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2017

Carpe diem, Juventus!

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Una vittoria in Champions League regala emozioni indimenticabili, come ogni successo bianconero. Un gol è un “attimo” da fermare

Fermati, attimo, sei così bello!” pronuncia Faust in punto di morte, nell’omonima tragedia di Goethe. Questo dà modo al suo mentore Mefistofele, alias il Diavolo, di impadronirsi della sua anima, oggetto di un patto di sangue, e di condannarlo alle pene infernali. Faust vive un’intera vita ricercando quell’attimo, quel momento in cui il godimento e la soddisfazione sono alle stelle e che riassume proprio il senso di una vita intera. Val dunque la pena tribolare, fare sacrifici, lavorare sodo, se poi riusciamo a vivere quell’attimo così bello che azzera tutto. Un attimo che vorremmo fermare per sempre, tanto è assoluto e totalizzante. E che ci mette in pace col mondo intero.

Ecco, uscendo dalla logica ottocentesca e romantica di Goethe e cavalcando il nostro tempo, che forse ci ha reso meno esigenti in termini di felicità assoluta, quante volte ci sarà capitato di vivere l’attimo. Di volerne un fermoimmagine, per timore di perderlo e soprattutto di perdere le emozioni che ha prodotto.

Se cerchiamo nella memoria, quanti attimi di pura felicità ritroviamo: i primi baci, la nascita di un figlio, un successo scolastico, un tramonto mozzafiato… e più non mi dilungo, perché ognuno ha i propri. Quegli attimi assoluti sono nella nostra storia. Sono la nostra storia.

E poi ci sono gli attimi collettivi, quelli belli perché condivisi, quelli che fanno sognare in massa. Come i gol della Juventus. Che danno il brivido. Che fanno trattenere il fiato. Che fanno esplodere la gioia attraverso gli occhi e il cuore.

I gol sono tutti importanti, d’accordo, ma concorderete che ci sono gol e gol. Ci sono quelli che passano: fanno punteggio, certo, ma filano via veloci, come uccelli che migrano. E poi ci sono quelli che restano nella storia, che quando li vivi ti vien proprio da dire: “Fermati attimo, che sei così bello!”.

L’emozione ti scava nella pelle, l’assoluto è lì a portata di mano. Chi non ha sentito questo nella partita di Champions col Porto? C’è stato il primo gol e già si è toccato il cielo con un dito, ma al secondo: l’anima di ogni juventino si è librata in volo, verso le alte sfere celesti.

“Non si ricordano i giorni, si ricordano gli attimi” (Cesare Pavese)

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