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Al posto di Allegri: l’editoriale di commento dopo la sconfitta per 4-0 della Juve contro l’Atletico Madrid

Negare che ci si trovi in una situazione di shock senza paragoni nel recente passato della Juve sarebbe velleitario. É vero, il calcio d’estate è più che mai provvisorio e bugiardo, ma il 4-0 con l’Atletico Madrid ha generato almeno 4 segnali così forti che minimizzarli sarebbe operazione sbagliata:

  1. Approfondisce una sensazione d’inferiorità già maturata con il Real Madrid e l’occhio all’Europa è impossibile non prestarlo, visto che c’è anche l’obiettivo minimo del superamento del girone di Champions League da conseguire.
  2. Arriva in una squadra sfarinata dallo stop di Pogba e che sembra non avere nella testa e nel corpo quella determinazione necessaria per supplire al vuoto creatosi in mezzo al campo.
  3. Matura a una settimana dall’esordio col Sassuolo, fonte di brutti ricordi, ancora troppo freschi per non temere un’altra beffa.
  4. In ultimo, mostra un Morata così cattivo sotto porta da far pensare che non solo ne avremmo bisogno per le tante cose che sa fare, ma che persino come prima punta potrebbe garantire un po’ di respiro a un Vlahovic in apnea, ancora lontano dalla migliore condizione.

L’elenco potrebbe anche allungarsi, per motivi connessi alla partita e per le notizie successive come l’infortunio a Szczesny, unica nota lieta di una domenica problematica (anche se il Perin di questo precampionato è una garanzia, purché venga protetto al minimo sindacale). E più si stabiliscono punti, più monta la marea sulle mancanze del mercato, l’organico insufficiente, il tempo che manca (quanto meno è impensabile che tutto si metta a posto giusto per Ferragosto) e via discorrendo. Tutto comprensibile, ovvio, dopo un 4-0 e magari pure Dybala che luccica all’Olimpico. Ma proprio perché è di tendenza l’#AllegriOut (peraltro lo era persino quando vinceva), è il caso di proporre un esercizio per riflettere, una linea di pensiero. Invece di chiedere che Allegri faccia posto (pretesa irrealistica di chi pensa che con qualsiasi altro mister questa Juve sarebbe ben altra squadra), mettetevi al posto di Allegri (perché questa è la Juve che c’è, non quella che ognuno coltiva come soluzione ideale).

Io ci ho provato. Con una fatica sovrumana perché se fossi Allegri mi renderei conto che questa è una situazione nuova e sarei alquanto spaventato dalla necessità di una correzione così profonda in tempi così ristretti (o vogliamo già trovarci a inseguire da subito?). Giusto per dire, proverei a fare 3 cose.

  • Non farei analisi sulla determinazione diversa da mettere in campo. É talmente macroscopico che domenica non ci sono state le condizioni minime che non è pensabile che al cospetto dei 3 punti da guadagnare si vada a ripetere una situazione del genere. Questo non è un gruppo feroce e neanche organizzato nella pressione (il primo gol lo abbiamo preso appena Zakaria ha tentato un assalto). Piuttosto, chiederei che ognuno provi a saltare l’uomo con più coraggio. Esibite la tecnica che avete, direi, visto che la squadra gioca prevalentemente sui piedi. Non ci credo che uno contro uno col Sassuolo siamo inferiori.
  • Cambierei modulo. Andrei subito col 3-5-1-1 dove l’1 dietro la punta è Di Maria, libero di fare l’artista che è e di capire la zona dove colpire. Invece di continuare a lavorare su una Juve probabile che però non c’è (Chiesa, Kostic, Pogba, Paredes e via discorrendo), andrei intanto ad affollare il centrocampo per impedire il copione della scorso anno con il Sassuolo, non lasciandogli il possesso. Poi per la settimana dopo ci ripensiamo. Intanto, Gatti, Bonucci e Bremer mi darebbero più rassicurazioni.
  • Infine farei un appello al pubblico. Perché la Juve è da 2 anni e mezzo che gioca da sola e invece ne ha un bisogno vitale. Nel bene o nel male, ma non si può essere squadra se non c’è un contesto di sentimenti che sia nutriente. Ed appoggerei questa idea, nella conferenza della vigilia, con parole nette e personalizzando la sfida, perché è arrivato il momento che questa sia davvero la Juve di Allegri, volenti o nolenti: “Vi chiedo di venirmi a fischiare, se sarà il caso, al novantesimo. Prendetevela con me, sarà un atto comprensibile se  perderemo. Ma per 90 minuti aiutateci con tutta la voce che avete a prendere 3 punti. Non importa come, ma li dobbiamo prendere tutti insieme. Perché lunedì sera dobbiamo essere in testa”. E, ovviamente, lo farei con il sorriso, perché comunque sarei Max e devo fare Max. Fino alla Fine. 

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