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Gori: «Progetto Juve fallito, Allegri non incide» – ESCLUSIVA

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Gori: «Progetto Juve fallito, Allegri non incide». L’intervista all’ex bianconero verso l’Inter – ESCLUSIVA

Sergio “Bobo” Gori con Juve e Inter ha vinto scudetti e coppe europee tra gli anni ’60 e gli anni ’70, vestendo prima la maglia nerazzurra e poi quella bianconera segnando gol importanti proprio nel derby d’Italia.

In esclusiva a Juventusnews24 racconta il doppio ex ci parla della sfida in programma tra pochi giorni, della stagione dei bianconeri di Allegri e di molto altro ancora.

Chi è favorita tra Juve e Inter nel derby d’Italia di domenica sera?

«Vedo favorita l’Inter perché secondo me ha la rosa più importante e tecnicamente migliore di tutte le squadre, Napoli compreso».

Quanto influiranno gli impegni europei con Friburgo e Porto?

«Potrebbe essere un fattore positivo per ambedue. La vittoria e il passaggio del turno sarebbe una medicina per rifarsi delle delusioni del campionato. Ciò non diminuirebbe il malumore delle due società che, per motivi diversi, quest’anno devono fare una grandissima riflessione».

Su cosa devono riflettere la Juve in particolare?

«La Juventus deve riflettere su tutto, a partire dal progetto. Non si può spendere quel che ha speso e trovarsi a lottare per il secondo posto. La Juve deve lottare sempre per il primo posto e soprattutto, come ha fatto spesso in passato, dare un occhio al bilancio. Gli obiettivi di una società si misurano sia sulla spesa che su quanto si raggiunge in campionato. Mi fa ridere sentire Allegri dire che la Juve è seconda... La Juve è una società che non deve arrivare seconda, ma lottare per vincere. I bianconeri hanno sbagliato tutto a livello finanziario e di società».

Quali sono stati gli errori della Juve?

«E’ partito tutto quando è andato via Allegri, prendendo Sarri e investendo su Pirlo, cosa non comprensibile. La Juve non può andare su un ex calciatore che, appena finito di giocare, mette in panchina ad allenare tra i migliori giocatori del mondo. La Juve non può andare su un ex giocatore che, appena finito di giocare, mette in panchina ad allenare tra i migliori giocatori del mondo. Da lì ha fatto degli errori sugli acquisti ogni anno, sperperando tanti milioni, cosa mai fatta dalla Juve. I bianconeri erano un esempio vincendo scudetti con 15 punti di vantaggio, andando in pareggio di bilancio se non guadagnando».

E l’Inter?

«Riguardo l’Inter la riflessione è sul come mia da due anni non vince il campionato. Inzaghi dice di ave vinto Coppa e Supercoppa e che è ancora in corsa per la Champions, ma un tifoso dice che lui, con i migliori giocatori e con una società che ha fatto tanti milioni di debito, sono due anni che non vince il campionato. Quello che non ha fatto va preso in considerazione. Le delusioni di Juve e Inter sono davanti agli occhi di tutti».

Come giudica il lavoro di Allegri in questa stagione?

«Allegri ha vinto tanti scudetti di fila, non si può mettere in discussione un allenatore che ha vinto quel che ha vinto lui, altrimenti tutti gli allenatori d’Europa andrebbero messi in discussione. Quando però un allenatore come lui che ha ottenuto anche di raggiungere un ingaggio da 7,5 milioni, non può permettersi il lusso di non incidere sui risultati di una società. E se questa società non raggiunge questi risultati, l’allenatore deve prendersi le critiche. Questi tecnici devono smettere di offendersi quando ricevono critiche e contestazioni da media e tifosi. I lauti guadagni contemplano anche il fatto che se non ottengono i risultati a cui i tifosi devono sopportare le critiche. Questo vale per Allegri come per altri allenatori».

Vlahovic sta attraversando un lungo momento di difficoltà: ha la stoffa del campione da Juve?

«Ha doti da campione. E’ una punta pura che ha bisogno di un meccanismo di squadra diverso. Alla Fiorentina era servito spesso in profondità e andava negli spazi in verticale e non in orizzontale. Alla Juve, che gioca in 45 metri, gli spazi sono minori, la profondità non viene aggredita e quindi è tutto un gioco diverso. Deve avere il tempo per dimostrare le sue qualità. Il giocatore c’è, anche se strapagato. E’ giovane, ha doti particolari tra cui il fiuto del gol. Ci sono periodo positivi e negativi, ma se si vuole andare a trovare il pelo nell’uovo è la diversità del gioco per cui le sue qualità fanno più fatica a venire fuori o ci mettono più tempo».

