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Caro Nainggolan, ma chi te l’ha fatto fare?

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Il centrocampista belga, per diverse stagioni obiettivo di mercato bianconero, ha deciso di non sposare la causa di Madama per rimanere a Roma. Una scelta rivelatasi, diversi scudetti e due finali di Champions più tardi, totalmente insensata

È una delle tante domande che, alla vigilia del match tra Juventus e Roma dello Stadium, sorge terribilmente spontanea: “Perché Radja? Ma chi te l’ha fatto fare?”. Uno dei centrocampisti più forti del pianeta condannato all’esilio in un club che, storicamente, vince poco o nulla. E pensare che sarebbe stato così naturale e ovvio accettare una delle tante avances di Marotta. E invece non c’è stato verso. Il cieco e pretestuoso orgoglio di Radja Nainggolan ha avuto la meglio sul buon senso. Ci ha guadagnato, molto, la Roma, ci hanno perso, tanto, Juve e diretto interessato. A quest’ultimo sono rimaste le patetiche frecciatine e provocazioni nei confronti degli esacampioni d’Italia. Contento lui…

ZERO TITULI – Prima di tutto. Perché nel calcio, qualora il concetto sfuggisse, conta prima di tutto alzare i trofei. E Nainggolan, a 29 anni suonati, una coppa, non sa nemmeno come sia fatta. In carriera non ha mai sollevato un solo premio di squadra. Sorprendente? Fino a un certo punto. Quando scegli di sposare a vita la causa della Roma vai, inevitabilmente, incontro a problematiche di questo tipo. In Italia c’è la Juve che piglia tutto; in Europa neanche a parlarne. Restano le briciole, anzi nemmeno quelle. Chissà se il belga si è mai fatto un giro al J Museum.

FRUSTRAZIONE – Tanta, tantissima. Nainggolan l’avverte, pesante come un macigno. Lo spettro di aver compiuto la scelta sbagliata lo attanaglia giorno e notte. Vede l’amico Pjanic, tanto biasimato per la strada (giustamente) intrapresa. Il bosniaco incompiuto a Roma che diventa campione affermato a Torino. Miralem vince, vince e vince ancora. Mentre Radja non vince mai. E allora ecco le dichiarazioni: «Io odio la Juve», «Vincono sempre coi rigori». La rabbia monta e non c’è modo di placarla. È invidia, è frustrazione, appunto. Ma ormai è troppo tardi. Il treno bianconero è passato, più di una volta in realtà, e il Ninja ha fatto finta di non vedere il binario. Ora è solo, a Roma Termini, a mangiarsi le mani. Anche se non lo ammetterà mai.

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