Next Gen Day, tavola rotonda sulle seconde squadre: il racconto
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Next Gen Day, tavola rotonda sulle seconde squadre: il racconto

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Next Gen Day, tavola rotonda sulle seconde squadre: il racconto a cui prendono parte Gravina, Ghirelli, Agnelli, Casini e Calcagno

(inviato all’Allianz Stadium)Next Gen Day all’Allianz Stadium. Prima della partita che vedrà la Juventus in campo contro il Mantova, si tiene un incontro (sempre nell’impianto bianconero) dal titolo “Le seconde squadre in Italia e in Europa, modello per il futuro?”. Una tavola rotonda volta ad approfondire il tema delle seconde squadre, alla quale prenderanno parte, tra gli altri, anche Gabriele Gravina, Presidente della FIGC, Francesco Ghirelli, Presidente della Lega Pro, Lorenzo Casini, Presidente della Lega Serie A, Umberto Calcagno, presidente dell’AIC e il presidente della Juventus Andrea Agnelli. Moderatori i giornalisti Guido Vaciago direttore di Tuttosport e Luca Marchetti caporedattore di Sky Sport. Juventusnews24 segue LIVE l’incontro con la diretta testuale. CLICCA QUI PER L’INTERVISTA ESCLUSIVA DI JUVENTUSNEWS24 A RICCIO


Prende la parola Gravina: «È un tema di grande attualità. Sono contento di tornare allo Stadium dopo anni di riflessioni. Abbiamo presentato riflessioni, oggetto di verifiche all’interno di un percorso che l’unica società in Italia ha voluto manifestare. Grazie ad Andrea, alla sua organizzazione, alla sua visione. Che questo auspicio possa essere uno degli elementi in grado di dare al calcio italiano una risposta concreta a quelle che sono delle contraddizioni di sistema. La nostra Nazionale ha assistito ad una dispersione del talento, i dati evidenziano la nostra criticità».

Prende la parola Ghirelli: «Ringrazio Agnelli, Arrivabene, Nedved, Cherubini, tutto lo staff. Ho visto le immagini, quelle immagini ci raccontato una difficoltà iniziale pesante. Ci raccontano la difficoltà sempre che ha questo Paese, che si riflette anche sul calcio, nell’innovare, nel raccogliere un segnale in questa direzione. Abbiamo fatto questa riflessione in un momento particolare: dall’altra parte del mondo si svolge un Mondiale, quindi era il momento giusto per parlare di seconde squadre e settore giovanile, in cui passa un asset fortissimo. Bisogna vedere le esperienze che si vanno compiendo, penso a quella francese. Lì c’è un rapporto molto forte con i club, una cultura multietnica fortissima che ha permesso alla Francia di arrivare poi alla vittoria del Mondiale».

Pablo Longoria, presidente del Marsiglia, parla così delle seconde squadre – «L’argomento delle seconde squadre è una questione importante nel calcio italiano. Dopo l’esperienza che ho avuto, penso sia una cosa positiva. Permette di dare un valore ai calciatori e gli permette di giocare per la prima volta il calcio degli adulti. Quando si parla di seconde squadre bisogna pensare a tre tipi di giocatori: i predestinati, i giocatori che sono o tardivi o che creano il valore piano piano sulla presenza, i giocatori che completano la rosa e permettono agli altri di essere competitivi. Ci sono anche cose negative, che sono importanti per fare un progetto. Non deve essere un progetto di squadra, ma societario. I predestinati devono passare in seconda squadra un periodo corto di tempo. I giocatori che vengono a completare il percorso necessitano di una/due stagioni. Poi bisogna pensare ai costi. ».

Andrea Berta, ds dell’Atletico Madrid, parla in collegamento sulle seconde squadre – «Sono importanti e strategiche. In Spagna c’è una grande tradizione sulle seconde squadre, tutti i club professionistici ce l’hanno. Danno la possibilità ai giovani di crescere nelle proprie strutture, senza ricorrere a prestiti dove spesso non c’è l’attenzione ai particolari e supporto emotivo ai giovani. Esistono anche criticità, soprattutto a quei giocatori più vicini alla prima squadra. Devono capire qual è la vera condizione. Richiede tempo accettare questa situazione, hanno bisogno di un aiuto a livello di gestione, una vicinanza da chi lavora intorno alle seconde squadre. Non sono ancora maturi per far parte della prima squadra, ma si può cercare la cessione in una squadra di maggior livello. Non bisogna pensare alla propria immagine, bisogna saper accettare la propria condizione, il proprio ruolo e aiutare i giovani ad entrare tra i professionisti».

