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Così gioca la Juve: analisi tattica dell’undici di Allegri

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Un allenatore che ha permesso alla Juve di raggiungere grandi traguardi ma che oggi vive un momento di appannamento e non sempre è amato dai tifosi bianconeri. Così si può, in maniera estremamente sintetica, riassumere la storia di Massimiliano Allegri alla guida della Juventus attraverso due cicli, il primo vincente dal 2014 al 2019 e poi quello più criticato dal 2021 ad oggi. Alla guida della truppa bianconera ha vinto cinque Scudetti, due Supercoppe Italiane e quattro Coppe Italia ma nell’ultimo periodo non sta riuscendo a trovare lo smalto dei primi tempi. Specialmente quest’anno dove il rendimento e la qualità ed efficacia del gioco sono stati spesso criticati per l’assenza di spettacolarità. Molti tifosi e opinionisti hanno evidenziato una scarsa efficacia della manovra rispetto a quanto si vede nei top club europei che dominano in Italia all’estero. In primis viene fatto confronto con Manchester City e Inter che lo scorso anno sono stati protagonisti delle quote sulla finale di Champions League dopo uno straordinario torneo, ma si fa riferimento anche a squadre come Bayern Monaco, Real Madrid, PSG e Borussia Dortmund, le 4 semifinaliste di quest’anno. Un gioco, quello di Allegri, basato sulla pragmaticità che mette da parte la spettacolarità e cerca il mero risultato senza fronzoli. Vediamo allora quali sono le basi tattiche del gioco di Max Allegri.

Le tattiche della Juventus di Max Allegri

Partiamo innanzitutto con un po’ di numeri alla base degli schemi di gioco utilizzati dall’allenatore toscano. Allegri quest’anno ha deciso di collocare la sua squadra a partire da un 3-5-2 con un centrocampo quindi più folto in grado di offrire più soluzioni per la ripartenza dal basso. In generale la squadra, a pieno organico, partiva con Gleison Bremer, Danilo e Federico Gatti a presidiare la difesa, arrivando poi ad affidarsi a centrocampo ad Andrea Cambiaso a destra, centrali Manuel Locatelli, Adrien Rabiot e Weston McKennie e a sinistra Filip Kostic. In attacco, se stanno bene, le preferenze di partenza sono quelle di Dusan Vlahovic e Federico Chiesa. In questo modo il gioco parte dalla difesa sviluppandosi sulle corsie laterali con gli attaccanti che portano invece il primo pressing agli avversari in fase di non possesso e la profondità in fase di attacco. Le due fasi di gioco allora prevedono uno spostamento a cinque in difesa in fase di attesa dell’avversario con i centrocampisti che escono subito a pressare il portatore di palla per recuperare la sfera il prima possibile e ripartire in attacco. E quindi qui c’è l’altra fase, quella offensiva. Una volta recuperata palla la squadra lascia due difensori a guardia della propria metà campo predisponendo coperture preventive mentre la squadra si dispone in attacco occupando le fasce. A Kostic e Cambiaso si aggiungono Danilo o Gatti che offrono una giocata in più sulla fascia con Kostic e Cambiaso che si portano a ridosso dell’area per costituire una linea offensiva a quattro. Chiesa quindi spesso si abbassa per cercare palla e partire in velocità e soprattutto ricercando la triangolazione con Vlahović, mentre a turno Locatelli e Rabiot spesso salgono in inserimento offensivo per offrire un’opzione in più in area. Un gioco che non è certo spettacolare ma che ha garantito una lunghissima serie positiva da agosto a gennaio con la sola, inaspettata, sconfitta per 4-2 contro il Sassuolo nella quinta giornata di campionato. Poi il calo.

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