L'ex dirigente di Tongya: «Lo seguiva il Toro, scelse la Juve» - ESCLUSIVA
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L’ex dirigente di Tongya: «Lo seguiva il Toro, lui scelse la Juve» – ESCLUSIVA

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Tongya Juve: Piercarlo Cena, dirigente del Brandizzo, ha raccontato in esclusiva i primi anni della giovane carriera del giocatore

Franco Tongya, lo spirito Juve, lo ha incarnato fin da bambino, compiendo tutta la trafila della ‘cantera’ bianconera fino a diventare uno dei simboli della Primavera di Lamberto Zauli. Casacca juventina cucita sulla pelle per il fantasista classe 2002, protagonista in questo momento con l’Italia al Mondiale Under 17. Prima di trasferirsi in quel di Vinovo, però, Tongya ha mosso i primi passi nel lontano 2009 nella società dilettantistica piemontese del Brandizzo. Una tappa importante per la sua giovane carriera, che gli ha permesso di spiccare il volo verso l’avventura alla Juventus. A descrivere – in esclusiva a Juventus News 24 – i segreti e le curiosità dei primi anni di Tongya è stato Piercarlo Cena, dirigente ai tempi del Brandizzo. Queste le sue dichiarazioni sul trequartista, simbolo in bianconero e con i colori azzurri.

Prima dell’approdo alla Juventus, Tongya ha mosso i primi calci nella società torinese del Brandizzo. Come e quando è nato l’avvicinamento di Franco verso i colori biancoverdi?

«Io lavoravo con il papà di Franco e parlando, siccome lui aveva solo quattro anni, nessuno lo voleva perché era troppo piccolo. Noi qua a Brandizzo, ai fuori età considerati troppo piccoli, facciamo fare dei giochini in modo che si divertano. Gli avevo detto: “Vieni qua a Brandizzo!”, ma all’epoca abitava un po’ lontano quindi aveva qualche dubbio. Una sera, però, è venuto a provare ed è rimasto soddisfatto e da lì ha iniziato la sua giovane carriera calcistica».

Com’era Franco da piccolo? Si intuivano già le sue qualità alla sua prima avventura sul rettangolo di gioco?

«Sì, già da piccolo si era capito che aveva qualcosa di diverso rispetto agli altri bambini. Piano piano, dunque, ha iniziato a giocare fuori categoria, ed è stato con noi un anno. I primi allenatori sono stati Gianfranco Dotto, Giancarlo Ferrero e Simone Pitton. Quando erano così piccoli un solo allenatore non bastava, servivano mille occhi per controllarli (ride n.d.r.). Nei tornei che si facevano, ad esempio il torneo Telethon con Juve e Torino, teneva testa alle squadre professioniste. Era fuori categoria già allora…».

Quando è arrivata la chiamata della Juve? C’è un aneddoto particolare legato alla sua decisione di trasferirsi in bianconero?

«Durante un torneo a Rebaudengo, abbiamo disputato una partita contro il Torino. Perdevamo 3-0 nel primo tempo: nel secondo è entrato Franco e abbiamo vinto 5-3. Da quel momento, il Toro gli ha posato gli occhi addosso e per sei mesi lui il giovedì andava a fare allenamento con la squadra granata. Poi, però, è arrivata la Juve e ha fatto questa scelta… Con il papà siamo molto amici, mi ha chiesto un consiglio all’epoca e io, essendo juventino, ho detto che la Juve stava costruendo un settore giovanile importante. Poi ha scelto proprio di andare in bianconero».

Una decisione importante per la sua carriera, che lo ha portato a scalare le gerarchie alla Juve fino ad arrivare a vestire la maglia della Primavera…

«Da quando aveva sette anni, è iniziata la sua trafila alla Juventus dopo l’anno e mezzo con noi al Brandizzo. Benedetti del Torino se la prese e non poco perché, dopo sei mesi che si allenava con il Toro, scelse di andare alla Juve. A questi livelli è il genitore che decide…».

È rimasto in contatto con Franco? Il suo nome è rimasto ancora legato in qualche modo alla società Brandizzo?

«Sì, ho sentito poco fa il papà anche. Franco è un ragazzo umile, lo dimostra un gesto che ha fatto nell’ultima rimpatriata a giugno qua a Brandizzo durante un torneo dei ragazzi della Pianese. Ho invitato sia lui che un altro brandizzese che gioca alla Juve, Alessandro Siano. C’erano Dotto, Ferrero e Pitton e poi altri ragazzini che giocavano insieme a lui. È venuto, ha premiato i ragazzini e si è messo a giocare insieme a Siano nel campetto sintetico con i bambini. Alla sera, poi, siamo andati a mangiare insieme e gli abbiamo lasciato un ricordo. L’obiettivo che ci siamo dati, però, è che la prossima rimpatriata avverrà per il suo debutto in Serie A. Ci teniamo particolarmente, è una bella soddisfazione per noi e per i due ragazzi».

Si ringrazia Piercarlo Cena per l’intervista concessa

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