Gravina parla di Fagioli e Miretti convocati in Nazionale – «Il progetto seconde squadre fa bene alla Nazionale e anche alla Juventus. Sono diversi anni che i calciatori del massimo campionato italiano superano il 65% e i calciatori Under 21 sono l’1%. Questo ha un riflesso negativo sulla Nazionale, ma a livello di asset fondamentale, per quanto riguarda il valore del patrimonio, del vivaio, dimostra che c’è qualcosa che non torna. Il progetto seconde squadre è stato visionato in maniera frettolosa, non approfondita. È sotto gli occhi di tutti che una società che ha creduto in quel progetto ha effetti positivi, importanti a livello di sistema del calcio italiano. La mia preoccupazione è legata al valore dei numeri: se nel campionato Europeo Under 21 siamo passati da 34mila minuti giocati dai nostri ragazzi alla metà, questo mi preoccupa rispetto ad altre realtà. A livello di Champions un minutaggio di un Under 21 è 5 minuti, rispetto agli 8mila della Francia. Abbiamo la responsabilità di capire se le norme che abbiamo adottato sono valide: lo sono per alcuni aspetti ma vanno riviste. Oggi c’è preoccupazione in Italia nei rapporti, tra B e C. Questo la dice lunga sull’armonia, sulla compattezza d’intesa su questo progetto. Dobbiamo prendere di buono quello che abbiamo visto all’estero su questo tema. Tutte queste riflessioni richiedono una riflessione finale: bisogna vedersi in tempi rapidi per trovare delle conclusioni per tutte le altre società che nel 2018 hanno visto con preoccupazione il nascere di questo progetto».

Gravina parla della Nazionale e dell’Italia fuori dal Mondiale – «Noi siamo la quarta forza a livello internazionale, ma siamo terzultimi per quanto riguarda l’utilizzo dei giovani formati in casa (5,2 %). Dobbiamo creare gli strumenti per favorire questa crescita. Abbiamo avviato dei confronti con la Lega Serie A, la famosa Lista 25, ma ha creato un dimezzamento dell’utilizzo dei giovani e questo richiede delle riflessioni».

Parla Morata della sua esperienza – «Volevo raccontare la mia esperienza nella seconda squadra. Per me è stata importante perché ti preparano. È fondamentale quando arriva il giorno in cui devi giocare le stesse partite e non ti fa impressione giocare contro di loro. Sai che sei ad un piccolo passo dalla prima squadra. In Spagna questa mentalità capita a tutti i giovani: è una fortuna perché avrai tante altre mille possibilità dopo se non ti chiama la prima squadra. Tutti noi siamo arrivati in Serie A, in Liga, è stato fondamentale giocare in seconda squadra. È vero che a volte si pensa di andare in un’altra squadra, magari più piccola, ma il passo nella seconda squadra è importante. È molto duro quando devi andare in altri posti. È stato un grande passo per la mia carriera».

Parla Khedira sulle seconde squadre – «Per la mia esperienza allo Stoccarda posso dire che è stato importante. Giocavamo in terza divisione, è importante perché la seconda squadra è un periodo di passaggio. C’è il tempo che serve, c’è mix di giovani e giocatori esperti. Dovrebbe essere più curata, ci sarebbero più possibilità di arrivare in prima squadra così».

Prende la parola Agnelli – «È molto importante essere qua a parlare di seconde squadre. Non parliamo di innovazione, si tratta di copiare quello che gli altri fanno bene e farlo anche noi. Il passaggio in seconda squadra è utile sì per la Juventus, ma anche per la sostenibilità creandosi giocatori in casa. Poi si danno giocatori alle Nazionali. Parliamo di Miretti e Fagioli all’esordio in Nazionale, ma anche di 7/8 giocatori in pianta stabile in Under 20. Le seconde squadre sono importanti e le abbiamo percorse con tenacia, fin dal mio arrivo nel 2010. Ci è voluto un elemento di discontinuità per realizzarle. Costacurta ha spinto in quel momento a credere nelle seconde squadre. Abbiamo tentennato anche internamente noi, ma sentii Cherubini e dicemmo: ‘Si fa’. I giocatori quell’anno non capivano cos’erano, essendo abituati ai prestiti, in un clima di ostilità. Dopo qualche sconfitta vado al campo, c’era Zironelli, e dissi loro che rappresentavano la Juventus, il valore è Juventus. È un pezzetto di crescita. Le richieste che vengono fatte è di estendere i fuoriquota, ma non sono formative. Così siamo arrivati alla costruzione di un progetto che sapevamo ci avrebbe portato i suoi frutti dopo 3/5 anni. Miretti l’anno scorso ha giocato in prima squadra, in Under 23 e in Primavera. Gli ho detto ‘Ma sai cosa stai facendo?’. Lui gioca con noi dall’Under 8 e dice ‘Io vedo la maglia della Juve e gioco’».

