Juve Friburgo: più che la Signora, siamo Madame
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Juve Friburgo: più che la Signora, siamo Madame

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Juve Friburgo: più che la Signora, siamo Madame. Sperando di non essere bravissimi ma non vincenti

Juventus-Friburgo, con il suo verdetto striminzito, non deve essere valutata né come una risposta a Roma, né come una gara che ipoteca in maniera forte il ritorno. Penso che questi due riferimenti temporali vadano presi in considerazione perché ogni partita è anche un po’ figlia o comunque è parzialmente condizionata da quel che è successo prima, così come ha effetti sul dopo. Ma non credo che siano queste le interpretazioni più produttive per capire il nostro giovedì sera e provo a spiegare il perché.

É del tutto evidente che la Juve stia vivendo una stagione assurda, nella quale la tradizione pesantezza dei punti si misurerà nei tribunali molto più che in campo. Una sconfitta o una vittoria, quando non hai reali punti di riferimento, non genera conseguenze forti. Tanto più nello specifico una gara come quella dell’Olimpico, persa per un episodio, non un rovescio di quelli che funzionano da secchio d’acqua gelata. Perciò, la via per leggere la squadra da un po’ di tempo in poi, non è quella caratteriale, dimensione dove abbiamo già “dato”, tra il post Haifa e lo shock del -15. Semmai, è la registrazione, si spera in crescita, di un’identità che Allegri sta forgiando al modo che conosciamo e che ha avuto il suo picco in questa stagione quando abbiamo avuto il filotto di vittorie consecutive senza prendere gol. Nulla d’entusiasmante sul piano del gioco, ma almeno il raggiungimento di una certa solidità che da un bel po’ di tempo non si vedeva. Rispetto a questo, Roma-Juventus e Juventus-Friburgo sono praticamente quasi la stessa cosa, la fase difensiva funziona., c’è attenzione e concentrazione soprattutto nei centrocampisti. Una cosa che può sembrare ovvia e scontata, ma che non è stato così in tanti momenti della stagione e che ieri è stata di un certo livello, tanto da avere totalmente lasciato inoperoso Szczesny. Neanche una minima parata, giusto un’uscita in presa su una deviazione di Cuadrado e uno sguardo vigile con due passi laterali alla punizione ben calciata da Grifo.

Contemporaneamente, sia per l’esiguità del vantaggio, sia per la natura difensiva della Juve, il verdetto dell’Allianz avrà effetti limitati sul ritorno tra una settimana. Esattamente com’è successo a Nantes, tutto un altro copione rispetto alla sfida di Torino. Perché se non sei in grado di essere totalmente soverchiante, l’unica certezza è che dovrai essere capace di interpretare gli eventi. Se non li domini, almeno non ne devi rimanere travolto. Perciò, quel che di buono o di negativo si è visto all’andata, non necessariamente si ripeterà al ritorno.
La Juve da ieri sera si porta dietro una certa determinazione agli inizi dei due tempi; un Di Maria sontuoso, che in Europa si mette pure a risolvere; la sicurezza della pericolosità dei cross di Kostic, anche quando non ne riesce a produrre industrialmente come suo solito; l’utilità di Danilo e Cuadrado; la crescita della robustezza di Locatelli; la capacità di essere presente di Rabiot e di Miretti. Ma anche la crisi conclamata di Vlahovic; la preoccupazione per Chiesa zoppicante; la netta sensazione di un calo fisico nel secondo tempo, laddove in Italia, con i nostri ritmi a intermittenza, la Juve è in grado di determinare spallate proprio nei finali.

Sono tutti elementi che compresenti, senza che l’uno prevalga sull’altro, senza che si possa prefigurare il nostro destino perché sono troppe le variabili. Compresa magari quella di un Pogba che decida di presentarsi in orario e senta il dovere di darci almeno qualcosa di quel che sappiamo possa darci. Siamo costretti a stare in questa condizione, nel bene e nel male. Più che la Signora, quest’anno siamo Madame, sperando di non finire ad essere come lei al Festival di Sanremo: bravissima, ma non vincente.

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