto nel 2023?

«Questa ultima giornata può essere fondamentale per dare una indicazione importante. Se vince lo scontro diretto con la Lazio potremo dire che la Juve è ritrovata e poi, dopo questa lunghissima pausa del Mondiale m si ritroverà tutta la squadra a disposizione. Certo è che restando 10 punti dietro al Napoli non dipende tutto da lei. Un buon segnale sarebbe ripartire il prossimo anno da seconda in classifica perché dovrebbe fare la corsa su una squadra sola, a differenza degli anni scorsi. La mentalità della Juve può portarla a pensare che può farcela».

Il corto muso di Allegri sarà un fattore?

«Allegri è un allenatore importantissimo che sa come vincere e sa che ci sono momenti in cui si vince 1-0 e altri 3-0. Il campionato è difficile, soprattutto giocando ogni tre giorni senza che i giocatori potessero riposare. Tante volte vanno bene le vittorie sporche come le chiama Spalletti o di corto muso come le chiama Allegri».

Si ringrazia Giuliano Giannichedda per la cortesia e la disponibilità mostrate in occasione di questa intervista

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