Torna a parlare Ghirelli – «Partiamo da oggi, che è l’occasione di fare un passo in avanti. Con Gravina, il 18 aprile, venivamo dalla visita al papa e ponemmo la questione sul fatto che l’esperienza non partisse monca e ci fosse bisogno di regole per ampliare il progetto. Ci sono difficoltà: prestiti e valorizzazioni, la FIFA ha indicato delle riduzioni fortunatamente. Questo sposta problemi sul percorso di valorizzazione. Alcune società non entrano allo stadio. Dopodiché possiamo ragionare liberamente sui problemi che abbiamo davanti. Se penso ad esempio ad un’altra esperienza, che riguarda la Primavera, torniamo al Novara che retrocede dalla Serie B alla Serie C. Nel frattempo, nello stesso anno, il Novara vince il Primavera B e sale in Primavera, ma quell’esperienza viene distrutta. Ci sono voluti 4 anni per mettere Primavera 1, Primavera 2, Primavera 3, favorendo un processo. Questo consente di vedere meglio i giovani, ma anche lì abbiamo dovuto discutere anni. La seconda squadra si muove all’interno di un processo che favorisce la crescita, per cui abbiamo bisogno di disponibilità a discutere. Chi è per le riforme discute di tutto. Alcune modifiche le abbiamo fatte, ossia che le presenze sono salite a 25. Ci sono altre questioni che attengono alla tassa d’ingresso, possiamo ragionare sul numero di chi entra. Ho solo una grandissima preoccupazione, ossia dare una risposta alla difficoltà del calcio italiano. Avevamo una scadenza, non riusciamo ad incontrarci ma non mi fermo nello spingere. Sento la responsabilità, mi sento coinvolto nella responsabilità di questa fase. Ognuno di noi, avendo una responsabilità personale, dobbiamo riconsegnare a Gravina delle proposte da mettere in campo».

Parla Gravina – «Il tema seconde squadre è un fatto di serietà. Se ci mettiamo nelle condizioni di decidere, dobbiamo dare i termini per aderire a questo progetto. Massimo il 31 gennaio, entro 60 giorni, dobbiamo dire cosa bisogna fare per avere una seconda squadra. Altrimenti non arriveremo mai ad una conclusione».

Parla Casini – «Il tema delle riforme la Serie A l’ha già designato. Il modello italiano nasce differente dagli altri modelli europei. La domanda che ho posto è: perché dopo 4 anni solo una società ha scelto la seconda squadra? La risposta sono una serie di problematiche, come ad esempio i costi. Ho chiesto alla Juve di svelare la lista di cose da migliorare di questo progetto, e già da quest’anno sono stati fatti dei miglioramenti. Già il fatto che un giovane avesse limiti a giocare in Serie A era un limite. Ora a che punto siamo: come Serie A siamo disposti a presentare un documento alla prossima Assemblea sulle seconde squadre. La Juve ha presentato i correttivi per permettere alle società di avere più seconde squadre. Siamo molto fortunati ad avere un esempio di cui stiamo discutendo, ma se vogliamo allargarlo i criteri vanno corretti. Ci sono modelli che possono funzionare bene anche in Italia. Nel giro che ho fatto con le altre squadre, ho saputo che altre 3/4 squadre sono pronte a formare la seconda squadra. Un problema è quello dei prestiti, ma la seconda squadra diventa una soluzione. La problematica principale è quella dei costi. Ci sono squadre, in tema di investimenti, che quest’anno hanno dovuto scegliere tra l’avere un centro sportivo all’altezza e avere la squadra femminile».

Parla Gravina sulla Primavera – «Voglio prima tornare indietro sulle seconde squadre. Alla base c’è un tema culturale anche: mascherare quella che è la logica di ciò che avviene nel mondo del calcio. Ci sono società che hanno 30 prestiti e richiedono un premio di valorizzazione. L’aver eliminato la multiproprietà ha annullato l’efficacia del progetto seconde squadre. Dobbiamo essere più seri e capire l’esigenza reale delle seconde squadre. Probabilmente c’è poca fiducia nel nostro talento, meccanismi che favoriscono l’acquisizione di giocatori già pronti, provenienti dall’estero. Ci sono una serie di riflessioni più complesse da porre in essere. Italia Macedonia ha portato ad un elemento da elettroshock, ma non è quello il momento critico, bensì l’intera evoluzione. Oggi i dati dicono che abbiamo due problemi seri: mancanza di liquidità e problemi di patrimonializzazione. Sui settori giovanili dipende da noi, quindi impegniamoci. Partiamo da oggi, diamoci una scadenza. Altrimenti perderemo ancora anni e riparleremo di questo progetto che non è ancora partito».

