Sampdoria Juve: il castello di Allegri
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Sampdoria Juve: il castello di Allegri

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Sampdoria Juve: il castello di Allegri. I bianconeri sono pronti alla sfida di Marassi in programma questa sera

Perin; Danilo, Bremer, Rugani, Alex Sandro; McKennie, Locatelli, Rabiot; Cuadrado, Vlahovic, Kostic. Dovrebbe essere questo l’11 proposto da Allegri per Sampdoria-Juventus, almeno a giudicare dalle previsioni degli addetti ai lavori.

Alla vigilia della partita Allegri è apparso non troppo tranquillo a prima vista. Ma chi lo conosce bene sa che se parla di «divertimento», in relazione alla sequenza di gare che da adesso in poi il calendario andrà a proporre, significa che il mister sente il momento. E lo si nota da due affermazioni. 

La prima, a mio avviso la più importante come interpretazione finale, è l’investitura di Kostic come giocatore che ha qualità alla Douglas Costa per come sa calciare la palla. E basterebbe ricordarsi quante volte il brasiliano ha tolto le castagne dal fuoco (anche a Sarri…) per capire che il serbo appartiene alla schiera dei giocatori tecnici che piacciono molto ad Allegri. Sampdoria-Juve sarà già un test importante per capire quanto il neo-acquisto potrà risultare decisivo nelle dinamiche della squadra. 

La seconda ha messo in mostra l’Allegri attore (che significa protagonista, non simulatore): quello che si rivolge direttamente alla platea dei giornalisti e va all’attacco, contestando il fuoco mediatico (e non solo) in relazione ai “troppi” infortunati in casa Juve. Sembra che crolli il castello di carte – è il ragionamento – se ne manca uno, dimostrando sicurezza su come si riuscirà a gestire l’assenza di Di Maria o quella dell’ultima settimana di Bonucci. Al di là della difesa d’ufficio – se non la fa l’allenatore, chi mai dovrebbe impegnarvisi a proporla? -, sottinteso c’è un forte principio di Max: non essersi mai lamentato di chi non c’è. E non solo per evitare di entrare nel vittimismo. A caratterizzare tutta l’esperienza di Allegri c’è una gestione delle risorse che rarissimamente propone l’utilizzo della stessa formazione. Che sia un modo per portare tutti in condizione o che così facendo si indebolisca la costruzione di un’identità, resta il fatto che così è. Già nel suo anno di debutto, si trovò a dover far esordire un ragazzino come Coman alla prima giornata per gli infortuni che c’erano nel reparto d’attacco. E alla seconda giornata, uno stop di Vidal lo portò a 3 cambi alla seconda giornata nell’11 di partenza. Un caso? Assolutamente no, è stata una regola. Non c’è mai stata una volta – né nel primo quinquennio né nella scorsa stagione – in cui si è verificata la riproposizione della stessa formazione di base tra la prima e la seconda partita stagionale della Juve. L’ultimo esempio è lo Juventus-Empoli del 2021-22, quando Rabiot, McKennie e Chiesa vengono utilizzati come titolari mentre a Udine non facevano parte delle scelte iniziali. Quel giorno il castello di carte crollò, ma per altre ragioni dall’assenza di Cuadrado, Ramsey o Bernardeschi che erano in campo 7 giorni prima. Stasera sarà una Juve inedita, ma proprio per questo ci si deve aspettare qualcosa di nuovo: non in termini di condotta di gara, ma di capacità di colpire trovando i punti deboli dell’avversario (come ha fatto l’Atalanta alla prima giornata a Marassi).   

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