Addio Paolo Rossi, Gentile: «Uno schock, ho pensato di sognare»
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Addio Paolo Rossi, Gentile: «Uno schock, ho pensato di sognare»

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Claudio Gentile è stato compagno di Paolo Rossi alla Juventus e in Nazionale: ecco il suo personale ricordo di Pablito

Claudio Gentile ricorda Paolo Rossi dalle pagine de La Gazzetta dello Sport. Le sue parole.

LA MALATTIA«Se ci ripenso sto male. Avevo visto Paolo un mese fa in tv e mi era
sembrato sciupato, non so, diverso. Allora ho telefonato ad Antonio (Cabrini, ndr) e lui mi ha detto: “Qualcosa, ma pare niente di grave”. Purtroppo non era così…».

LA NOTIZIA – «Nessuno. Io l’ho scoperto per caso stamattina (ieri, ndr) alle cinque, quando mi sono svegliato. Un caso, dormo sempre fino alle otto. Mi sono accorto d’aver lasciato la tv accesa e tra i sottotitoli che scorrevano c’era “è morto Paolo Rossi”. Ho pensato di sognare, mi sono lavato la faccia e poi la striscia ha continuato. Uno shock».

RAPPORTO – «Sempre. Abbiamo una chat dei campioni dell’82. Parliamo, ci facciamo gli auguri, scherziamo…».

COM’ERA«Divertente. Brillante. In ritiro aveva voglia di ridere. Stavamo tutti bene assieme. Maradona pochi giorni fa, ora Paolo, è difficile da accettare».

MONDIALE 78 «Era arrivato per fare panchina, da giovane emergente, e s’era conquistato un posto da titolare nell’Italia forse più bella. Aveva personalità. E un fiuto
del gol che ho visto raramente. Non aveva il fisico della punta classica, del 9, non potevi credere che facesse gol così importanti».

MONDIALE 82«Poi è stato l’eroe, quello dei sei gol, il Pallone d’oro. Dopo quattro partite a secco. Ma Bearzot lo aspettava. E lo aspettavamo anche noi. Era un bel gruppo e noi juventini, io, Paolo, Marco, Antonio, Gaetano, Dino, eravamo amici, legati come fratelli. Altrimenti non avremmo fatto certi risultati. Si parla di gruppo: noi eravamo
un gruppo. Anche con gli altri. Altrimenti reggere quasi due mesi sarebbe stato impossibile. Lui stava in camera con Cabrini, io con Tardelli che non mi faceva dormire finché non lo
cacciai».

LA SUA FASE DIFENSIVA«Quando attaccavano gli altri stava nel cerchio di centrocampo. Non poteva opporsi fisicamente, Graziani difendeva e pressava e lui era lì, pronto a ripartire, e a diventare immarcabile in area».

I 6 GOL AL MUNDIAL – «No, quelli no, però stava crescendo. Dopo la squalifica era
tornato con una voglia incredibile, aveva segnato a Udine, voleva andare al Mondiale, sapeva della fiducia di Bearzot. Paolo era giù, ma tutti soffrivamo l’acido lattico della preparazione. Poi dall’Argentina in avanti siamo esplosi e sentivamo che saremmo arrivati fino in fondo. Lui ci ha messo quei gol».

CROSS PER L’1-0 ALLA GERMANIA«Sì! Il cross dell’1-0 alla Germania l’ho fatto io. Marco era stato bravo a battere veloce una punizione. Pensi che l’avevo anticipato a Paolo. Nel primo tempo ero stato più timido, marcavo Littbarski che era temibile. Gli ho preso le misure e nell’intervallo ho detto a Paolo: “Preparati, se vengo giù non ti faccio un cross alto, con Stielike e quei bestioni là non la prendi, ti do una palla bassa nel mucchio, di quelle che s’infilano tra le gambe…».

TUTTI PAOLO ROSSI «Ricordo Pertini che venne ad abbracciarci, poi a cena con
noi, con una confidenza e amicizia che sembrava il capo delegazione. Ai giornalisti che gli chiedevano dell’Italia rispose: “Oggi godiamoci questa vittoria, per favore”. Parlò un po’
con Paolo, ma ero lontano e non ho sentito cosa dicesse».

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