Parla Agnelli – «Se noi pensiamo ad una società come la Juventus, guardate nella storia quanti calciatori sono saliti dal settore giovanile alla prima squadra. Non è una onlus, non lo fa per le Nazionali. L’Italia ha circa 450 prestiti, l’Inghilterra ne ha circa 150 Paesi, gli altri 20/30. È un fatto oggettivo. Con le seconde squadre i migliori si tengono, migliorano e arrivano. Bisogna anche creare delle condizioni. Partecipiamo alle Assemblee di Lega Pro e non abbiamo il diritto di voto. Una seconda squadra può rischiare la retrocessione, può succedere: e se succede i giocatori dove li mettiamo? La seconda squadra permette di ridurre i costi della prima squadra. Il vantaggio economico ce l’ho. Miretti e Fagioli, l’equivalente, è un investimento da 15 milioni».

Parla Ghirelli – «Per rendere possibile questo progetto, come entrano le seconde squadre? Fino ad ora sono entrate con ‘Se si aprono degli spazi’. C’è bisogno di sedersi attorno ad un tavolo. Alcune non possono entrare perchè ci possono troppi stranieri. Alcune hanno problemi infrastrutturali. Sul piano dei costi, quando ci incontreremo, ne discuteremo. Cosa succede ogni anno ai 400 e oltre giovani che escono dalla Primavera? Con le seconde squadre li valorizzi. La Juventus non ha un risvolto solo in questo ambito, anche all’estero. Anche le altre squadre ne ricaverebbero dei vantaggi. Tra 60 giorni ne discuteremo».

Parla Casini – «Numero minimo per fare questo passo? Siamo da quattro anni con una sola squadra… Se non si cambiano regole, passi difficile che ce ne siano. La sintesi la faremo entro l’anno. Il sistema di seconde squadre serve a tutto il sistema, al calcio giovanile, ma anche alle Nazionali. Alle squadre campioni d’Europa, guardando i giocatori, erano cresciuti nelle seconde squadre. È una sistema che serve a tutti ma i dati dicono che ne beneficiano anche le Nazionali».

Sale sul palco Benitez – «Io ho giocato per 10 anni nel settore giovanile del Real. In Under 18 abbiamo vinto il campionato spagnolo, ero nel momento in cui potevo andare in seconda squadra. La mia idea era andare al Castilla, ma mi infortunio. Faccio il mio percorso e mi mandano in prestito, e mi perdo. Mi ritiro a 26 anni ed entro nel settore giovanile come allenatore. Avevo Raul di 17 anni: era nel settore giovanile, giocava in terza squadra e io allenavo la seconda. Era il capocannoniere, volevo prenderlo per la mia squadra perché volevo vincere. Del Bosque mi dice ‘Aspetta, la terza squadra ha bisogno di lui’. Lo prendo, fa una settimana di allenamento, la prima partita sbaglia due gol ma poi sparisce, perchè sale subito in prima squadra. Un giocatore come lui valorizza tutti. Ho avuto anche Urzaiz. Andare fuori si perdono. Ho avuto la fortuna poi di andare in Inghilterra, come manager, ma nella mia testa ero allenatore. Arrivo nella squadra riserve, ma nessuno aveva il livello. In una riunione parlo di fare una liga Under 21, pensavano fossi matto. Nella mia esperienza come calciatore, allenatore, manager, il modello spagnolo è buono: al Real e al Barcellona il livello è alto. La mentalità è arrivare in prima squadra, in Nazionale. Giocare in Under 19 non è sufficiente. A 19 anni si può giocare in B, con la mia squadra siamo arrivati sesti».

Parla Cherubini – «Questa cosa nasce mesi fa in cui abbiamo detto di dedicare una giornata a questa squadra. Oggi speriamo ci siano più di 25mila persone ad un evento che qualche anno fa era inimmaginabile. Con Morata abbiamo discusso tante volte del percorso formativo. I nostri obiettivi sono settimanali, a volte è difficile mantenere la linea. 5 anni fa abbiamo iscritto la seconda squadra, dopo averne parlato da 10 anni e oggi raccogliamo i primi frutti. Ringrazio Fusco, Zauli presenti in sala, anche Claudio Chiellini, ringrazio Pecchia e Zironelli che oggi non sono qui. La seconda squadra è un anello di congiunzione tra mondi diversi, con l’obiettivo di formare giocatori per la prima squadra e per il sistema. Gigi Milani sente oggi questa partita sua perchè è frutto di un percorso. Dobbiamo riuscire insieme agli altri club per costruire un sistema in modo che, tra qualche anno, parleremo di universi».

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