Coresi racconta Cherubini: «Così ha preso Vlahovic» - ESCLUSIVA
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Coresi racconta Cherubini: «Così ha preso Vlahovic» – ESCLUSIVA

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Matteo Coresi, ex compagno di squadra di Cherubini al Foligno Calcio, racconta in esclusiva l’escalation del Football Director della Juve

Il mercato di gennaio della Juve ha consacrato definitivamente Cherubini. I colpi Vlahovic, Zakaria e Gatti hanno fatto impazzire i tifosi per la loro importanza e per come sono stati portati a Torino. Matteo Coresi, ex compagno di squadra di Cherubini al Foligno Calcio in esclusiva a Juventusnews24 ha raccontato alcuni particolari e retroscena sul Football Director protagonista del mercato di gennaio bianconero,

Lei ha conosciuto e vissuto Cherubini da compagno di squadra: che tipo era da giocatore?

«Federico era uno che trascinava tanto il gruppo perché era uno di grande temperamento e carattere. Era uno che in mezzo al campo ce ne voleva per farlo mollare… Da questo punto di vista è stato un grande esempio per tanti ragazzi».

Da calciatore a dirigente del Foligno Calcio: che uomo era dietro la scrivania?

«Federico già lo conoscevamo prima che diventasse dirigente. Quando prendeva la parola lui nello spogliatoio per parlare coi dirigenti del Foligno o per assumersi le responsabilità verso l’allenatore, si vedeva che aveva qualcosa di diverso nella dialettica e nel modo di dire le cose, Anche questo, secondo me, ha fatto sì che lui arrivasse alla Juve e a questi livelli».

A proposito di questo, è rimasto sorpreso dall’escalation che ha avuto alla Juventus?

«La convinzione di tutti all’epoca era che per lui la Lega Pro – per quello che stava facendo e per come si stava muovendo in quegli anni al Foligno Calcio – non era abbastanza. Nessuno è rimasto sorpreso dalla chiamata della Juve. Già in quegli anni, poi, aveva contatti con Marotta e Paratici per via dei ragazzi che portava a Foligno. Questo fa capire quanta considerazione aveva da parte di due dei dirigenti leader nel panorama italiano che ci sono in questo momento. Credo si sia guadagnato tutto con le sue capacità che sono immense. Nell’ambiente Juve si sono resi conto ad aver fatto un’affare ad aver preso un dirigente così e credo sia motivo di orgoglio aver scelto una persona da una realtà piccola come il Foligno fino a portarlo al comando della situazione in bianconero».

A Foligno Cherubini è ricordato per i grandi colpi presi a poco prezzo che riuscì a portare a casa per disputare grande campionati. Quale è la sua qualità principale in chiave mercato?

«Io credo che, per lui, portare giocatori come Cacciatore, Parolo e Volta al Foligno Calcio non sia stato difficile perché all’epoca non erano nessuno. Questo deve risaltare non come sia riuscito a portarli, ma il fatto che li abbia voluti a tutti i costi quando non erano nessuno. Cacciatore veniva dalla Torres, Parolo dalla Pistoiese…sono giocatori che ha scoperto lui, come altri che poi hanno calcato campi di Serie B e Serie A che sono passati per Foligno e Cherubini. Lui e l’ambiente biancoazzurro (i colori della maglia del Foligno ndr) li hanno aiutati ad emergere e crescere».

Dopo un mercato estivo sottotraccia, a gennaio Cherubini si è scatenato pur lavorando sempre nell’ombra…

«Si rifà molto alla stile che c’era una volta in ambito dirigenziale alla Juve, nel senso che non c’era mai il nome giusto per i giornalisti e all’improvviso la Juve prendeva un giocatore senza che nessuno sapesse, un po’ come successo con Trezeguet. Colpi come Vlahovic e Zakaria fanno capire che Cherubini lavora alla grande lontano dalle telecamere. Io penso che forse sta diventando il numero uno proprio dietro le telecamere».

Il colpo Gatti dimostra poi l’attenzione che Cherubini ha per le serie minori: da dove deriva questo particolare interesse?

«Lui ha guardato sempre nelle categorie inferiori per cercare i giovani perché sa benissimo che ci sono giocatori in quei campionati che possono giocare in Serie A. Poi dopo bisogna avere la forza e il coraggio di far valere le scelte. Quello che posso dire è che le persone intorno a lui hanno sempre cavalcato le sue scelte con grandissima stima e fiducia. Questa escalation è dovuta anche al progetto Juventus Under 23, ad altri progetti e giocatori che hanno portato la Juve a dire ‘abbiamo la fortuna di avere lui al posto di Paratici, diamogli tutto in mano perché forse è anche più capace’».

Zaniolo Juve può essere un altro colpo alla Cherubini?

«Non so quali colpi potrebbe fare. Secondo me lui è bravo a lasciare sempre stupiti perché fa le cose senza rumore e senza apparire fino al botto finale, come è successo a gennaio. Ha buoni modi di fare mercato, ha grande grinta e grandi collaboratori vicino che non riescono a far trasparire niente. Più di così…»

Tanti gli riconoscono anche altre due doti: l’umiltà pur essendo diventato Football Director della Juve e il legame con la città. Com’è ora Cherubini lontano dal calcio?

«Lui quando può viene sempre a cena nella mia attività di ristorazione, con massima umiltà, saluta tutti. E’ rimasto sé stesso perché sa che non aveva bisogno di darsi arie o cambiare carattere, lui è molto sicuro del suo lavoro e delle sue capacità. Tanti glielo riconoscono a Foligno quando viene. In estate in città passa tanta gente, ma quando viene lui si presta a parlare con loro e vive bene questa cosa» .

C’è un aneddoto particolare che la lega a Cherubini?

«Io ero il capitano della squadra, ero squalificato e perdemmo 4-0 a Lumezzane. Non andai nemmeno a vedere la partita. Lui mi chiamò dicendo che rientravano tutti e nessuno andava a casa e che il giorno dopo ci sarebbe stato allenamento. Siccome avevamo organizzato con i compagni di squadra una festa indipendentemente da come sarebbe andata la partita, il fatto di tornare non fu presa malissimo. Naturalmente fummo scoperti e io venni appeso al muro…E poi c’è un’altra cosa che mi ha sempre colpito. Io ho fatto sempre ottimi campionati con Federico, ma nonostante questo non sono mai stato un privilegiato per lui. Questo fa capire quanto è cinico nel suo lavoro. In tanti anni che sono stato con lui ho preso più insulti che elogi. E’ bravo anche a capire a chi dare bastone e a chi carota. Ho vissuto sulla mia pelle come si comporta coi giocatori, al di là dell’amicizia. Tornando all’aneddoto, lui il lunedì iniziò a parlare dentro lo spogliatoio a tutti e a fine allenamento mi disse di andare in sede…mi fece nero».

Si ringrazia Matteo Coresi (nella foto qui sotto il secondo accovvacciato da destra, vicino al capitano Cherubini in una finale di Coppa Eccellenza vinta dal Foligno nel 2003), per la cortesia e la disponibilità mostrate in occasione di questa intervista

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