Rabiot vista la grande stagione che sta disputando resterà alla Juve?

«Rabiot è un giocatore che l’anno prossimo, secondo me, non ci sarà più perché ha una situazione finanziaria particolare. Bisogna porsi una domanda su di lui: valeva la pena o no prenderlo a parametro zero e dargli 10 milioni netti all’anno o no?».

Che ne pensa della situazione di Pogba?

«La Juve non può prendere Locatelli, poi Zakaria, poi Paredes e spendendo tutti quei milioni per dei giocatori buoni. Ma non si può prendere Pogba e poi non poterne usufruire. La società deve stare attenta a queste cose. Lo stesso su Di Maria: fa un anno buono, poi non si sa se ci sarà il prossimo. Ma che progetto è questo?».

E sui giovani che stanno emergendo?

«I Fagioli e Miretti che stanno venendo fuori non sono una cosa buona, ma un fallimento del progetto iniziale. Allegri ha usufruito di loro non solo perché hanno doti particolari, ma perché gli altri giocatori comprati a centrocampo non ci sono. La Juve di Agnelli, Boniperti e di tutti i grandi del passato juventino pensavano ad un concetto particolare, cioè che era inutile spendere tanti soldi all’anno per i giovani, tanto avrebbero potuto prenderli dalle altre squadre. La Juve questo lo ha sempre fatto perché non aveva bisogno di avere un grande settore giovanile, mentre aveva le potenzialità per andare prendere i frutti prodotti dalle altre squadre. Questa era la mentalità del passato, mentre ora c’è l’Under 23 che fa un campionato di serie inferiore sperando di trovare talenti».

Secondo lei penalizzazione di 15 punti in campionato sta “falsando” un po’ il campionato?

«Sono tutte chiacchiere campate in aria. Non c’è nessuna falsificazione del campionato, c’è una squadra che sta stravincendo. E quindi ai tifosi non importa della correttezza se poi la Juve arriva seconda. Punita o no, la Juve può arrivare seconda e questo non può essere un obiettivo per una società come quella bianconera. Allegri non può venire a dire che ha fatto 53 punti quando il Napoli ne ha 68, non è da Dna Juve dire una cosa del genere. Plusvalenze? Il mio pensiero è che le plusvalenze fatte dalla Juventus le hanno fatte tutte le squadre e quindi andrebbero punite tutte. Il meccanismo metteva a posto i bilanci che altrimenti non si sarebbero potuti sistemare».

L’Europa League può essere un’occasione di riscatto per la Juve in caso di vittoria del torneo?

«Se è sbattuta fuori dalla Champions, di cosa parliamo? A me tifoso della Juve non interessa se vince l’Europa League. E’ solo un meccanismo per giustificare delle annate negative. L’Europa League ha minor valenza, la realtà delle cose va detta. La Juve all’inizio aveva l’obiettivo di uscire dalla Champions, andare in Europa League e vincerla? No, allora vuol dire che un obiettivo è andato male. Così come per il campionato, altro obiettivo sparito. Non c’è equilibrio tra obiettivi raggiunti e bilancio, visto che è tra i peggiori. Il resto sono tutte chiacchiere per i milioni di tifosi della Juventus».

Ci può raccontare un suo aneddoto da ex di Juve e Inter sul derby d’Italia?

«Ne ho due. Uno quando giocavo nell’Inter. Avevo 17 anni, ero esordiente, vincemmo 2-0 contro la Juve e poi vincemmo il campionato recuperando 7 punti sul Milan. Per un ragazzo di 17 anni esordire e fare gol a Torino con l’Inter id Herrera è un ricordo che porto sempre con me. L’altro è di quando giocavo con la Juventus a Milano contro l’Inter. Vincemmo 2-0 con gol mio e di Tardelli. Era un periodo negativo della mia vita perché mio padre stava morendo. Giocai quella partita soprattutto per lui che se ne andò poco dopo. Fare gol a Milano contro l’Inter fu una grande soddisfazione».

Si ringrazia Sergio Gori per la cortesia e la disponibilità mostrate in occasione di questa intervista

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